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lunedì 9 gennaio 2023

Finzione e solitudine

La vita non ha un suo senso, questo direi che è assodato, per me. Se qualcuno di voi non è ancora d’accordo con me, non importa: so aspettare.
Il senso occorre darglielo.
La religione è un modo, uno dei tanti, che come sapete non approvo.
Poi, ce ne sono altri.
Darglielo ti aiuta a vivere, e vivere con un senso è meglio che vivere insensatamente, questo è lapalissiano.
Ma devi crederci, appunto.
La vita, alla fine, è una finzione: il senso è una finzione che costruiamo per noi stessi. 

Quasi mai diciamo alle persone che conosciamo cosa ci passa per la testa e il cuore.
Fingiamo? Sì. Ma volte fingere non è disdicevole; lo sarebbe dir tutto.
Se io dicessi a tutti quel che penso di loro la vita sarebbe impossibile, o per lo meno le relazioni sociali. Lo stesso se dessi sempre seguito a quel che sento per una persona, in negativo o in positivo.
Occorre frenarsi, sopire, dissimulare.
Ci sono le convenzioni, le piccole ipocrisie, la paura di avere una delusione, la paura di dare un dispiacere, il timore di far danni, i legami già esistenti...
E così ci muoviamo su questo palcoscenico recitando una parte.
Non sto parlando di chi imbroglia o mente, non equivocate: sto dicendo cose molto diverse.
Spesso la persona che non rendiamo partecipe di tutto quello che sentiamo avverte che c’è molto altro, oltre al detto e al fatto; ma è tutto. A volte non ha interesse a conoscere la verità, perché non prova interesse per noi; a volte ha anch’ella paura delle conseguenze e preferisce dissimulare al pari nostro. Qualche volta, infine, scappa.

E’ anche qui che si annida la radice della irrimediabile solitudine in cui è racchiuso ciascuno di noi. Adesso qualcuno fra di voi protesterà, sostenendo di non essere e di non sentirsi affatto solo e di avere parenti e amici stupendi. Vi capisco. Non voglio togliervi un sollievo, ma siamo tutti soli, nasciamo soli e moriamo soli. Alla fine, siamo soli, quando il momento è critico. Ciascuno pensa per sé. 
Anche questo continuo trattenersi, se da un lato è salvifico perché rende possibile avere rapporti sociali all’apparenza gestibili, dall’altro ci amareggia, ci azzoppa, ci angustia.

Il percorso è accidentato e incerto, la meta ignota. Ma sappiamo di essere appesi a un filo e che sotto di noi c’è l’abisso eterno. E non possiamo nemmeno contare su un cuore che non sia il nostro, su un solo cuore che non sia il nostro! 

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it) Per tornare alla home page clicca qui. Se questo blog ti interessa e vuoi essere aggiornato sui suoi contenuti iscriviti al mio feed oppure seguimi via mail. Se vuoi segnalare questo articolo clicca sul titolo del post e vai a fondo post.


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