L’avrò detto centinaia di volte dai ‘70 a oggi, a centinaia di persone, per lo più amici o conoscenti o semplici tifosi; detto e scritto. Mi sarei pure un pochino stufato.
Se non vi è giustizia, se il regolamento vale solo per qualcuno, se si possono truccare i bilanci e farla franca, se ci si possono attribuire anche gli scudetti rubati, se la legge è uguale per tutti ma per qualcuno è più uguale che per altri, se ad alcuni il regolamento si applica alla lettera e ad altri usando il “buon senso”, se si è di continuo vittima non di errori (comprensibilissimi) ma di vere e proprie porcate inspiegabili (quindi in malafede), non ha senso parlare di come si è giocato, degli infortuni, della sfortuna, dei limiti tecnici e tattici della rosa, degli investimenti, delle scelte di mercato, dell’allenatore e delle sue strategie. Non ha senso non perché siano irrilevanti, ma perché senza la premssa il resto non conta nulla.
Ve lo volete ficc -are in testa?
Non solo sono due temi del tutto separati (e quindi chi per esempio dice: ok l’arbitro ci ha danneggiato in maniera inspiegabile però noi abbiamo giocato male, oppure ok non era rosso però siamo stati ingenui etc. sbaglia grossolanamente) ma sono pure uno propedeutico all’altro: se non vi è correttezza di fondo nella direzione di una gara, se il gioco non è pulito, tutto il resto perde senso.
Se il gioco non è pulito, non è un gioco. E’ uno sporco affare.
Se a un tavolo da poker uno o due giocatori barano, non conta quanto io sia lucido, abile, fortunato; non ha senso rammaricarmi per gli errori che ho fatto, non ha proprio senso. Prima viene la correttezza: le regole devono essere chiare e valide per tutti. Poi il resto. Senza il primo punto, parlare del secondo è da stupidi.
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
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