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venerdì 11 dicembre 2020

Friburgo e Magdeburgo: due scuole di pensiero a...

FRIBURGO E MAGDEBURGO: DUE SCUOLE DI PENSIERO A CONFRONTO SULLO SPINOSO TEMA DELL’ASCOLTO E DEL FRAINTENDIMENTO

La prestigiosa scuola filosofica di Friburgo sostiene da sempre che se una persona, che definiremo con la lettera X, non ascolta quel che un’altra persona (che definiremo con la lettera Y) dice, vi sono buone probabilità che non capisca quello che Y voleva dire. Su richiesta, alcuni eminenti studiosi di questa scuola di pensiero hanno anche provato, come gesto di inusitata cortesia, a quantificare questa probabilità, stimandola approssimativamente del 95%, con un range di errore di +/- 1%.

La scuola di Magdeburgo, da sempre acerrima rivale della precedente (da tempo immemore a Magdeburgo si è soliti usare il termine “idioti totali” per riferirsi ai colleghi di Friburgo), ha però preso di petto la questione e, dopo attenta e puntuale riflessione, i suoi più autorevoli studiosi, punti nel vivo da cotanta sicumera accademica, hanno sostenuto che questa affermazione, lungi dall’essere del tutto provata, non può comunque portare a concludere che “è meglio in ogni caso ascoltare quel che un’altra persona ha da dire, se si vuole essere sicuri di riuscire a cogliere quello che dice”.
Sostengono infatti essi, e non senza un qualche fondamento, che ascoltare un’altra persona, rispetto all’ipotesi di non ascoltarla per niente, potrebbe in realtà essere addirittura controproducente, ai fini di una comprensione dell’altrui dire: ascoltando, infatti, vi è il rischio di capir male, di fraintendere, e quindi di dare vita a effetti certamente disdicevoli e forieri di possibili conseguenze negative sul piano dei rapporti personali e sociali.

Sconcertata da questa appuntita replica nel merito, la scuola di Friburgo (gli idioti totali, per capirci) si è presa un po’ di tempo per elaborare una risposta, e questo ha generato una certa soddisfazione in alcuni esponenti della scuola rivale (noti anche, nell’ambiente accademico, come “quei gran figli di buona donna”), del resto mascherata a fatica tra alcuni sghignazzi francamente poco educati e non raccomandabili in società.

Alla fine, Friburgo ha eccepito che il fraintendimento è sì sempre possibile, ma configura comunque solo uno dei possibili esiti (per giunta spesso parziale) di quella esperienza fondante che è l’ascoltare il detto dell’altro da noi, e non l’unico e inevitabile approdo; ché, anzi, la possibilità di capir male elementi essenziali del discorso ascoltato, certamente valutabile, non potrebbe comunque dirsi superiore al 20%. Inoltre, e qui è sempre Friburgo a parlare, nemmeno può dirsi che sia del tutto esclusa la possibilità di fraintendere nell’ipotesi di non ascolto del discorso dell’altra persona, perché sarebbe sempre possibile, pur non ascoltando per niente, immaginare che qualcosa sia stato detto, e proprio a noi, ricavandolo magari per esperienza dall’espressione interrogativa e già un tantino scazzata dell’oratore che ha cominciato a credersi ignorato a bella posta, quando magari egli non si rivolgeva invece a noi: e questo già potrebbe definirsi “fraintendimento”, ai sensi della definizione che di questo particolare vizio del rapporto dialettico dà il celebre dizionario Meregazzi nell’edizione più celebre, quella del 1911.

A questo punto si è inserita a sorpresa nella nobile discussione la meno accreditata scuola di Sofia che, coi metodi spicci a cui ci ha abituato da tempo (si pensi alla loro celebre definizione di vita come “istante palloso che intercorre tra la nascita e la dipartita”) ha creduto di porre un punto fermo alla questione sostenendo con arrogante sicurezza che “ascoltare o non ascoltare vale a poco quando vuoi comunque fare quello che ti pare”, il che ha lasciato basiti e un pochino scocciati i colleghi di Friburgo e di Magdeburgo, che hanno sempre mal digerito le elaborazioni di questa “accademia per dementi”, come sono soliti definirla in bagno quando si incontrano ai convegni.

Accantonata con disprezzo la sortita della scuola di Sofia, rimaneva comunque sul piatto la precisazione della scuola di Friburgo, che pareva difficilmente attaccabile. Di fronte a queste circostanziate e a ben vedere profondamente meditate controrepliche della scuola di Friburgo, alcuni esponenti della scuola di Magdeburgo, tenuto anche conto del fatto che discutendo e discutendo si era fatta una certa, hanno preferito rispondere ai colleghi facendo il gesto dell’ombrello (un paio di assistenti hanno corredato il tutto con due pernacchioni), e questo francamente non è una condotta garbata che un gentiluomo possa apprezzare nelle diatribe fra autorevoli studiosi.

Nella foto: Friburgo 




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