A volte ho l’impressione che gli altri ce l’abbiano su con me. Magari del tutto improvvisamente e, a mio modo di vedere, senza uno straccio di motivo. Ma naturalmente potrei sbagliarmi. Ad innescare questa mia sensazione può essere una risposta non data o data veloce, una carenza di attenzione, una mancanza di tatto.
Al riguardo individuerei tre possibili spiegazioni:
1) ce l’hanno su con me, senza ragione, perché sono umorali o interpretano le cose a cacchio;
2) non ce l’hanno su con me, semplicemente vanno di fretta, pensano ad altro, io per loro conto poco di più dell’ombrello durante un periodo anticiclonico, e quindi la loro fretta e noncuranza viene da me interpretata per astio, e invece è solo che non frega loro granché di me, insomma, non è rabbia ma solo sana indifferenza (ehi, che fortuna!);
3) nulla di tutto questo è vero e io ho un piccolo ma robusto complesso di persecuzione.
Fondamentalmente (che avverbione, eh: non vuol dire nulla ma iniziarci un periodo fa scena) il problema degli altri è che sono altro da noi. Se fossero noi, avremmo pochi problemi (no, non nessuno, perché ne abbiamo pure con noi stessi, pensateci). Il fatto che siano altro da noi complica le cose in maniera esponenziale. Ma questo è irrisolvibile, gli altri sono gli altri e noi siamo noi, anche se un trio sanremese provò a farci credere che non è così.
(Ogni tanto metto uno spazio per facilitare la lettura e anche perché ancora non costa nulla)
Penso che un elemento che intorbida le acque nel mio stagno sia che io do ai rapporti personali un’importanza maggiore di quello che la media delle persone è abituata a dare. E questo accade un po’ per dna/indole un po’ per educazione/abitudine. La vita è una, è breve e finisce senza preavviso, a volte anche presto o sul più bello (tipo quando stai per condurre in porto da vittorioso una finale di coppa). Nessuno ha mai letto il libretto di istruzioni e nessuno ha mai visto il libretto di garanzia: sa tanto di prodotto di dubbia provenienza, tendenzialmente taroccato, una di quelle cose che faresti meglio a non acquistare, specie online: il punto è che non la acquisti, te la ritrovi di botto e due secondi dopo un’ostetrica cattiva ti sculaccia e ti pulisce da strati di roba tipo muco con un asciugamano.
Essendo quindi la vita un articolo di natura incerta, dall’uso dubbio e potenzialmente una gran fregatura, tendo a non avere molti rapporti ma a non gestire quelli che ho come se fossero i calzini poco prima di finire in lavatrice (addio). E quindi mi scontro con persone che invece, a volte, ti trattano come se fossi un oggetto o anche meno. Io considero sempre una persona, anche la peggiore, più importante di qualsiasi oggetto (potrei fare un’eccezione per l’adrenalina se fossi nel pieno di uno shock anafilattico) e questa, a ben vedere, è la mia rovina, perché dà la stura a una serie di inevitabili, continue piccole e grandi delusioni.
Dovremmo allora fare a meno di questi “altri”? Forse sì, ma è impossibile, ecco quindi che occore sceglierli meglio, forse. Ma anche questa è una vana pretesa: faremo sempre errori, gli altri sono mutevoli, imprevedibili, traditori, come spesso, occorre ammetterlo, siamo noi: d’altra parte, io sono io ma per te sono un altro, la fregatura sta proprio qui.
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
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