(Testo fortemente sconsigliato ai materialisti, a chi va di fretta, a chi pensa che amare sia una perdita di tempo, a chi se sente dire sublimazione pensa solo alle noiose lezioni di chimica delle superiori)
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Di matrimonio, amore e morte.
Di te che mi fai morire, di me che muoio e poi rinasco ma solo perchè voglio morire ancora per te.
Dei patti che sunt servanda.
Del cuore che è ingestibile.
Della vita che è un mistero.
Delle cose vere ma che pochi capiscono, eppure restano vere.
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Il matrimonio è abominio quando pretende che tu non possa essere affascinato più da altre persone nella tua vita, da quel giorno fino alla morte.
E’ una pretesa non assurda, ma ridicola. Come cercare di toccare la luna con un dito. Il matrimonio è un’invenzione umana, piuttosto scadente fra l’altro. Lo scopo è combattere il disordine sociale che inevitabilmente si produrrebbe, questo è vero. Ma potrebbero esserci soluzioni migliori, ci avete mai pensato?
Col matrimonio (o anche senza, meglio) tu fai un patto con un’altra persona, del tuo sesso o di sesso diverso, e magari ci fa un figlio (che è un progetto immenso). Ma cosa vuol dire che “deve” durare per sempre? Se mutano le cose, può venire meno il patto, o cambiar natura. Quel che non va bene è violarlo di nascosto, come non va bene violare qualunque patto. E quel che non va bene è non mettere al primo posto il figlio.
E soprattutto altre persone possono stregarti, è normale. Siamo otto miliardi su questa sfera deforme che rotola in silenzio nello spazio freddo e buio. E la vita è un lampo in una lunga notte, e i tuoi occhi feriscono come lame affilate da un arrotino diavolo in una notte senza luna.
Il fatto che un’altra persona o più persone ti piacciano, o che le stimi, o che le desideri, non ti rende un essere umano schifoso, conferma solo che sei un essere umano. Quando ti sposi, non cessi di vivere. Se lo fai, il tuo matrimonio è generalmente segnato.
Se lasci gli amici, gli interessi, se ti chiudi in una torre con la moglie o col marito prima o poi la torre franerà.
Sposarsi è ben altro. Fare un figlio è ben altro.
Anche a tuo figlio devi insegnare che altre persone possono piacerti, non c’è nulla di male. La gelosia è guano, il tradimento è guano, ma anche la pretesa di smettere di vivere dopo quel sì.
E l’essere umano è mutevole, cambia idea, opinioni, anche sulle persone. Pretendere l’impossibile da un essere umano è sciocco.
Le religioni sono una sciagura. Anche se aiutano molti a sopportare l’indicibile tragicità di questa vita che aspetta la morte, di questo fulmineo e insipido passaggio terreno.
Scendendo a un livello più pratico, a me piacciono alcune persone, donne e uomini e incerti, e molte no. Anzi, sono molte di più quelle che non mi piacciono! Ma cosa c’entra col matrimonio? Dovrei mentire e far finta che non mi piace nessuna persona al mondo tranne mia moglie (o mio marito)? Sarebbe stupido e inutile.
Io sento il tuo cuore e mi piace, vedo il tuo corpo e mi piace, ascolto la tua voce e mi piace, ascolto il tuo silenzio e mi piace, vedo come ti muovi e mi piace, vedo come stai ferma e mi piace, ci sei e mi piaci, non ci sei e mi piaci ancor di più, vedo i tuoi occhi e muoio ogni volta per poi rinascere, ma rinasco solo per poter di nuovo morire guardandoti.
E allora?
Non tradisco un patto, al massimo lo chiudo.
E’ questione di stile. Di essere uomini, nel senso di esseri umani, non di maschi.
E non cerco di rovinare la tua vita o il tuo patto, sarebbe scorretto.
Non metto me stesso davanti a tutto, davanti a te.
Ma non posso dire che non mi piace nessuna donna o nessun uomo da quando mi sono sposato, sarebbe stupido assai e sarebbe stupido chi ci credesse. L’ipocrisia è bella e fa fine in società, ma vale zero.
La vita è questa, pochi desideri riesci a soddisfare, e in genere quando li soddisfi uccidi la magia, quasi sempre. Non se ne esce.
Ma io non posso non vibrare quanto ti vedo o ti penso.
Questo vuol dire che sono un pessimo marito? Proprio per niente, scordatelo.
Sposarsi non vuol dire morire. Vuol dire vivere con un’altra persona, condividere un progetto. Ma sei sempre tu, anche dopo quel sì, non diventi altro, non ti annulli. Il matrimonio è l’unione di due persone, non la fusione o l’annullamento di due identità.
E poi il tempo passa, tutto cambia (anche l’altra persona...).
Insomma, io non sono ipocrita.
Se mi chiedi se mi piaci, ti dico eccome.
Forse mi piaci perché ti conosco poco? Chissà, può essere...
Ma guarda che a me tu non dici nulla, potresti dire e so che diresti.
Lo supponevo, sai?
Ma questo non cambia le cose... Mi piaci non perché ti piaccio, ma perché mi piaci! Certo, il fatto che non ti piaccio non è bello, ma del resto io sono sposato, quindi è indifferente, è tutta sofferenza virtuale, sebbene reale. Sarebbe sofferenza in ogni caso. Anzi, non è solo il fatto di esser sposato, è il fatto che io rispetto la vita degli altri. Ti vedo e muoio, ma in un angolo buio, senza infastidirti con la mia morte. Sublimo la mia sofferenza, esalto la mia passione, innalzo il mio desiderio e poi ricado giù e mi sfracello in mille pezzi, ma tu non avrai noie, io faccio tutto nel mio angolo. Non sarai colpita da schizzi. nemmeno ti accorgerai di questo mondo che inizia e finisce e poi ricomincia.
E non pensare che io sia gentile perché mi piaci. Sbaglieresti. Io sono gentile e disponibile (quasi) con chiunque, e di certo con chiunque io valuti come persona di valore. Insomma, non devo desiderare una persona per essere disponibile, la mia vita parla per me. Sarebbe do ut des, io invece do e basta, non posso fare a meno di dare, forse è un obbligo più che un merito, ma è così. Però di certo non do per conquistare... non è il mio modo di fare. Certo, do anche a chi adoro, e questo può generare il fraintendimento. Certo, do tanto a chi trovo eccezionale come persona e, lo so, questo può rovinare quel che pensi di me: potresti finire a pensare che faccio cose solo per un fine, e come darti torto? Molti lo fanno... Ma nel mio caso sbaglieresti un poco.
Voglio soffrire ogni volta che ti penso, che ti vedo, che ti sento. Lo voglio fortissimamente. Voglio morire e voglio che sia tu a trafiggermi.
Questo mi rende un cattivo marito, mi fa trascurare figli, moglie, casa? Scordatelo. Ragioni male. Io fin quando remo, remo con tutto me stesso, strappandomi i muscoli. Non troverai appunti da farmi. Io cado in piedi e lascio la nave per ultimo, sempre.
Ma se ti vedo muoio e poi rinasco, le due cose non sono incompatibili.
Ma io sono quel perfetto marito e padre e sono anche quello che quando ti vede pensa di essere fortunato solo per poterti vedere anche due soli secondi in una vita.
E’ difficile da capire, pochi ci riescono.
Ma non per questo è meno vero.
Perché dovrei forzare? Rompere tutto? Portare le nuvole in un cielo sereno? So bene poi che non sono ricambiato, non importa, forse non riesco a far capire tutto di me, ci sta, ma io non provo qualcosa per qualcuno per poi necessariamente riaverla indietro da quel qualcuno. Certo, tutti vogliono essere amati, anche io, ma non è questo desiderio che origina il mio.
Alla fine tu hai la parte migliore in commedia, o meglio: la più comoda. Non avrai sconquassi e senti come ti guardo e come ti penso, non può che farti piacere. Cosa si può volere di più, soprattutto quando non si vuole nulla di più?
Ma io non mi lamento della mia parte.
Conoscerti è già un privilegio.
Il resto è nel grembo del Caso, come le nostre misere vite, così piene di cose, coì infinite e indescrivibili, eppure così infime e fragili.
Alla fine siamo persone e ognuno di noi ha un mondo infinito dentro di sé, anche il peggior uomo al mondo.
E’ normale stimare una persona stimabile, provare simpatia per una persona simpatica, affetto per una persona cara, morire e poi rinascere ogni volta per una persona che ti fa morire per il solo fatto di esistere e che posa gli occhi sia pure distrattamente su di te.
Nessun dramma, è normale.
E se sarà dramma, sarà un dramma personale, insondabile, di cui nemmeno avrai il sospetto. Misterioso come è misteriosa ogni esistenza, ognuno di noi, ogni singolo istante di questo enorme enigma racchiuso fra due date che chiamiamo vita.
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(Img: Enigma on Pinterest) Autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
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2 commenti:
« è tutta sofferenza virtuale, sebbene reale. Sarebbe sofferenza in ogni caso»
Una volta entrai in una chiesa diversa da tutte le altre. Sai perché? Perché lì, almeno alcuni(e) in Dio credevano davvero.
Ci credevano davvero nel solo modo in cui è possibile: per averlo incontrato.
Come il cieco cui fu data la vista, il paralitico che tornò a camminare, il lebbroso che fu purificato, la Samaritana che ricevè l'acqua dopo la quale la sete non torna, Lazzaro, ...
Io ero morto, quel giorno nacqui.
La loro frase mantra è «Solo l'amore di Cristo rende felici!». *
Cosa vuol dire quel «di», mi chiedi?
Sia di Cristo per noi sia nostro per Lui, ti rispondo.
Era, è, un monastero femminile. Sto bene e mi sento io, mi sento come sono stato creato per sentirmi ed essere, solo vicino a loro, quando pregano e cantano, con la voce e col silenzio (vedo che anche a te piace ascoltare il silenzio).
Io tra le gambe ho un organo riproduttivo maschile, e non posso starci lì. Vale a dire... che non posso stare con me stesso, il mio vero essere, il mio vero senso.
Indicibile tragedia, dicevi. «Vale di lacrime», dice un testo della Chiesa, uno dei non numerosissimi che è sincero su questa vita.
Per il resto nelle parrocchie, omelie comprese, è tutto un sorridere, salutare, scherzare, ... è tutta una fiction.
Chissà, forse ti sto annoiando. Nel caso, smetto qui per non rischiare di... sopra-annoiarti.
Straniero che non conosco, la cui bandiera arcobaleno non mi ispira, sul cui blog probabilmente non tornerò una seconda volta, che hai scritto quelle parole.
Ti auguro ogni bene... durante questa «vita» che giustamente dici di «infinita tragicità».
Ciao, non mi annoi per niente. Peccato che la bandiera non ti ispiri, si richiama solo a cose bellissime (l’arcobaleno, i diritti, la pace). E’ anche il mio nick da sempre. Peccato se non tornerai.
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