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domenica 6 dicembre 2020

RDC: parlate senza saperne niente

In questi mesi ho riscontrato una cosa: su dieci persone che parlano male del Rdc, nove non ne sanno nulla, sono colmi di dati falsi, ignoranza, pregiudizi. E il decimo, che ha le idee un po’ più chiare, afferma molto spesso che occorre correggerlo, non eliminarlo.

 Il Rdc ha avuto, sta avendo un successo chiaro e netto. Amplificato anche dalla crisi susseguente alla pandemia, che all’epoca del suo varo non si poteva certo prevedere. 

 Due sono le finalità del Rdc: aiutare chi non ce la fa (a trovare lavoro/mangiare) e creare nuovi posti di lavoro. Le due finalità non sono legate. Una è urgente e va perseguita subito, e per farlo basta erogare aiuti; l’altra è urgente ma richiede tempi medi come minimo, dipende molto dall’andamento dell’economia italiana e mondiale e comunque costituisce una delle ragioni della creazione del Rdc, non l’unica né la più impellente. 

 Per quanto riguarda la prima finalità, il successo è stato clamoroso. Il Rdc ha determinato una riduzione del 9% dei poveri assoluti già nell’anno di esordio, il 2019. 450.000 persone sono uscite dallo stato di “grave indigenza”. Non si assisteva dal 2014 a una riduzione del disagio economico in Italia. Certo, uno stanziamento superiore avrebbe consentito di ottenere risultati ancora migliori, ma la necessità di mediare con il partner di governo dei 5 stelle e Quota 100 hanno dimezzato le risorse disponibili: che però possono sempre essere aumentate. I percettori di Rdc sono circa 3,1 milioni, il reddito medio è intorno ai 510 euro. Con lo scoppiare della pandemia, si è poi aggiunto il Rem (reddito di emergenza) che ha sostenuto 700.000 persone nella prima ondata e che poi è stato prorogato e aiuta 550.000 persone circa. 

 Per quanto riguarda la seconda finalità, il processo è in ritardo ma, nonostante i ritardi, occorre precisare un dato che sfugge a tutti. Dei 3,1 milioni di percettori di Rdc, solo 1,3 sono i “percettori obbligati” a trovare un lavoro: gli altri sono persone che per varie ragiioni non possono lavorare, ma come è intuibile hanno bisogno di mangiare... Ebbene, di questi 1,3 milioni, ben 352.000 hanno firmato un contratto di lavoro, anche se spesso precario, dopo aver iniziato a percepire il Rdc (ma come? Non stanno sul divano?) e spesso trovandoselo da soli. Si tratta dunque di una misura che ha ottenuto risultati clamorosi nel contrasto alla povertà e solo sufficienti, per il momento, sotto l’aspetto della creazione di lavoro. Una misura che nel complesso, pur essedo migliorabile (e si auspica anche potenziabile), funziona eccome.

 Quando fu varata la legge sul Rdc in Italia vi erano quasi 5 milioni di poveri (1,7 milioni di famiglie). Tra questi 1.260.000 erano già occupati (tanto per ribadire a chi continua a fare equivalenze tra percettori di Rdc e scansafatiche o tra percettori di Rdc e abili al lavoro: non sapete di cosa state parlando, letteralmente) e quindi erano i c.d. working poor; 669.000 erano inabili al lavoro o over 65; 1.265.000 erano bambini. Solo 945.000 erano senza occupazione e in cerca della stessa. Povertà e disoccupazione non coincidono perfettamente. Dopo questi dati, chi insiste a criticare l’idea di un Rdc, che è poi solo il primo passo verso quello che potremo definire come l’inevitabile approdo italiano e mondiale, ovvero il Reddito Universale Di base Incondizionato, e irrecuperabile. Chi lo approva ma ne chiede correttivi, merita di essere ascoltato. 

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Grazie a #DeMasi, #Rotunno, #FQ. 


 autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it) Per tornare alla home page clicca qui. Se questo blog ti interessa e vuoi essere aggiornato sui suoi contenuti iscriviti al mio feed oppure seguimi via mail. Se vuoi segnalare questo articolo clicca sul titolo del post e vai a fondo post.


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