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*NON LO FATE APPOSTA, LO SO. SIETE COSI’*
(E’ un’attenuante? Non per me, mi dispiace.)
Ho scritto due post fa che, alla fine, tolta forse la mamma (coadiuvata da un formidabile istinto, però), a nessuno frega davvero di me.
Non era mia intenzione fare la vittima, è una cosa che accade a moltissimi, quasi a tutti, ma non per questo è meno grave.
E a te, potrebbe chiedere il solone di turno, frega qualcosa di qualcuno?
In verità: sì.
Non sono perfetto, ma in verità, da questo punto di vista (e qualche altro), non sono come la stragrande maggioranza di chi mi sta attorno. Non intendo definirmi migliore (in base a cosa? Ai miei criteri, che però potreste contestare...), ma diverso sì, eccome!
-
Per precisare meglio, non esiste nessun essere umano che abbia a 0 l’egoismo, perché in noi vi è l’istinto di sopravvivenza: in mare, se stiamo per morire, prima salviamo noi stessi, poi gli altri (unica possibile eccezione il genitore per il figlio -non sempre però). Quindi possiamo dire che un uomo con egoismo al 5-10% è una persona rara e di valore. Il problema è che qui la gente generalmente sta sopra il 70 alla grande.
-
Io questa cosa la sento con chiarezza. Magari molti di voi no, quindi si illudono: nulla di male, illudersi è un aiuto formidabile per chi vuole vivere.
La sento e so che è una delle cause principali del mio disagio di straniero in terra straniera, oltre a quella di appartenere a questa specie solo per tratti genetici, non certo morali. Alla fine sei solo perché nessuno, davvero, tiene a te al punto di mettere in gioco se stesso.
A volte penso di chiedere qualcosa a una persona. Perché ho bisogno, o anche solo per fare un “esperimento sociale”. Ma poi rinuncio subito, perché so che sarebbe tempo perso, otterrei solo dei no, o dei sì forzati che valgono come no e che deturperebbero pure quel barlume di finto rapporto che fino al giorno prima c’era fra noi.
Non mi parlate adesso degli innamorati o di malati paragonabili. L’innamoramento è una patologia formidabile, per fortuna passeggera. L’amore un’illusione, meno devastante e più duratura, in media, ma per fortuna non eterna. E’ normale che io tenga a una persona di cui sono innamorato, in quella fase sono sotto scacco, non sono padrone delle mie facoltà, io non parlo di questo. Anche perché poi, come ho detto, l’innamoramento svanisce, basta aspettare il regolare decorso, senza bisogno di terapie. Io parlo di ben altro.
-
Se in 55 anni e rotti non ho trovato nessuno davvero disposto a mettere in gioco se stesso per me, e se non c’è nessuno (tranne le piccole eccezioni che ho elencato nell’altro post) che non mi abbia deluso, almeno una volta, anche in piccole cose (non di rado in grandi), credetemi: non dipende da me, non sono un caso particolare, non sono asociale o disadattato, ehehe. Sarebbe meglio se lo fossi: non per me, ovvio, ma per l’umanità. Invece sono un caso tipico. Anche se non è certo tipico il mio esserne consapevole.
-
Scusate se vi ho distratto dalla tv o da pensieri più profondi, in ogni caso quei pochi che sono arrivati sin qua non faticheranno a rimuovere il tutto nel giro di pochi minuti, so che siete bravissimi a farlo.
-
Peccato, a volte sarebbe bello poter volare oltre le nuvole e far finta che non ci sia più nient’altro, ma poi voi mi riportate di colpo su questa terra pesante e umida.
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*QUESTO AVREBBE TUTTE LE CARTE IN REGOLA PER ESSERE IL MIO ULTIMO SCRITTO PUBBLICO*
Sinceramente,
considerando ovviamente solo chi conosco di persona (quindi esclusi attori, artisti vari, vip, scrittori, politici, sportivi, etc);
e mettendoci dentro tutto, le delusioni enormi e quelle piccole, anche quelle infime (son sempre delusioni);
se devo indicare una persona che nella mia vita (55 anni e 5 mesi scarsi) non mi ha mai deluso...
non ho nessuno da indicare.
Mi dispiace, ma è così.
Se qualcuno non è d’accordo, chieda un incontro e ne parliamo: potrei ricredermi, se mi convince. Ma nessuno me lo chiederà, perchè a NESSUNO frega veramente di ME, a NESSUNO frega di NESSUNO, grosso modo.
Forse la mamma, ma perché la giudico con maggior benevolenza. (La mamma è anche l’unica a cui davvero frega qualcosa di me, ma un po’ l’aiuta l’istinto).
Forse anche la figlia non ha mai deluso, ma perché ancora non ne ha avuto il tempo?
Forse i miei quasi figli, è vero. E un amico di recente riscoperta (forse).
Ma è TUTTO.
NESSUN ALTRO.
Vi offendete? Non so cosa farci, dovevo forse mentire per non darvi un infimo dispiacere che tra due secondi avrete già sepolto?
NESSUN altro, quindi, a parte le piccole eccezioni dette. Ed è poco, quasi niente. Troppo poco.
Capite bene che un’analisi di questo tipo è più che sufficiente per buttare tutto nel cesso e chiudere.
Certe sere vedi l’orizzonte come mai prima, e capisci che è solo una riga tracciata pure male.
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Img: Stefano S. on Pinterest
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13.1.2023
*NON LO FATE APPOSTA, LO SO. SIETE COSI’*
(E’ un’attenuante? Non per me, mi dispiace.)
Ho scritto sopra che, alla fine, tolta forse la mamma (coadiuvata da un formidabile istinto, però), a nessuno frega davvero di me.
Non era mia intenzione fare la vittima, è una cosa che accade a moltissimi, quasi a tutti, ma non per questo è meno grave.
E a te, potrebbe chiedere il solone di turno, frega qualcosa di qualcuno?
In verità: sì.
Non sono perfetto, ma in verità, da questo punto di vista (e qualche altro), non sono come la stragrande maggioranza di chi mi sta attorno. Non intendo definirmi migliore (in base a cosa? Ai miei criteri, che però potreste contestare...), ma diverso sì, eccome!
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Per precisare meglio, non esiste nessun essere umano che abbia a 0 l’egoismo, perché in noi vi è l’istinto di sopravvivenza: in mare, se stiamo per morire, prima salviamo noi stessi, poi gli altri (unica possibile eccezione il genitore per il figlio -non sempre però). Quindi possiamo dire che un uomo con egoismo al 5-10% è una persona rara e di valore. Il problema è che qui la gente generalmente sta sopra il 70 alla grande.
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Io questa cosa la sento con chiarezza. Magari molti di voi no, quindi si illudono: nulla di male, illudersi è un aiuto formidabile per chi vuole vivere.
La sento e so che è una delle cause principali del mio disagio di straniero in terra straniera, oltre a quella di appartenere a questa specie solo per tratti genetici, non certo morali. Alla fine sei solo perché nessuno, davvero, tiene a te al punto di mettere in gioco se stesso.
A volte penso di chiedere qualcosa a una persona. Perché ho bisogno, o anche solo per fare un “esperimento sociale”. Ma poi rinuncio subito, perché so che sarebbe tempo perso, otterrei solo dei no, o dei sì forzati che valgono come no e che deturperebbero pure quel barlume di finto rapporto che fino al giorno prima c’era fra noi.
Non mi parlate adesso degli innamorati o di malati paragonabili. L’innamoramento è una patologia formidabile, per fortuna passeggera. L’amore un’illusione, meno devastante e più duratura, in media, ma per fortuna non eterna. E’ normale che io tenga a una persona di cui sono innamorato, in quella fase sono sotto scacco, non sono padrone delle mie facoltà, io non parlo di questo. Anche perché poi, come ho detto, l’innamoramento svanisce, basta aspettare il regolare decorso, senza bisogno di terapie. Io parlo di ben altro.
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Se in 55 anni e rotti non ho trovato nessuno davvero disposto a mettere in gioco se stesso per me, e se non c’è nessuno (tranne le piccole eccezioni che ho elencato nell’altro post) che non mi abbia deluso, almeno una volta, anche in piccole cose (non di rado in grandi), credetemi: non dipende da me, non sono un caso particolare, non sono asociale o disadattato, ehehe. Sarebbe meglio se lo fossi: non per me, ovvio, ma per l’umanità. Invece sono un caso tipico. Anche se non è certo tipico il mio esserne consapevole.
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Scusate se vi ho distratto dalla tv o da pensieri più profondi, in ogni caso quei pochi che sono arrivati sin qua non faticheranno a rimuovere il tutto nel giro di pochi minuti, so che siete bravissimi a farlo.
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Peccato, a volte sarebbe bello poter volare oltre le nuvole e far finta che non ci sia più nient’altro, ma poi voi mi riportate di colpo su questa terra pesante e umida.
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*FINZIONE E SOLITUDINE*
La vita non ha un suo senso, questo direi che è assodato, per me. Se qualcuno di voi non è ancora d’accordo con me, non importa: so aspettare.
Il senso occorre darglielo.
La religione è un modo, uno dei tanti, che come sapete non approvo.
Poi, ce ne sono altri.
Darglielo ti aiuta a vivere, e vivere con un senso è meglio che vivere insensatamente, questo è lapalissiano.
Ma devi crederci, appunto.
La vita, alla fine, è una finzione: il senso è una finzione che costruiamo per noi stessi.
Quasi mai diciamo alle persone che conosciamo cosa ci passa per la testa e il cuore.
Fingiamo? Sì. Ma volte fingere non è disdicevole; lo sarebbe dir tutto.
Se io dicessi a tutti quel che penso di loro la vita sarebbe impossibile, o per lo meno le relazioni sociali. Lo stesso se dessi sempre seguito a quel che sento per una persona, in negativo o in positivo.
Occorre frenarsi, sopire, dissimulare.
Ci sono le convenzioni, le piccole ipocrisie, la paura di avere una delusione, la paura di dare un dispiacere, il timore di far danni, i legami già esistenti...
E così ci muoviamo su questo palcoscenico recitando una parte.
Non sto parlando di chi imbroglia o mente, non equivocate: sto dicendo cose molto diverse.
Spesso la persona che non rendiamo partecipe di tutto quello che sentiamo avverte che c’è molto altro, oltre al detto e al fatto; ma è tutto. A volte non ha interesse a conoscere la verità, perché non prova interesse per noi; a volte ha anch’ella paura delle conseguenze e preferisce dissimulare al pari nostro. Qualche volta, infine, scappa.
E’ anche qui che si annida la radice della irrimediabile solitudine in cui è racchiuso ciascuno di noi. Adesso qualcuno fra di voi protesterà, sostenendo di non essere e di non sentirsi affatto solo e di avere parenti e amici stupendi. Vi capisco. Non voglio togliervi un sollievo, ma siamo tutti soli, nasciamo soli e moriamo soli. Alla fine, siamo soli, quando il momento è critico. Ciascuno pensa per sé.
Anche questo continuo trattenersi, se da un lato è salvifico perché rende possibile avere rapporti sociali all’apparenza gestibili, dall’altro ci amareggia, ci azzoppa, ci angustia.
Il percorso è accidentato e incerto, la meta ignota. Ma sappiamo di essere appesi a un filo e che sotto di noi c’è l’abisso eterno. E non possiamo nemmeno contare su un cuore che non sia il nostro, su un solo cuore che non sia il nostro!
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*QUESTO ENIGMA RACCHIUSO FRA DUE DATE*
(Testo fortemente sconsigliato ai materialisti, a chi va di fretta, a chi pensa che amare sia una perdita di tempo, a chi se sente dire sublimazione pensa solo alle noiose lezioni di chimica delle superiori)
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Di matrimonio, amore e morte.
Di te che mi fai morire, di me che muoio e poi rinasco ma solo perchè voglio morire ancora per te.
Dei patti che sunt servanda.
Del cuore che è ingestibile.
Della vita che è un mistero.
Delle cose vere ma che pochi capiscono, eppure restano vere.
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Il matrimonio è abominio quando pretende che tu non possa essere affascinato più da altre persone nella tua vita, da quel giorno fino alla morte.
E’ una pretesa non assurda, ma ridicola. Come cercare di toccare la luna con un dito. Il matrimonio è un’invenzione umana, piuttosto scadente fra l’altro. Lo scopo è combattere il disordine sociale che inevitabilmente si produrrebbe, questo è vero. Ma potrebbero esserci soluzioni migliori, ci avete mai pensato?
Col matrimonio (o anche senza, meglio) tu fai un patto con un’altra persona, del tuo sesso o di sesso diverso, e magari ci fa un figlio (che è un progetto immenso). Ma cosa vuol dire che “deve” durare per sempre? Se mutano le cose, può venire meno il patto, o cambiar natura. Quel che non va bene è violarlo di nascosto, come non va bene violare qualunque patto. E quel che non va bene è non mettere al primo posto il figlio.
E soprattutto altre persone possono stregarti, è normale. Siamo otto miliardi su questa sfera deforme che rotola in silenzio nello spazio freddo e buio. E la vita è un lampo in una lunga notte, e i tuoi occhi feriscono come lame affilate da un arrotino diavolo in una notte senza luna.
Il fatto che un’altra persona o più persone ti piacciano, o che le stimi, o che le desideri, non ti rende un essere umano schifoso, conferma solo che sei un essere umano. Quando ti sposi, non cessi di vivere. Se lo fai, il tuo matrimonio è generalmente segnato.
Se lasci gli amici, gli interessi, se ti chiudi in una torre con la moglie o col marito prima o poi la torre franerà.
Sposarsi è ben altro. Fare un figlio è ben altro.
Anche a tuo figlio devi insegnare che altre persone possono piacerti, non c’è nulla di male. La gelosia è guano, il tradimento è guano, ma anche la pretesa di smettere di vivere dopo quel sì.
E l’essere umano è mutevole, cambia idea, opinioni, anche sulle persone. Pretendere l’impossibile da un essere umano è sciocco.
Le religioni sono una sciagura. Anche se aiutano molti a sopportare l’indicibile tragicità di questa vita che aspetta la morte, di questo fulmineo e insipido passaggio terreno.
Scendendo a un livello più pratico, a me piacciono alcune persone, donne e uomini e incerti, e molte no. Anzi, sono molte di più quelle che non mi piacciono! Ma cosa c’entra col matrimonio? Dovrei mentire e far finta che non mi piace nessuna persona al mondo tranne mia moglie (o mio marito)? Sarebbe stupido e inutile.
Io sento il tuo cuore e mi piace, vedo il tuo corpo e mi piace, ascolto la tua voce e mi piace, ascolto il tuo silenzio e mi piace, vedo come ti muovi e mi piace, vedo come stai ferma e mi piace, ci sei e mi piaci, non ci sei e mi piaci ancor di più, vedo i tuoi occhi e muoio ogni volta per poi rinascere, ma rinasco solo per poter di nuovo morire guardandoti.
E allora?
Non tradisco un patto, al massimo lo chiudo.
E’ questione di stile. Di essere uomini, nel senso di esseri umani, non di maschi.
E non cerco di rovinare la tua vita o il tuo patto, sarebbe scorretto.
Non metto me stesso davanti a tutto, davanti a te.
Ma non posso dire che non mi piace nessuna donna o nessun uomo da quando mi sono sposato, sarebbe stupido assai e sarebbe stupido chi ci credesse. L’ipocrisia è bella e fa fine in società, ma vale zero.
La vita è questa, pochi desideri riesci a soddisfare, e in genere quando li soddisfi uccidi la magia, quasi sempre. Non se ne esce.
Ma io non posso non vibrare quanto ti vedo o ti penso.
Questo vuol dire che sono un pessimo marito? Proprio per niente, scordatelo.
Sposarsi non vuol dire morire. Vuol dire vivere con un’altra persona, condividere un progetto. Ma sei sempre tu, anche dopo quel sì, non diventi altro, non ti annulli. Il matrimonio è l’unione di due persone, non la fusione o l’annullamento di due identità.
E poi il tempo passa, tutto cambia (anche l’altra persona...).
Insomma, io non sono ipocrita.
Se mi chiedi se mi piaci, ti dico eccome.
Forse mi piaci perché ti conosco poco? Chissà, può essere...
Ma guarda che a me tu non dici nulla, potresti dire e so che diresti.
Lo supponevo, sai?
Ma questo non cambia le cose... Mi piaci non perché ti piaccio, ma perché mi piaci! Certo, il fatto che non ti piaccio non è bello, ma del resto io sono sposato, quindi è indifferente, è tutta sofferenza virtuale, sebbene reale. Sarebbe sofferenza in ogni caso. Anzi, non è solo il fatto di esser sposato, è il fatto che io rispetto la vita degli altri. Ti vedo e muoio, ma in un angolo buio, senza infastidirti con la mia morte. Sublimo la mia sofferenza, esalto la mia passione, innalzo il mio desiderio e poi ricado giù e mi sfracello in mille pezzi, ma tu non avrai noie, io faccio tutto nel mio angolo. Non sarai colpita da schizzi. nemmeno ti accorgerai di questo mondo che inizia e finisce e poi ricomincia.
E non pensare che io sia gentile perché mi piaci. Sbaglieresti. Io sono gentile e disponibile (quasi) con chiunque, e di certo con chiunque io valuti come persona di valore. Insomma, non devo desiderare una persona per essere disponibile, la mia vita parla per me. Sarebbe do ut des, io invece do e basta, non posso fare a meno di dare, forse è un obbligo più che un merito, ma è così. Però di certo non do per conquistare... non è il mio modo di fare. Certo, do anche a chi adoro, e questo può generare il fraintendimento. Certo, do tanto a chi trovo eccezionale come persona e, lo so, questo può rovinare quel che pensi di me: potresti finire a pensare che faccio cose solo per un fine, e come darti torto? Molti lo fanno... Ma nel mio caso sbaglieresti un poco.
Voglio soffrire ogni volta che ti penso, che ti vedo, che ti sento. Lo voglio fortissimamente. Voglio morire e voglio che sia tu a trafiggermi.
Questo mi rende un cattivo marito, mi fa trascurare figli, moglie, casa? Scordatelo. Ragioni male. Io fin quando remo, remo con tutto me stesso, strappandomi i muscoli. Non troverai appunti da farmi. Io cado in piedi e lascio la nave per ultimo, sempre.
Ma se ti vedo muoio e poi rinasco, le due cose non sono incompatibili.
Ma io sono quel perfetto marito e padre e sono anche quello che quando ti vede pensa di essere fortunato solo per poterti vedere anche due soli secondi in una vita.
E’ difficile da capire, pochi ci riescono.
Ma non per questo è meno vero.
Perché dovrei forzare? Rompere tutto? Portare le nuvole in un cielo sereno? So bene poi che non sono ricambiato, non importa, forse non riesco a far capire tutto di me, ci sta, ma io non provo qualcosa per qualcuno per poi necessariamente riaverla indietro da quel qualcuno. Certo, tutti vogliono essere amati, anche io, ma non è questo desiderio che origina il mio.
Alla fine tu hai la parte migliore in commedia, o meglio: la più comoda. Non avrai sconquassi e senti come ti guardo e come ti penso, non può che farti piacere. Cosa si può volere di più, soprattutto quando non si vuole nulla di più?
Ma io non mi lamento della mia parte.
Conoscerti è già un privilegio.
Il resto è nel grembo del Caso, come le nostre misere vite, così piene di cose, coì infinite e indescrivibili, eppure così infime e fragili.
Alla fine siamo persone e ognuno di noi ha un mondo infinito dentro di sé, anche il peggior uomo al mondo.
E’ normale stimare una persona stimabile, provare simpatia per una persona simpatica, affetto per una persona cara, morire e poi rinascere ogni volta per una persona che ti fa morire per il solo fatto di esistere e che posa gli occhi sia pure distrattamente su di te.
Nessun dramma, è normale.
E se sarà dramma, sarà un dramma personale, insondabile, di cui nemmeno avrai il sospetto. Misterioso come è misteriosa ogni esistenza, ognuno di noi, ogni singolo istante di questo enorme enigma racchiuso fra due date che chiamiamo vita.
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Forse voglio solo continuare a sognare come sarebbe averti.
Avere di più potrebbe rovinare tutto, come spesso accade.
Capitalizzo ogni attimo che il caso mi concede di vederti o parlarti.
Alla fine, quel che io provo per te non cambia, nemmeno se tu non mi consideri.
Non è un do ut des. Ma un ama e basta, anche se non mi guardi nemmeno.
Alla fine sono questi gli unici veri amori, se mai esiste un amore vero.
E poi un sentimento non si impone. A volte insistere serve, lo so per esperienza, può essere addirittura decisivo: ma non mi piace elemosinare amore.
L’amore si dà e basta.
Se tu lo dai e l’altro no, va bene così.
Puoi sempre ucciderti, o sublimarlo.
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*GLI STUDI PROSEGUONO*
Un tempo ci si frequentava. Poco, ok.
E si giocava sul fatto che io ero fidanzato e poi sposato, quindi out essendo fedele (all’epoca ero così tenero).
Poi i casi della vita hanno diradato gli incontri, del resto già rari, e sono passati anni, in cui io non ho cambiato idea, ma tu sì.
E’ così che si butta nel cesso un rapporto magari minore ma che non meritava questo. Le cose vere, anche se minime, sono preziose.
Non è una specifica della mia vita, ma mi è già successo. Penso che la causa sia che ho livelli di costanza non banali.
Del resto, davvero nulla è successo che possa spiegare questo.
Diciamo che si cambia e ieri ti piaceva la marmellata, oggi ti fa vomitare.
E questa è l’ipotesi migliore!
Sto esercitandomi nella nobile arte della rassegnazione, da anni. Non è facile. Gli studi proseguono. In questo mondo è essenziale essere abili in questa specialità.
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*VIVO GIORNI IGNOBILI*
Sono giorni di grande confusione e anche di grande scorrevolezza.
Faccio cose che non avrei detto e che non servono a molto (perché, vivere, a che serve?).
Sono giorni che rimpiangerò come tutti quelli passati (io rimpiango anche le tragedie), ma sono anche giorni francamente ignobili.
Se li analizzo non reggono all’esame più benevolo: regna l’inutile, il futile, l’insensato. Manca una visione, un futuro, un’idea e la voglia di andare là fuori a prenderla senza pensare alla Parca che d’improvviso ti spezza il filo. Sono a un passo dallo stop, quindi non facciamo i difficili: in un modo o nell’altro vado avanti, mi alzo, lavo, vesto etc. Fermarsi sarebbe la fine. Eppure so che è una prospettiva vicina, che sfioro di continuo, forse corteggio.
So che vi piace quando parlo di me: siete curiosi. Anch’io: scrivo infatti per capirci qualcosa, in questi mondi che ho dentro di me. Il mio psichiatra, poi, ne approfitta per saltare una seduta e addebitarmela lo stesso: si studia il post, dice, e ci mette tanto. E’ un po’ paraculo ma è un buon psichiatra; solo, ha beccato un caso irrisolvibile e lo sa, ma siccome gli rende, lo annaffia e lo concima con cura. Ehi, dottò, stavo a scherzà, eh! (È permaloso come un gatto permaloso). Si chiama Arturo (non è vero). Ciao doc, a giovedì solita ora, per me il solito eh, muahahahahaha (è astemio, lo pòssino...)
Prima vivevo senza chiedermi il perché e senza accorgermi: lo stato ideale. Molti la chiamano felicità, ma la felicità non esiste. E’ semplicemente andare avanti senza farsi domande, uno stato assolutamente ideale che ti consente di fare il tuo su questo mondo e poi di sparire nel nulla per sempre con questo bel fottut0 tuo.
Adesso invece sono vicino a farmi quelle domande che mi renderebbero impossibile affrontare un secondo in più di questa roba. Faccio la corte all’abisso, forse voglio portarmelo a letto. Esso resiste, ma fino a quando? Sedurlo vorrebbe dire chiudere qui.
Vorrei essere amico mio e poi sparire per vedere quanto, se e per quanto mi mancherei: avrei sorprese, lo so.
So che il 50% di voi non avrà capito che il 30% di quello che ho scritto (l’altro 50% niente), ma non allarmatevi: sono io in cura da Arturo, non voi, ricordate? Ha un divano comodissimo. Del resto con quello che mi scuce la sua solerte segretaria (yup, una ciliegia succosa) il divano l’ho pagato io, ho scelto bene: ho gusto.
Tornando alle cose stupide, vivo questi strani giorni che mi passano davanti veloci e non riesco a fermarli né a capirne il senso. Faccio cose che se solo ci penso mi appaiono non assurde, ma inconcepibili. Ma mentre le faccio mi sembrano così normali... Le faccio come fossero le cose più normali del mondo, poi ci ripenso e mi chiedo se davvero le ho fatte. Eh sì, le ho fatte, e per intero, e più volte e vorrei rifarle, anche se pensandoci sono inammissibili e inconcepibili, ma so che le rifarò e le riconsidererrò come pazzesche.
Non so dove sono diretto. Penso sia una deriva. Comunque curiosa.
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*POCO AMICI*
Alcune persone (amici, sebbene su questo termine grande sia la confusione sotto il cielo) vorrei vederle/sentirle di più.
Pochi, eh: non sono uno da grandi folle.
Anche solo sentirle, maggiore condivisione dei fatti del giorno, dei fatti della vita.
Maggiore complicità sulle piccole e futili cose, maggior gusto nel condividere le facezie.
E invece non accade.
Perché?
Proviamo a spiegarlo.
(Siete ancora in tempo a passare ad altro, so che su rete 4 danno una cosa buona, approfittatene, non accade dal 1989)
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1.
Intendono il matrimonio (o il fidanzamento) in un modo che reputo profondamente errato. Errato alla radice. E, tranne alcune eccezioni, fonte di possibili guai. Sposarsi non vuol dire buttare nel cesso tutte le amicizie, femminili e maschili, fin lì maturate. Se uno rinuncia a vedere amici, ad avere interessi anche solo suoi senza il coniuge, a uscire da solo qualche volta, pone le basi per il fallimento del rapporto (non sempre, spesso). Sposarsi non è annullarsi nell’altro. Quanto alla gelosia, è una patologia ed è comica. La gelosia non ha mai impedito nessun tradimento e nessuna rottura, anzi: se fa qualcosa, è per incentivarla. Io sono troppo arrogante e presuntuoso in amore per essere geloso, mai stato.
Intendere il matrimonio in questo modo vuol dire seccare un’amicizia. Continuerà parzialmente, forse e non sempre, come amicizia fra famiglie, ma il rapporto originario è andato e soprattutto questa è una forzatura insensata.
Nel mio matrimonio (una figura che andrebbe studiata da eminenti studiosi, ma proprio dai più capaci) non funziona così: ciascuno esce anche per conto suo, con i suoi amici, fin dal primo giorno. E ha, nei limiti, interessi suoi (dico nei limiti perché io non sono un tipo da cocktail ogni sette giorni). Questo rende il mio matrimonio più forte? Proprio per niente. Semplicemente, fare il contrario è assurdo. Non lo si fa per rafforzare l’unione, semmai lo si fa per non ferirla e per non fare una vera assurdità.
2.
Sono persone deluse da precedenti esperienze e non più trentenni, quindi spesso sono caute e bloccate. Non vogliono muoversi dalla posizione che occupano sullo scacchiere, non un solo passo in avanti. Rifiutano possibili evoluzioni del rapporto a priori. E’ comprensibile? In parte. E’ snervante? Moltissimo. Fa stare male chi subisce questa tattica insensata e ingiusta proprio perché generalizzata e aprioristica.
3.
Non hanno piacere a frequentarmi e/o ad approfondire il rapporto esistente.
Certo che esiste questa ragione, non posso non considerarla.
Ragazzi, esiste anche chi mi schifa, occorre prendere atto di questa insensatezza!
Mi chiedo perché, allora, continuino a essermi amici. Abitudine? Interesse? Pietà? Non saprei.
Comunque, fosse solo la spiegazione 3 ad essere quella giusta, me ne farei una ragione in due decimi di secondo: non tutti possono avere gusti ottimi. Ma così non è...
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Sull’amicizia aggiungo una cosa, già accennata altre volte. I miei fedeli lettori se la ricorderanno; a proposito, saluto quei cinque.
A 55 anni ho deciso (da alcuni anni) che non ho intenzione di farmi nuovi amici. La ragione? Tante, una non è dissimile dalla numero 2. Eh, ma allora, direte voi, ci caschi pure tu! Non proprio. Io non ho intezione di farmi nuovi amici, mentre il discorso affrontato in questo perdibile post riguarda chi è già mio amico o conoscente: questi rapporti non li disconosco e ne accetto qualsiasi eoluzione o involuzione. E’ partire invece dal presupposto che un rapporto deve finire causa matrimonio o non può evolvere in nessun caso che mi ferisce e disturba. Se un rapporto esiste, io non pongo limiti.
Tornano a me e a questa postilla (anche se non scritta a mano come le postille), in futuro io potrò rovinare amicizie esistenti, farle evolvere o far crescere una conoscenza allo stadio di amicizia, ma basta nuovi amici, grazie, e basta nuovi amori: al massimo, sesso senza sentimenti che non siano quelli di pace e fratellanza universali. Ho già dato.
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Resta quel che ho detto. Sono vittima di questo blocco che impedisce qualunque movimento a rapporti che potrebbero e dovrebbero crescere o disfarsi liberamente.
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*FILI SPEZZATI E SPAZZATI VIA DAL VENTO*
Ci sono persone che sento meno o non sento più.
Perché? Non saprei dire. Ma generalmente non perché lo voglio io. Accade perché io dopo un po’ non insisto, non sono invadente. E perché gli altri ti dimenticano, quando hanno un nuovo amore o un lavoro interessante. Vorrei sentirle ancora, vederle, ma non mi impongo mai. Non perché mi sottostimi, anzi: mi stimo assai. Ma, come si dice, de gustibus. E poi alcuni ti usano quindi è normale che se non servi più tu venga riposto nell’armadio.
Poi le cose cambiano, magari son di nuovo sole, o attraversano periodi bui.
Ma io non mi faccio vivo, anche se sinceramente vorrei: non voglio dare l’impressione di pasteggiare coi cadaveri dopo aver volteggiato a lungo intorno a loro nel cielo.
Se per caso ci si risente, noto un tono che non mi piace, o discorsi falsi, scuse stupide.
E così, senza un vero motivo (che non sia lo scarso attaccamento altrui, e la vacuità delle anime) finisce qualcosa che era nato e che prometteva meglio.
Del resto è difficile sotto questo cielo imbattersi in qualcosa di autentico, capace di sfidare la morte. Non ho detto vincerla, ho detto sfidarla.
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*NON POSSO ACCETTARE CHE TUTTO QUESTO MI SIA PORTATO VIA*
Rimpiango ogni secondo passato della mia vita, anche quelli terribili.
Perché se ne sono andati e mai più li rivedrò.
Cenere che il vento ha disperso.
Se guardo indietro, l’abisso mi attira e mi distrugge.
Anche l’attimo che ha fatto nascere in me questa riflessione è già perduto.
Questa vertigine temporale senza inizio e senza fine, senza senso, che ingoia qualsiasi cosa, mi devasta.
Vorrei rivivere molti attimi, molte giornate.
Anche quelle pessime, per vedermi vivere, per rimediare agli errori, per rifarne.
Vorrei tornare indietro e avanti, a piacere, immergermi di nuovo nell’aria di quei momenti perduti.
Vorrei stare di nuovo sveglio intere notti, e vagare dentro di me per giorni e giorni.
Vorrei sentire ancora il profumo di certi prati la mattina, vedere il colore di certi cieli la sera, essere sovrastato dalla immensa azzurrità di un cielo troppo grande per farsene una ragione.
Vorrei ancora scoprire per la prima volta tutto quel che non sapevo.
Vorrei essere adesso in quel parco a settembre, provare quello che provai con lei, cercare di farmi del male la sera senza riuscirci, uscire da me e poi rientrarci, senza capire più niente.
Non voler più andare avanti, e proseguire.
Vorrei rivedere certe persone, rifare certi discorsi.
Vorrei rifare certi viaggi, certe andate e certi ritorni.
Riscrivere certe cose, rifare certi sogni, morire cento volte come sono morto dentro parecchie volte.
Per poi rinascere più disilluso di prima.
Dare più abbracci.
Osare di più.
Prendere le cose più alla leggera.
Vorrei provare di nuovo certe delusioni e certi illusori piaceri.
Sentir bruciare sulla pelle di nuovo quelle ferite.
Respirare ancora certe attese.
Piangere lacrime amare nel gelido vento di una sera sul bordo di una strada illuminata e deserta.
Vorrei ancora sentirmi perso come dopo certi rifiuti, solo dopo certe serate, triste e vuoto dopo certe notti passate a sfogare gli istinti senza placare i dolori.
La morte è lì che mi aspetta. Non so quando si parerà dinanzi a me il suo volto di sfinge beffarda, ma so che è lì che mi aspetta dal primo istante in cui vivo. E’ con me da sempre. La odio con tutte le mie forze, perché solo che è più forte e mi annienterà. E mi coglierà di sorpresa e sempre troppo presto, ponendo fine anche a questi lancinanti rimpianti.
E quel che resterà sarà, ancora una volta, solo orrida cenere.
Siamo niente e di noi non rimarrà niente.
Tutto questo infinito mondo che ho dentro, tutte le cose inespresse che esplodono dentro il mio petto ogni istante di questa lurida via crucis, senza riuscire ad uscire, senza riuscire a toccare il cuore di nessuno e a cambiare la vita di nessuno, saranno come mai esistite.
Non posso pensare a questo spreco, non posso accettare che il tempo si mangi tutto per sempre e che l’attimo sia solo un fantasma che ride in modo volgare.
Non posso accettare che tutto questo mi sia portato via, quello che ho fatto e quello che non ho fatto, quel che ho detto e quel che non ho detto, i miei sogni, le mie paure, i grandi progetti, le più meschine abiezioni e i più stupidi e insulsi giochi, e tutti i miei spaventosi rimpianti e i miei acuminati e feroci ricordi.
Vorrei dirti ora quel che penso di te e di noi due, ma non ci riesco.
Vorrei fare quello che sogno, ma non ne ho la forza e il coraggio.
Vorrei fare cose definitive, agire con violenza su questa realtà, schiaffeggiare la vita per far uscire quello che mi brucia dentro, che mi consuma senza tregua giorno e notte, ma non ce la faccio.
Ti sto aspettando da sempre. So che farai strame di me. So che sei ingiusta e parziale, colpisci a caso e con gusto. So che per te sono niente. Il tuo compito è annientarmi. Sono qui. Non sono pronto e non lo sarò mai, e mai ti accetterò, mai ti rispetterò. Da me non avrai rese o disperazioni ma solo odio. Ti temo quanto ti disprezzo.
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autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
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