Nello spiegare il s3sso ai figli (ehi, prima o poi è meglio dirle due cosette, onde evitare conseguenze pesantucce... lo spermatozozzo, si sa, corre e corre e non guarda in faccia a nessuno, ha il chiodo fisso di bucare l’ovetto e depositare il regalino, altro non sente) sarebbe bene scegliere la giusta misura e il giusto tono, a seconda dell’età del soggetto, della sua presumibile conoscenza dell’argomento (che si spera minimale), etc.
Lo scopo di fornire una corretta educazione sessuale è duplice: informare su cose che si devono sapere e farlo prima che il soggetto venga a conoscenza di certe cosucce da persone sbagliate o nel modo sbagliato.
Lo so che spesso deve spiegare il s3sso al figlio gente che ancora non ci ha capito nulla o gente che come me ci ha capito moltissimo (no applausi, grazie) ma essendo sposato ormai non pratica più, come un calvo che discettasse di shampoo e acconciature: in questo caso, suggerisce la rinomata Scuola di Francoforte, oltre a non disprezzabili capacità didattiche occorre avere una buona memoria.
Quando ero piccolo io (so che adorate quando parlo di me, siete schifosamente avidi, del resto i reality qualcuno li guarda in questo Paese, no?), mia madre acquistò allo scopo due libriccini delle tipiche edizioni religiose, in brossura di pregio, quelle che vanno per la maggiore (non faccio nomi perché sono permalosi come scimmie, i religiosi in fatto di cose lubriche e peccaminose, e non desidero cause). Erano brevi ma insignificanti. Partivano da molto lontano, i fiorellini nei campi, le api, per non arrivare da nessuna parte, tanto che un bimbo piuttosto sveglio (all’epoca cosa rara) avrebbe potuto chiedersi come cacchio saltasse fuori un bebé dalla pancia di una donna solo perché due o tre api facevano la rumba intorno a un fiore in un non meglio precisato campo. Sconsiglierei dunque questi volumetti che odorano un po’ di fobia per il sesso. Ma eviterei anche quelli che descrivono nei dettagli le 54 posizioni del kamasutr@ e regalano nel paginone centrale il poster di una patata o di un cetriolo a grandezza naturale: siamo sempre fuori dalla giusta misura!
La cosa migliore, dicono alcuni specialisti, è rispondere via via alle domande che vengono fatte, in modo chiaro, senza mai iniziare per primi il discorso; insomma, soddisfare la domanda quando c’è, con un’offerta all’altezza. E’ un buon sistema, ma occorre tener presente che il maschietto, spesso tontolone fino a tarda età, nel giro di 48 ore può cambiare e diventare un adolescente ricolmo di ormoni ingrifati, e che, del resto, una bimba oggi può avere il menarca anche molto ma molto prima dei 12 anni...
E quindi arriva il momento in cui qualche lezioncina non può davvero più essere rimandata.
Come superare l’imbarazzo? Non so, io non ho questo problema, ma capisco che non sia facile. Naturalmente io ancora non ho spiegato una beata mazza, quindi mi sto lodando in teoria, ma so quel che dico (a volte). Se un genitore non ricorda nulla o ricorda tutto ma non se la sente, può passare la patata (quella bollente, in questo caso) all’altro... se non se la sente pure l’altro, siamo nei casini.
Eviterei approcci drastici tipo la visione di un film porno, messo in pausa di tanto in tanto per spiegare, con tanto di puntatore da conferenza, dinamiche e movimenti (ecco, qui, vedi, lui sta infilando...), anche perché occorre procedere per gradi e anche perché occorrerebbe educare prima ai sentimenti e poi al s3sso, mai solo al s3sso. Ma anche parlare solo di sentimenti e non scendere in qualche dettaglio è sbagliato, perché l’educazione sentimentale è fondamentale (però quella avremmo dovuto iniziarla dal primo giorno di vita del bimbo...), ma l’educazione sessuale a una certa età è basilare.
Sconsiglio di occuparsi della questione sia chi ha timore e quindi comincerebbe a parlare di babbo che dà un bacino a mamma e così nasce un seme nel pancino e boiatelle simili, sia chi conosce solo metodi grossolani e potrebbe uscirsene con un sempre curioso: l’ape si posa sul fiore e se lo tromb@.
Come in tutte le cose, ci vuole pazienza, saggezza, equilibrio, misura, amore, competenza.
Insomma, è un’impresa quasi impossibile.
(Non fate figli)
Ci vorrà tanta fortuna, per questi disgraziati genitori e per questi figli che molto presto si troveranno ad imbracciare una pistola senza avere mai avuto nessun rudimento sul suo funzionamento, se non da siti internet di dubbio valore didattico o da amici sgamati che pensano di aver capito tutto solo perché hanno già provato o visto qualcosina.
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