Se io mi sposo e poi divorzio (specie con figli), o peggio (battaglie legali, convivenze infernali, guerre fra parenti) il matrimonio è andato male o malissimo. Inutile girarci intorno. Anche se la separazione è consensuale e non vi sono figli. E’ come quando gioco una partita di calcio ed esprimo un pessimo gioco e magari perdo pure: non posso festeggiare. Magari non finirà la vita ma di certo non è un successo o uno step messo in conto. Chi parla di tappa del percorso di vita, di porta che si chiude e un’altra si apre etc. non fa che spalmare di fuffa la fetta biscottata del fallimento.
Non mi dilungherò sulle colpe, sette-otto volte su dieci sono di entrambi, due-tre volte su dieci sono di uno solo oppure di entrambi ma con netta sproporzione a carico di uno. C’è quasi sempre uno che divide, demolisce, rovina e uno che magari non è un santo e non reagisce nel modo giusto ma sostanzialmente subisce. E poi vi sono anche casi, rari ma presenti, in cui uno è perfino innocente. La favola secondo cui è sempre colpa di entrambi in egual misura è appunto una favola.
Chi ha cambiato idea su quel contratto che definiamo matrimonio (per via anche di cause esterne o solo per via di propri mutamenti interni) dovrebbe essere così cortese da assumersi la responsabilità del fallimento e, anziché tramare nell’ombra o seminare odio, oppure rovinare l’atmosfera familiare giorno dopo giorno con abili giochetti al fine di enfatizzare poi le reazioni e i difetti della controparte e lucrarci su, dovrebbe mettere subito le carte sul tavolo. In particolare, far finta per anni che vada tutto bene non è saggio. E di certo non è comprensibile o giustificabile allacciare rapporti con altri senza aver chiarito per bene le cose con la moglie o col marito, legalmente o anche no. In altre parole, tradire il patto di fiducia pensando di essere legittimati a farlo perché la controparte ha (o le si attribuiscono) alcune colpe è ingiustificabile ed è colpa grave, perché consiste nel tradire un patto, nell’infrangere la fiducia di una persona che, innocente o colpevole di mancanze, è comunque quella che ti sei sposata e che ancora è a te unita. Per dirla in modo più secco, se, facendo uno dei tanti esempi, la moglie non si occupa a dovere del figlio la risposta è parlarle, spronarla, aiutarla, capire cosa non va, dare ultimatum, minacciare il divorzio, chiedere un aiuto esterno, ma non è certo quella di cominciare a farsela con la commessa del negozio di fronte, senza aver messo prima le cose in chiaro con la moglie “colpevole”: alcuni vedono un nesso -magari giustificativo- fra le due cose (moglie che ha mancanze, marito che si intorta la commessa, o viceversa), ma un nesso non esiste per niente, è solo fantasia (malata).
Vi sono mille modi per spassarsela con altri se non si ritiene più divertente farlo con il legittimo consorte o se si ha qualche ragione fondata per non aver più voglia di farlo: chiedere il divorzio, oppure farlo presente e trovare un compromesso, tipo matrimonio bianco o simili, dipende dalla situazione, da quanto è compromessa, da cosa in particolare non gira in quella specifica unione. Ma tradire pensando di essere autorizzati a farlo è davvero una cosa curiosa.
A volte si pensa che le colpe dell’altro siano così evidenti da rendere pacifica la nostra pretesa di mandare unilateralmente tutto all’aria, serenità dei figli compresa, e di cominciare a divertirci con altre persone. E, a volte, le colpe dell’altro sono in effetti chiare e magari gravi: ma mai giustificano la leggerezza di certe decisioni spacca famiglia, e di certo non giustificano, come detto, mai, la nascita di nuovi rapporti con ancora quello attuale in essere. Davvero non vedo come una o più colpe gravi di una moglie, per esempio, potrebbero giustificare una relazione extraconiugale del marito; semmai potrebbero giustificare, come detto nell’esempio sopra riportato, la decisione di discuterne, di fare un ultimatum, di proporre una pausa di riflessione, di trasferirsi per un periodo altrove, ma di certo non quella di avere un’amante, sempre che, come detto, il marito dell’esempio, sopportato a lungo alcune situazioni inaccettabili, non abbia preventivamente messo le cose in chiaro con la moglie addivenenedo a un accordo di massima su certi temi. Alla fine è un discorso di correttezza: se fai le cose per bene, puoi anche ritagliarti nuovi spazi di vita pur senza spaccare tutto, ma fare le cose per bene vuol dire esplicitarle, concordarle, annunciarle, non tramere per mesi o anni nell’ombra. Anche perché, pur in presenza di, supponiamo, colpe gravi di uno dei due, chi ci assicura che a causare in via esclusiva o non esclusiva la condotta non buona del colpevole non abbia contribuito qualche mancanza della presunta vittima? Traducendo: magari la moglie ha cominciato a perder colpi col figlio perché il marito non voleva più da anni far sesso, facendo sempre un esempio. Non sempre la realtà è bianca o nera; il grigio predomina nei rapporti umani.
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
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