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domenica 7 maggio 2023

Discorso ragionato sulla serenità, con amari riflessi autobiografici (che ho...

DISCORSO RAGIONATO SULLA SERENITA’, CON AMARI RIFLESSI AUTOBIOGRAFICI (che ho nascoto qua e là per costringervi a leggere tutto)
La salute (fisica e psichica) la do per scontata.
Lo so, do per scontato un bene che non lo è e che è essenziale (il più importante) e che non di rado manca.
Ma la do per scontata ai fini del ragionamento che vado a fare, altrimenti sarebbe inutile farlo e voi perdereste l’occasione per essere infastiditi da un post.
Se nel discorso ci infiliamo la salute, addio. C’è sempre qualcuno che sta peggio di te, al mondo. Anche se, poniamo, tu avessi problemi di salute gravi, qualcuno li avrà gravissimi, quindi dovresti sempre smettere di lamentarti per qualsiasi cosa. Ti manca un braccio? Pensa a chi non li ha entrambi, e smettila di lamentarti se non riesci a prender sonno per l’angoscia o se non arrivi al venti del mese, “i veri problemi sono altri”. E via dicendo. Ecco perché, come detto, non ce la infilo.
Un’altra considerazione la meritano i quattrini. Non danno la felicità, dice il saggio. E’ vero. Anche il melo non dà lingotti d’oro ma mele, ma chi si aspetta lingotti da un melo? E poi la felicità manco esiste. Assodato che, essendo pieno di denaro, non cercherei di acquistare la felicità e non mi stupirei di non essere ancora felice, i quattrini però ti risolvono TUTTI i problemi di natura materiale, che rappresentano una fetta considerevole dei problemi di un uomo, anche se non tutta la torta. Ti aiutano in tutto, perfino nel combattere la morte, entro certi limiti, è evidente (la morte ha sempre un jolly in mano). Non danno la serenità, ma ti aiutano a simularla bene. Eliminiamo dal discorso anche i quattrini, a patto però che nessuno osi più dire la banalità sopra riportata.
Veniamo al nocciolo. Cosa determina (tolta la salute -che è la base di ogni cosa- e tolto il fattore denaro, assai importante) la serenità di un essere umano? Una vittoria fuori casa? La vicina che si fa la doccia con la finestra socchiusa? Un riconoscimento sul lavoro o un dieci a scuola? No. Queste cose danno un istante di godimento. Buttalo via, potrebbe dire qualcuno, e avrebbe ragione, ma qui parliamo di serenità, uno stato diverso: riguarda tutta la sfera vitale e dura poco o un po’ di più, ma non un istante (o la durata di una doccia).
Ebbene, secondo me la serenità, quello stato che inspiegabilmente elimina le nubi dal cielo dei tuoi pensieri, che ti fa assaporare un minimo il presente, che ti fa far pace col passato e non permette al futuro di intimorirti troppo, dipende da questo: se stai vivendo la vita nel modo che vorresti, e in quale grado, o no.
Certo, lo so: se hai problemi di salute, tu o in famiglia, la serenità è esclusa. E anche se non hai quattrini. Ma mi sforzo di trovare la definizione di serenità al di là della salute (essenziale) e del denaro (importante).
Io, per esempio (se non parli mai di te è inutile che scrivi su un social), non sono soddisfatto dell’andamento della mia esistenza terrena. Certo, ho una salute più che accettabile (ma in un secondo cambia tutto e il tempo comunque lavora contro di noi) e non sono ancora finito in guai seri, questi sono due fattori che riconosco volentieri. Ma questa insoddisfazione è decisiva, stante la mia definizione. 

Arrivato a questo punto, molte cose sono immodificabili ormai: non è pessimismo, è realismo. Alcune forse sono ancora correggibili, ma occorre individuarle, volerle e saperle correggere e comunque fra queste ne vedo poche di decisive, poche o nessuna.
Alla fine io, fino ad oggi (del doman non v’è certezza), non ho mai recato danno a nessuna persona o animale, né volendo né involontariamente: può essere poca cosa, per molti, ma è una base importante. E non l’ho fatto certamente per buona sorte (se investi la vecchina sulle strisce per distrazione, c’è poco da fare) ma soprattutto per decisione; o se volete chiamatela predisposizione. Non so dire se è tutto merito, comunque è così. Non penso di essere il migliore del mondo, ma so di non essere fra i peggiori. 
Soprattutto, penso che avrei meritato di più, ecco la chiave.

Lo so, pare una lamentela sterile e presuntuosa... Eccone un altro che non è mai contento di quello che ha e che non sa apprezzare il fatto di avere cibo e salute (ma non s’era detto di eliminare dal discorso lo stato fisico e psichico?).
Cerchiamo di intenderci. So bene che uno potrebbe dire: per avere di più avrsti dovuto darti da fare di più. E, in buona parte, è vero. Ma qui c’entra un altro discorso che adesso non affronterò: la mia fondamentale inadeguatezza alla vita, perlomeno a come la vita è intesa e si sviluppa nella comunità di esseri umani che popola questa sfera oblunga che gira nello spazio.
In ogni caso, penso che avrei meritato (o, vedendola in maniera ottimista, meriterei) di più per quello che ho fatto. Forse insufficiente ad avere molto di più, ma tale da farmi dire che qualcosa di più sarebbe stato giusto averlo. 

La sensazione che la tua vita non sta procedendo come avresti voluto, o come pensavi da piccolo e poi da giovane, è disturbante, non sapete quanto, o forse lo sapete, chissà. E si accompagna alla sensazione che ormai se i giochi non sono fatti poche sono le correzioni di rotta possibili.

So di aver fatto alcune scelte sbagliate.
Ma so anche che quasi tutte le ho fatte così perché io sono così. Quindi non penso che avrei potuto far diversamente. E’ una consolazione? No. Ma devo dirlo, se penso che sia vero.
E comunque non chiedo quel che avrei potuto avere facendo cose diverse, ma quello che dovrei avere, secondo me, avendo fatto quello che ho fatto.

Questa sensazione è quella che poi mi inquina tutto.
Vedere che altri (pochi, eh, ma ci sono) meritavano meno di me e hanno avuto di più scoccia, è vero. Ma non mi aiuterebbe stroncarli o riportarli al livello che secondo me competerebbe loro.

Mi chiedo perché non ho quel che vorrei e che davvero, se lo esplicitassi, vi apparirebbe poca cosa. Ma per me poca cosa non sarebbe.
Alla fine io non ho esigenze impossibili o desideri infiniti, proprio il contrario.

E’ questo che rende ancora più insopportabile il tutto.

Per quanto tempo ancora sarà sopportabile l’insopportabile? 

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it) Per tornare alla home page clicca qui. Se questo blog ti interessa e vuoi essere aggiornato sui suoi contenuti iscriviti al mio feed oppure seguimi via mail. Se vuoi segnalare questo articolo clicca sul titolo del post e vai a fondo post.


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