mercoledì 12 novembre 2025
Lenta parabola ma inesorabile
Purtroppo non esiste un organo di controllo né una legge che impedisca di diventare proprietario di una società sportiva a uno che intende usare il denaro di quella società per sanare i suoi debiti pregressi. Cioè: la legge esiste, ma la sua esistenza non impedisce che quel che configura come reato accada senza problemi. Né a uno che, pieno di soldi, sia un assoluto incompetente relativamente al settore in cui ha investito e non sappia di esserlo (cialtrone) e quindi distrugga involontariamente la medesima società senza turbarsi se ciò comporta un esborso monetario notevole ma irrilevante rispetto al suo patrimonio complessivo, tanto da poter definire questa attività un semplice hobby nel paniere delle sue attività lavorative e non. Poi c'è una città e c'è una tifoseria, una delle più corrette e appassionate, che sono ostaggio da tantissimi anni di personaggi come questi. E c'è una storia vilipesa e infangata e uno schifo che pare non avere fine. Tutto questo sullo sfondo di un panorama calcistico italiano governato da dinosauri e dominato da squali e di una controparte cittadina che, se possibile, ha da molto più tempo un destino ancora più miserabile e senza alcun senso e prospettiva ma non perde occasione per gioire delle disgrazie altrui, non avendo mai conosciuto il sapore della gioia per un proprio successo.
Non c'è niente di peggio di un incompetente che sia così arrogante da non sapersi incompetente e quindi bisognoso di essere affiancato da chi se ne intende.
Purtroppo non vedo vie di uscita, anche perché in Italia mancano imprenditori seri che vogliano affrontare una sana sfida nel settore sportivo, anche in nome dell'amore per una terra o per una bandiera: solo mezze cartucce che comunque non riuscirebbero mai a mettersi d'accordo.
Dopo così tanti anni, questi ancora parlano: i dirigenti di algoritmi e di strategie a lungo termine; gli allenatori di motivazioni e lavoro; i calciatori di momento difficile e voglia di rifarsi per "regalare una soddisfazione ai sostenitori". A un certo punto sarebbe opportuno smetterla di cianciare e di cominciare a fare i fatti; se non si è in grado di farli, sarebbe dignitoso sparire. Le chiacchiere ormai hanno fatto il loro tempo. Non servono più i cambi di allenatore, l'ingaggio di vecchie glorie (che in genere sono di enorme valore e meriterebbero ben altri scenari) al solo scopo di placare i tifosi, i ritiri "per ritrovarsi". Se chi dirige è un incompetente assoluto e chi gioca ha valori tecnici, tattici, agonostici e atletici e umani solo medi o a volte addirittura carenti e fa parte di una rosa assemblata senza denaro e con poco criterio, e chi allena spesso è carente pure lui oppure, se dotato, non è comunque figlio di Dio, il destino è scritto.
Detto del peccato originale (cialtroneria), e senza dimenticare la sfortuna e la persecuzione di arbitraggi spesso indecenti, resta da dire ancora una cosa: alla fine la palla è rotonda e sta a chi va in campo metterci il cuore e i polmoni, ma qui manca tutto.
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