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domenica 13 marzo 2022

Qui si parla d’amore

Scusate eh, ma chi è nato e vissuto a Genova e si interessa di calcio e non tifa Sampdoria o Genoa (senza avere un genitore torinese o piemontese) sfuggirà sempre alla mia comprensione.

Anche a me forse* sarebbe potuto piacere, da piccolo, tifare per le squadre che su 20 partite ne vincono 17 e in 10 anni vincono 5-6 scudetti se va male, per esempio la Juve, ma anche nei rispettivi periodi d’oro, il Milan o l’Inter, e il grande Real, il Manchester, il Liverpool, il Bayern, il Boca, il Palmeiras... Ma nemmeno si è presentata l’opzione, di fronte ai miei piccoli ma svegli neuroni da bambino: sono di Genova, la mia terra è la Liguria, quindi tifo Samp o Genoa (per fortuna Samp, essendo di famiglia Samp, ma non è questo il punto, adesso). 

Anche io da piccolo avevo “simpatie” per il Modena e per il Liverpool, ma “simpatia” è diverso da amore e da senso di appartenenza: io non tifo Samp, io sono Samp. Quando mi piacicchiava il Liverpool, lo tifavo; io che amo la Samp, non la tifo, la sono: scendo in campo anche io, quando scende in campo lei, se offendi lei offendi me e la mia terra, e da giocatori e dirigenti pretendo un comportamento esemplare appunto perché rappresentano una città, una regione, un popolo.

Sono due tipi di “tifo” estremamente diversi. Anche se all’apparenza sembrano quasi indistinguibili, sono proprio diversi, come nascita, come forza, come specifiche. Entrambi legittimi (anche a me piace Lauda, che è austriaco, e non genovese; e McEnroe, che è Usa), ma diversissimi.
Il tifo sportivo che ha legami con la tua terra (e/o coi tuoi genitori) è qualcosa di molto diverso. E’ appartenenza, è viscerale. E’ scoppiato per amore, non per vittorie: un abisso.

Voi direte: e io che sono di Forlimpetti, devo tifare Forlimpetti? Boh, forse sì, o magari per la squadra della tua provincia, o per quella del capoluogo di regione, o per quella per la quale tifa tuo padre (sperando che anche lui non sia un tifoso da trofeo). E tifo Forlimpetti così non vincerò mai nulla? Eh beh, se dici questo non hai capito cosa è l’amore sportivo. E comunque quando io comincio a tifare Samp (aprile 1973) il nostro palmares è a zero e le probabilità di vincere un trofeo sono zero su zero, quindi... L’unica differenza è che eravamo ad alti livelli (per lo più serie A).

Non scrivo per questo per discriminare o per denigrare, proprio no. Fate conto che abbia spiegato la diiferenza tra un martello e una sega: è una roba oggettiva. Le differenze, quando ci sono, è bene rilevarle.

* ipotesi di scuola; nel mio caso sarebbe stato impossibile, non sono mai stato sensibile al fascino esterno o delle pure vittorie, ma in quegli anni, con la Samp in A a lottare per salvarsi e poi in B per alcuni anni sarebbe stato così facile attaccarsi al treno di una Juve campione d’Italia e del mondo (nell’82) o di altre squadre sempre pronte ad alzar coppe. Ma qui parlavamo d’amore, quindi...


autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it) Per tornare alla home page clicca qui. Se questo blog ti interessa e vuoi essere aggiornato sui suoi contenuti iscriviti al mio feed oppure seguimi via mail. Se vuoi segnalare questo articolo clicca sul titolo del post e vai a fondo post.


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