Il tramonto è sempre uno spettacolo meraviglioso, con le sue mille sfumature di rosso, giallo e arancio, in un blu che da bianco accecante si fa pian piano nero e saluta il giorno punteggiandosi di stelle brillanti come diamanti appuntati su un drappo di raso nero.
Il sole muore ma in un trionfo per nulla sobrio; è una morte maestosa che ne lascia presagire l’immediata resurrezione.
L’ora del tramonto è meravigliosa come lo era a Babilonia nel VI secolo a.C. o sulle rive del Nilo nell’antico Egitto. E come lo sarà fra qualche secolo sulla costa atlantica dell’America, o nel cuore dell’Europa, fra le desolate rovine di una civiltà che fu, la nostra.
Il sole non si cura del tempo terrestre, non si cura di nulla. Non si cura di quel che non ha alcuna importanza.
Il sole tramonta però su un mondo che oggi è molto diverso. Brulica di miliardi di forme di vita “evolute” indifferenti e perdute, moleste e nocive. Esserini angosciati che sbattono fra di loro e penosamente girano a vuoto come palline in un flipper che non marca punti. Meschini destini individuali di nessuna importanza, granelli di polvere persi in uno spazio senza fine, freddo e buio.
E’ tramontata ogni possibile forma di senso compiuto sulle nostre vite insulse ed evanescenti: diamo importanza a un eterno irrilevante, ci sentiamo padroni dell’universo ma non abbiamo nepure il dominio di noi stessi. Sta tramontando il sole sulle nostre coscienze.
Quello che ci circonda e ci ospita, e quello che abbiamo dentro di noi, e’ un mondo morente come il sole, che però non muore, si nasconde solamente sotto l’orizzonte e sempre rinasce e sempre rinascerà, anche dopo di noi.
Ai tramonti che non vedrò.
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