Da grande vorrei fare l’inventore.
Del resto al punto in cui sono per continuare a mangiare devo pur… inventarmi qualcosa.
Ho sempre ammirato chi ha migliorato la vita degli esseri umani con il frutto purissimo del proprio ingegno cristallino: pensate solo a quali grandi invenzioni siano state il telecomando senza fili per la tv (Robert Adler) e la minigonna (Mary Quant)!
Oggi in particolare mi concentrerei per trovare la soluzione a due problemi che mi angustiano la vita e mi costringono poi a farmi di Cynar, il noto amaro che opera contro il logorio della vita moderna, come era uso dire il grande Calindri.
La prima invenzione ha a che fare con la cartoleria. Parlo delle graffettatrici o pinzatrici. E’ una scocciatura insopportabile quella di provare a graffettare e sparare a vuoto perché sono finiti i punti, da una recente statistica è emerso che si tratta di un evento in grado di aumentare lo stress degli impiegati ed è il responsabile di almeno il 7% di tutti i delitti avvenuti in ambito lavorativo nel secolo scorso. Inventerei dunque la graffettatrice che con un led luminoso a energia atomica avvisa l’utilizzatore quando siamo a 5-6 punti di metallo dalla fine, di modo che possa provvedere a ricaricare lo strumento senza soffire le atroci conseguenze del penoso shock appena descritto. Non mi piace volare ma per ritirare il Nobel farei un’eccezione.
La seconda è un chip che impiantato obbligatoriamente sottopelle a ciascun adulto over 20 renderebbe inevitabilmente visibili sulla fronte di ciascuno, a vantaggio degli altri, alcuni dati essenziali sulla persona: stato civile (sposato, divorziato, single, mortodifiga), partito per cui si è votato alle ultime elezioni, elenco dei primi dieci oggetti che nella vita ci si è sparati su per il sedere. Questo faciliterebbe le relazioni sociali e fornirebbe una fonte di intrattenimento gratuita durate le lunghe attese alle Poste o alla Asl.
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