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sabato 4 febbraio 2023

Vari modi per resistere a quella cosa che siamo soliti chiamare vita


(Se vi riconoscete in uno di questi profili, ahia)
 
 
C’è chi si butta sulla religione e non si perde un rito, oltre ad ammonire col ditino i cento peccatori che incontra ogni dì (siamo tutti peccatori, effettivi o in potenza o, al massimo, mancati).
C’è chi si dà al collezionismo: tappi di bottiglia, francobolli, vaccatine magnetiche per il frigo, farfalle (sempre utili per rimorchiare), mutandine stese ad asciugare (ehi, è furto!), stampe antiche, etc.
C’è chi si gonfia di serie tv consumando divani, divorando cibo spazzatura e sfiancando la bilancia.
C’è chi prende la deriva salutista: veganesimo, dieta stretta, palestra, corsetta, erbe e tisane, estratti e concentrati, semi e germogli, sveglia all’alba, yoga e meditazione.
C’è chi si incattivisce, dubita di tutti, diffida di ogni cosa, accumula odi0 e rabbia, si crede perseguitato e perseguito, vede ovunque complotti e trame oscure, diventa asociale.
C’è chi si butta sui porn0 e ci passa ore e ore, oggi non è come una volta che dovevi andare all’edicola della città vicina e chiedere il Sole 24 ore, Casaviva, Internazionale, Ricami & Uncinetto e... ma sì, dai, mi dia anche, già che ci siamo, “Orgasm0 plurimo”.. ah , è finito? Allora va bene “Calde liceali”, e puntualmente al ritorno incontravi lo zio o i vicini in libera uscita che ti chiedevano cosa hai comprato di bello? Sempre a leggere, eh, tu, diventerai un genio! (Che poi non era del tutto falso, dato che per far uscire il genio occorre sfregare la lampada e tu qualcosa, comunque, sfregavi con assiduità...); oggi con 20 euro di adsl al mese hai accesso a centinaia di video interessanti, e l’unico problema è l’attrito e le spese in creme e unguenti, oltre a certe conseguenze sulla muscolatura e a livello di indolenzimenti vari.
C’è chi si dà al bricolage: pur di non star fermo, ripara anche il funzionante e rivernicia l’infisso in buono stato, e ha sempre quell’entusiasmo eccessivo che la mattina urta i nervi e la sera manda ai pazzi chi gli sta vicino.
C’è chi cade in depressione, ha sempre la faccia pallida e lunga, il capello unto e spiegazzato, vive in pigiama o con la classica tutina da casa (grigio chiaro è il colore d’ordinanza del depresso), non si alza dal letto la mattina (e perché alzarsi?), ciondola, vegeta, ammuffisce, si fa straziare da pensieri bui e medita soluzioni definitive.
C’è chi cade nel tunnel della dr0ga e in genere di sostanze nocive che danno sollievo ma anche dipendenza, oltre che effetti a lungo termine incompatibili con la salute: anche il caffè o il fumo sono moderatamente o molto pericolosi, ma qui pensavo ad altro.
C’è chi diventa gattaro o gattara (son più le femmine): nulla di male nell’amare gli animali ma qui si parla di ben altro, siamo nel catalogo delle patologie; e tutto lo stipendio o la pensione vanno in crocchette e veterinari, con la felicità di decine di felini del quartiere del bengodi.
C’è chi accumula cose, di tutti i tipi, perché “non si sa mai: potrebbero servire”, e quindi anche maglie col buco, vecchi sacchetti, soprammobili rotti, elettrodomestici fusi (“per le parti di ricambio!”), ricordi e ricordini, biglietti da visita di ditte ormai fallite, scatole e scatolette, mollette e graffette, mappe stradali dei ‘60 e scontrini vecchi di tre lustri, etc.
C’è chi fa le raccolte punti di tutti i supermercati e si prende le tessere punti di tutti i negozi, financo del panettiere, perennemente a caccia di 3X2,omaggi, premi, sconti, facilitazioni, offerte, liquidazioni, fuoritutto, etc.
C’è chi decide di farsi tutto in casa: il pane, i dolci, la pizza, la marmellata, la salsa di pomodoro, conserve di ogni tipo, perfino olio e vino; spende il triplo, ma vuoi mettere la soddisfazione?
C’è chi vive sui social, posta tutto, commenta tutto, critica tutto, in genere travisando a manetta, e fa le cose solo per poterne dare riscontro al mondo, sfruculia avido e con la bava alla bocca nelle pagine e nei blog di parenti, conoscenti, amici e vicini di casa al fine di carpirne segreti, abitudini, passioni, orari, vezzi e vizi, e va al ristorante stellato solo per mettere su Instagram la foto del piatto prima di darci dentro, con hashtag tipo #oggivacosi #sulmare #giornoperme.
C’è chi spia i vicini dallo spioncino e tiene conto di tutto su un registro, “casomai gli inquirenti brancolassero nel buio”: è rientrato adesso, era solo, stava con una rossa, ha già fatto la spesa quattro volte questa settimana, da qualche giorno ha cambiato orari chissà cosa nasconde, aveva in mano un pacco enorme, rIceve buste strane, è uscito alle tre di notte, domenica scorsa la moglie era via tutto il giorno ma dalla camera da letto sentivo strani mugolii, sento strani versi la notte dei prefestivi, ieri urlavano e poi il silenzio, l’idraulico si è trattenuto troppo con la moglie per essersi occupato solo di un tubo (ehm...), so io cos’altro ha controllato, e gliel’avrà fatta la fattura?, etc.
C’è chi diffonde sospetto e odio al pc: trolla, diffama, semina zizzania, attacca, percula, fa r3v3nge p0rn vecchia maniera, per esempio scrivendo eh lo so io quella cosa fa il sabato, crea decine di account falsi, si insinua, mesta nel torbido, sparge a piene mani pregiudizi e falsità (“stanno per chiudere i sup3rm3rcati per un mese, fate presto”), distribuisce razz|smi e s3ssismi o instilla paura (“e chi ci dice che la pura @cqua di fonte non sia nociva e provochi l’herpes?” C’è uno studio del 1934 di tal Egidio Sparafole che a pagina 45 sembra sostenere che...”)
E infine c’è chi, sempre sull’onda di una situazione personale, lavorativa e/o familare non tranquilla (che è poi, attenzione, la condizione tipica di tutti i casi descritti), fa quel che sto facendo io in queste settimane, sempre in maniera inaspettata o clamorosamente compulsiva, è chiaro, e che non dirò cos’è (è meglio), ma credetemi: non è peggio di quello che ho elencato, anzi in molti casi è pure meglio e meno socialmente pericoloso.
Questo per dire che ognuno cerca di sfangarla come può, questa cosa qui che chiamiamo vita e che è sempre un bel ginepraio tortuoso e ricco di insidie; questo girotondo che ci porta sempre a sbattere fino all’ultimo colpo. Serve qualcosa per ingannarla, come il drappo che si agita* per un toro, o la carota intravista in lontananza per un coniglio o, più opportunamente, paraocchi e tranquillanti.
Ah... e c’è pure chi ti giudica sulla base di quello che fai senza sapere nulla di te!
* non è il colore rosso a far infuriare il toro, potrebbe anche essere di un altro colore, è il fatto che agitiamo vorticosamente un drappo a scatenarlo.
 
 
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it) Per tornare alla home page clicca qui. Se questo blog ti interessa e vuoi essere aggiornato sui suoi contenuti iscriviti al mio feed oppure seguimi via mail. Se vuoi segnalare questo articolo clicca sul titolo del post e vai a fondo post.


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