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Potrei dire: sta facendo le stesse cose di Conte, presentandole in maniera peggiore.
E potrei anche dire: non illustra le sue decisioni, non si fa fare domande dai giornalisti; non si sporca le mani, non ci mette la faccia.
Potrei pure aggiungere: non comunica coi ministri, decide tutto lui, sostituisce ruoli apicali senza prima consultarsi coi ministri che lo vengono a sapere dall’Ansa.
E infine chiosare: dopo un mese i ristori non si vedono e come vaccini siamo più o meno dove eravamo. In più, abbiamo infinite restrizioni in più.
Ma preferisco dire un’altra cosa, che nessuno nota ma che è quella più grave.
Parla di rado e sta sempre sul vago e sull’ovvio. Non comunica. Non interagisce. Non spiega perché assume certe decisioni, perché licenzia certe persone e ne prende altre, perché si affida a consulenti esterni.
Fa cose che prima avrebbero provocato indignazioni e rivolte e lo fa anche perché sa di avere dalla sua il silenzo ovattato e bavoso dei media.
E, lasciatemelo dire, quando parla non “trasmette”.
Dire parole non è la stessa cosa di comunicare, di entrare in contatto.
Poca empatia, poca connessione col popolo. Sono parole, ben dette certo, ma se ne avverte la freddezza, o comunque si sente la mancanza di un trasporto emotivo che, unito a un comportamento più trasparente e collegiale, prima ci faceva sentire più seguiti e più uniti e ci portava ad accettare anche decisioni scomode.
Ecco perché adesso, oltre che sfiniti dopo 12 mesi, ci sentiamo anche più persi, più soli, più in balia degli eventi. autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
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