“Ogni partita una festa sarà...”
Ditemi se non teniamo fede a questo principio!
Questa canzone è parte dei testi sacri e contiene molti principi fondanti dell’essere blucerchiato.
In questi giorni, in questi anni, dirsi doriani potrebbe essere difficile, ma non lo è per chi è doriano davvero: perché è proprio quest’anno che ci ha unito ancor di più, e mai, dico mai, in 56 anni mi sono nascosto, e quando si perdeva e quando si vinceva. Dirsi doriano è così bello: è un segno di grande valore e degno di rispetto, è sport puro e bello, è vita.
Rivendico la mia sampdorianità come sempre e più di sempre, son tempi duri ma non poi così tanto se dentro hai questo fuoco.
Proprio in queste ore si dice che sia in corso un incontro con chi, dopo aver avuto questo gioiello di società, col bilancio sano, una storia da favola e un pubblico incredibile, in regalo (pagò un euro, il tizio che aveva superato tutti i filtri del fenomeno), l’ha distrutta, portandola sull’orlo del fallimento, dopo aver creato immani voragini debitorie. Se avesse un briciolo di dignità, un tizio che ha ricevuto in regalo una società e l’ha distrutta ripagherebbe tutti i debiti, o quato meno chiederebbe scusa al mondo, umilmente, senza pretendere nulla e facendosi da parte. Invece costui insiste e chiede decine di milioni per salvarsi il kulo, e così facendo sta condannando diverse imprese al fallimento (i creditori) e una società sportiva che ha fatto la storia e che è nota in tutto il mondo al fallimento.
Non c’è partita fra noi e lui, fra noi e quelli che da mesi, da anni, stanno remando contro. Noi siamo il pulito, noi siamo la faccia buona e pulita del calcio. Comunque andrà, noi abbiamo già vinto e il marcio ha perso.
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