Spesso ci accade, vivendo: il peggio non è mai quello che pensiamo, e così il meglio.
Il periodo delle restrizioni di legge alla libertà di movimento pareva essere davvero brutto, specialmente nel primo mese. Non è facile digerire l’idea di non poter uscire senza vincoli, e restare a casa tutto il giorno è terreno fertile per ansia e depressione, che spesso ci accompagnano già nella nostra vita di sempre.
Alla fine, chi è riuscito a non ammalarsi (la stragrande maggioranza, per fortuna) si è abituato al nuovo regime casalingo e di uscite centellinate e faticose.
E alcuni, terminato il periodo di cosiddetto lockdown, hanno scoperto che il peggio li stava pazientemente aspettando dietro l’angolo.
Non lo dico solo perché so cosa vuol dire; quando scrivo, il fatto che ciò di cui scrivo riguardi anche me o no è spesso irrilevante.
Altrimenti, tanto per dire, non dovrei avere a cuore la causa degli essere umani non bianchi.
Alla fine, marzo è stato un mese cupo, aprile meno, anche se l’ansia non ci ha mai lasciato, è stata solo l’abitudine a portarci un po’ di sollievo. Maggio ci ha visto ripartire e, come detto, il peggio era lì da un po’.
Adesso per molti comincia il vero periodo nero. A differenza di quello causato dal Coronavirus, questo non ha una durata stimabile, purtroppo. E non basta tenersi alla larga da qualcosa per salvarsi.
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it) Per tornare alla home page clicca qui. Se questo blog ti interessa e vuoi essere aggiornato sui suoi contenuti iscriviti al mio feed oppure seguimi via mail. Se vuoi segnalare questo articolo clicca sul titolo del post e vai a fondo post.
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