L’amore non deve essere per forza dichiarato, esibito, certificato, pubblicizzato, istituzionalizzato. L’amore esiste lo stesso, anche se chi è amato non lo sa. Anzi, il vero amore è quello non dichiarato, non ricambiato, non vissuto, non consumato. Quello che si gonfia e si gonfia e non trova mai sfogo. Quello che si nutre di briciole fino a scoppiare. E’ quello ossessivo, unilaterale, eccessivo, autodistruttivo: è questo l’amore puro, assoluto. E’ promessa di eterna protezione, anche da lontano; è adorazione incondizionata, è voyeurismo sofferente ma innocente, è promessa che non sarà mai messa alla prova, è una continua sofferenza autoinflitta che ci migliora e ci insegna a resistere ai colpi della vita per quanto possano essere forti. Lei è là, pura e irraggiungibile, splendida e intoccabile, la guardiamo e ci guarda ma non è nostra e non lo sarà mai. La adoriamo ma non l’avremo mai. Chi ama e non ha niente in cambio ama davvero. Può portare alla morte, una passione destina a crescere da sola senza mai sbocciare, o a una vita di teorici rimpianti, ma deve dare a chi la prova la soddisfazione di un sentimento che non ha eguali. Occorre saper sopportare che altri abbiano, con merito o no, quel che noi desideriamo follemente, che altri godano di lei o di lui, che lei o lui nemmeno sospettino di quello che ci devasta, senza prenderlo come un affronto del destino o una persecuzione su cui annodare il cappio. Non è facile, spesso un amore così ci distrugge: ma resta qualcosa di assoluto, anche se ci porta alla fine. Si muore coperti di gloria, si muore per l’unica cosa per la quale è valsa la pena vivere.
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