Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola,lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione (art.21)

* HOME * CHI SONO * REGOLAMENTO * COSA HO APPENA [RI]LETTO * COSA HO APPENA [RI]VISTO, [RI]ASCOLTATO *
MI PIACE * FB 1 * FB 2 * SCRIVIMI * CONDIVIDO * DEFINIZIONI * FONTI * ALIZEE *


.
Se trovi interessante quel che scrivo non sai cosa ti perdi su Twitter e Facebook.
Se non mi trovi interessante, lo accetto, ma hai un problema! :-)

mercoledì 1 febbraio 2023

Se i suoi occhi brillano ancora

D’inverno alle cinque è buio, se il cielo è coperto alle quattro cominciano già ad allungarsi inesorabili le prime ombre della sera, come vernice nera che incautamente rovesciata si spande sul pavimento. Le luci della città sono ancora quasi tutte spente. Il buio è tristezza, è paura, è metafora della fine che ci attende. Il buio è la fine della giornata, che credevamo più lunga, delle cose belle e luminose, dei colori; è pensare già ai compiti e alle noie del giorno dopo, al quale ci condurrà una notte molto lunga, con le sue insidie.
A quest’ora, se ti affacci o se, al buio, appoggi la fronte sul vetro della tua, vedi le finestre degli altri, ancora con le persiane aperte per via delle temperature non molto rigide, da spente e senza vita illuminarsi d’improvviso una ad una, ora qui ora là, grazie alla luce elettrica e poi vedi una figura umana, molto spesso di donna, affacciarsi per un attimo, veloce per non prendere il fresco della sera ma con quell’indugio che basta a dare una veloce occhiata al mondo che si copre col mantello della notte, e poi ritirarsi dentro chiudendo le persiane, da cui adesso filtra, ma solo a strisce, la luce gialla della casa. E pensi a quella ragazza che hai visto proprio un minuto fa, corpo esile, pullover a collo alto, capelli lunghi scuri e occhi brillanti, che per un attimo si è affacciata al mondo ed è comparsa nel tuo cielo, come un astro luminoso mai notato prima, e subito dopo la notte se l’è portata via. E pensi che sei solo, e lo rimarrai.
Poi, chiudi anche tu e ti siedi in salotto, accanto alla lampada a stelo che fa una luce forte per chi vuol leggere ma che illumina solo fiocamente la stanza, per tre quarti avvolta da queste ombre galoppanti che si stanno mangiando il mondo e anche la tua casa. Tutto intorno è il silenzio, in sottofondo il rumore delle auto giù in strada, qualche clacson di tanto in tanto, soffuso come una sveglia coperta da un cuscino. Si prevede pioggia. Il libro, iniziato un mese fa, ti guarda dal tavolino. Gli occhiali sono poggiati proprio lì sopra, e questo lo rende speranzoso: ma tu non hai la forza di leggere, adesso. Hai ancora davanti a te quel volto misterioso, che adesso starà preparando la cena per qualcuno, o starà studiando, o come te sarà seduta in poltrona a sentirsi respirare nel silenzio della sera. Pensi che non la conoscerai mai e che forse è meglio così, dopotutto: a quest’ora magari stareste litigando per una di quelle classiche questioni banali che avvelenano le convivenze, oppure sareste due solitudini non scalfite dall’unione di quel giorno di sole coi fiori d’arancio e le urla festanti degli ospiti in tiro. Non sai cosa sperare, però speri: dopotutto, vorresti esser là, nella sua vita, vedere cosa sta facendo, se i suoi occhi brillano ancora o se era solo il riflesso di una luce nel grigio del tramonto, oppure lacrime. Sedere al tavolo della sua cucina e guardarla senza parlare.
Le campane suonano le cinque e mezza, lunga sarà la strada sino all’alba.
——————- 

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it) Per tornare alla home page clicca qui. Se questo blog ti interessa e vuoi essere aggiornato sui suoi contenuti iscriviti al mio feed oppure seguimi via mail. Se vuoi segnalare questo articolo clicca sul titolo del post e vai a fondo post.


Nessun commento: