Quando una persona (generalmente un amico, più di rado un conoscente) mi dice: ti confido un segreto ma tale deve restare, o quando io lo vengo a sapere senza volere, io so cosa è un segreto.
Un segreto (intendo i veri segreti, non le bischerate da asilo mariuccia) non vanno condivisi con nessuno, NEMMENO con fratelli o sorelle, madri, padri, mogli o figli o amici del cuore.
Non si tratta di violare un’intesa matrimoniale o un rapporto di amicizia, né di non fidarsi: sono tutte scuse puerili con le quali giustifichiamo la nostra poca riservatezza, la nostra propensione al chiacchiericcio e al pettegolezzo, la nostra inaffidabilità.
E non ha alcun senso la frase: io e mia moglie (o io e mio fratello) non ci nascondiamo nulla: perché è falsa (tutti nascondono qualcosa) e perché non è rilevante, quello che conta in questo caso è l’obbligo sacro di riservatezza e il rispetto di chi ti ha confidato un suo segreto.
Fra l’altro, se una persona non sa una cosa, non potrà lasciarsela scappare neppure per errore, quindi non diffondere il segreto non è l’unica scelta eticamente appropriata, ma anche quella più sicura da un punto di vista pratico.
Se un amico ti confida un segreto lo fa per essere capito, o per avere un consiglio, o perché si sente solo. E’ una cosa seria.
La sapete la storia del segreto che poi tutti vengono a sapere, vero? A lo confida a B, ma mi raccomando: non dirlo a nessuno. E’ la stessa raccomandazione che B fa a C quando glielo racconta. E così C dice a D. Etc. Tutti corretti e cauti, ma alla fine il segreto lo sanno tutti.
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
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