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domenica 30 settembre 2018

Fraintendimenti

In tutta franchezza ho fatto il callo alla possibilità che qualcuno possa offendersi per quello che dico o per quello che scrivo, e non perché io sia un individuo arrogante oppure un cafone o un individuo insensibile o un carro armato che si muove nell'animo degli altri con la stessa delicatezza di un elefante obeso in una cristalleria, no.
Semplicemente per il fatto che il fraintendimento è sempre possibile quando si dicono o si scrivono cose senza timori o infingimenti; l'unico modo per evitarlo sarebbe non dire e non scrivere nulla, oppure dire e scrivere solo ovvietà, fare affermazioni banali, scontate, sui social limitarsi a inoltrare i soliti aforismi o a postare le solite frasette del tipo "che freddo che fa oggi" o "buongiorno, caffè?", e comunque nemmeno in questo caso saremmo del tutto esenti da rischi perchè le capacità di fraintendimento degli esseri umani sono sorprendenti e, infine, tutte le volte che si è chiamati a prendere posizione su una questione, non sbilanciarsi mai, dando un colpo al cerchio e un colpo alla botte, "veltronianamente".
Intuirete già, forse, che non è materia per me.

Il rischio di non essere capiti, o di offendere l'interlocutore, aumenta esponenzialmente quando si fa dell'ironia e dell'intento dissacrante una cifra rilevante della propria scrittura; è evidente che, quando si ricorre all'ironia e si tende a dissacrare tutto quello che gli altri considerano (a torto o a ragione, ma quasi sempre con fanatismo) sacro, i rischi sono maggiori e il terreno su cui ci si muove è più accidentato, ma anche qui il fraintendimento è inevitabile anche qualora ci si muova in ogni caso appropriatamente e con cautela.

Ecco quindi che, in definitiva, se si vuole scrivere o dire quello che si pensa, o comunque esprimersi senza particolari freni e odiose autocensure, ma sempre, si intende, nel rispetto degli altri, si deve accettare questo rischio come inevitabile, come un aspetto facente parte del gioco. D'altra parte è la lezione pirandelliana; noi non siamo una sola persona ma tante persone, siamo quello che noi pensiamo di noi stessi ma siamo anche tante persone quante sono quelle che ci conoscono.

Certamente la soluzione migliore e quasi del tutto esente da rischi sarebbe quella, come detto, di non parlare o di parlare poco e senza squilli, ma sarebbe come dire che l'unico modo per non rischiare una frattura è non muoversi dalla poltrona... Francamente io, che non sono certamente un tipo molto sportivo nella vita, per quanto riguarda la scrittura adotto invece un'altra filosofia: scrivo e dico quel che penso, sempre col mio solito savoir faire, che reputo non proprio indifferente, e se qualcuno si offende me ne faccio una ragione.

Ho già scritto in passato su questo argomento post nei quali facevo notare come se io dico che amo i cavalli questo non vuol dire che sono un proprietario di cavalli o uno che cerca di vendere cavalli o un cavallo io stesso... e allo stesso modo se critico una manovra economica del governo che per esempio aumenti eccessivamente gli stanziamenti per la tutela degli animali domestici questo non vuol dire che necessariamente io sono una persona malvagia o un torturatore di gatti. Forse molti confondono l'essere diplomatici con l'essere supini, l'espressione di se stessi con l'arroganza e la coerenza e saldezza delle proprie posizioni con la litigiosità, e pensano che tutti quelli che parlano siano mossi sempre da un interesse specifico. Certamente questo può essere vero in moltissimi casi, ma non sempre. Non bisogna mai, nella vita, trascurare le eccezioni...

Nel mio caso l'unico interesse specifico è quello di scrivere, attività che mi dà piacere; capisco bene che
costituendo io un'eccezione possa finire per determinare diversi problemi nel giudizio che altri si formano su di me. Ma, davvero, è un problema che non mi riguarda perché, il giorno in cui mi riguardasse al punto da dover stare attento ad esprimere le mie opinioni, sarei sicuramente più amato e più compreso, ma non sarei me stesso.

Ecco quindi che, se a causa di uno di questi fraintendimenti, mi trovo impegnato in una discussione che non avevo preventivato o addirittura ho la percezione che possa essere messa a rischio un'amicizia, ebbene pur dispiacendomi non posso che trarne l'ovvia conclusione che a volte è necessario discutere per far capire alle altre persone
che non hanno capito niente di quello che pensavano di aver capito, del tema trattato e in definitiva di te come persona, e che, parlando in generale, se l'amicizia è tale da poter saltare per via di un fatto di questo tipo, forse non era propriamente quella che si può definire un'amicizia, sempre se, si capisce, vogliamo ancora dare alle parole il significato e il peso che hanno e non assecondare invece la tendenza, che sta prendendo piede negli ultimi anni, di stravolgere il senso delle parole e di usarle a sproposito.


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sabato 29 settembre 2018

Il Genoa è di Genova


Il Genoa non mi piace.

Ma detta così pare che io nutra un risentimento specifico, e questo non è vero.
Diciamo dunque meglio: è una delle quattromiladuecento squadre di calcio per le quali non faccio il tifo. Di queste quattromiladuecento, è l'unica di Genova, cioè della stessa città della squadra per cui invece faccio il tifo (espressione riduttiva).

Io come è noto sostengo la squadra dai quattro colori.
Che sia una squadra di Genova deriva dal fatto che io sono di Genova.
Che sia quella con più colori deriva da un destino benigno.

Tornando al Genoa, non mi piacciono i suoi due colori. Ma insomma, grosso modo sono pure quelli di Bologna, Cagliari e di tanti altri team italiani ed esteri. E non sopporto la tendenza che molti rossoblù hanno a sentirsi superiori, atteggiamento dettato da un altrettanto immotivato (ma esistente) complesso di inferiorità, originato dal fatto che da quando la Samp esiste come Samp-Doria, cioè dalla fusione tra Sampierdarenese e Andrea Doria del 12 agosto 1946, ha ottenuto risultati nettamente e indubitabilmente migliori, sia nelle stracittadine, che in Italia e in Europa.

Tralasciando però questa "spocchia" genoana, e la tendenza a dare eccessivo peso a scudetti certo esistenti e che io riconosco ma, in grande parte, non deve essere omesso, vinti giocando due partite due in un weekend, devo dire che non sento astio nei confronti del Genoa. E nemmeno avverto molto la rivalità, in questo aiutato forse dal fatto che non abitando più a Genova non sono immerso, in ufficio, al bar, per strada, nel clima da stracittadina permanente che là regna. Sono solo infastidito da certi atteggiamenti, tutto qua. A volte, molto infastidito.

Anzi, mi spingo oltre: se non ci fossero quella spocchia e quel fastidioso atteggiamento di molti genoani (non tutti), il Genoa sarebbe per me come quasi ogni altra squadra, tipo il Crotone o il Dortmund, ma meglio, perchè pur sempre genovese! Invece, così, un po' di fastidio c'e'.

Ma, come detto, e qui arriviamo al punto, il Genoa è una squadra di Genova, una delle due squadre più note e gloriose di Genova e della Liguria, 17 trofei in due (contando quelli più importanti)! Essendo di Genova, ed essendo sostenuta perlopiù da genovesi o liguri (la Liguria è una delle due o tre regioni in tutta Italia in cui non è al primo posto il tifo per la Juve), è ovvio che per me il Genoa è preferibile a Juve, Milan, Napoli, Inter ecc. Fra l'altro le prime due squadre citate si fanno odiare già da sole per altri e noti motivi. Mi pare superfluo precisarlo, ma so che molti sampdoriani, specie residenti a Genova, non la pensano così. Il fatto è che non tutti possono essere al mio livello e avere la mia stessa (e, al bando la modestia: eccezionale) concezione di vita e di sport, ovvio....

Concludendo, i genoani son cugini. Siamo tutti genovesi. Quindi siamo rivali, ci prendiamo per il sedere quando capita, ma siamo fra di noi. C'e' fratellanza.
Almeno, io la vedo così. E, attenzione: io sono sampdoriano nell'anima, il mio sangue non è rosso ma blucerchiato.
Tuttavia, Genoa è meglio di Juve, Milan, Napoli, Barcellona, etc.
Sampdoria, poi, è meglio di tutto.

Genova è Genova.
Poi c'e' la Sampdoria, il mio amore di sempre. La squadra che mi rappresenta, che rappresenta la mia città, la mia terra. Che mi ha conquistato da subito (1973) e che sempre amerò.
Non solo come squadra di calcio, sarebbe banale. E' molto di più, è evidente. Vi è un legame di terra, viscerale, oltre che radicato nell'infanzia. Riguarda emozioni ma anche valori che vengono veicolati. E poi quei quattro colori...

Era solo per dire che Genoa buuuu, anzi triplo buuuu, ma Genoa è di Genova ed è società sportiva che come noi non ha santi in paradiso, gioca per diverstirsi, conserva ancora molti sani valori di un tempo, deve remare contro tutto e contro tutti, ed è meglio eccome dei team citati qua e là nel mio post.

Quindi cugini merdacce, certo! Ma son genovesi, quindi anche cugini belli.

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immagine: www punto sportmain punto it
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giovedì 27 settembre 2018

Finta tremarella

Hanno cercato di stuprare la Carta. Per farlo hanno scatenato una campagna mediatica impressionante. Per fortuna sono stati respinti nettamente da un popolo una volta tanto partecipe e saggio.
All'epoca, però, gli stessi che oggi parlano di pericolo per la democrazia solo perché Salvini ogni giorno ne spara una, senza peraltro dar seguito ad alcunchè se non a minuzie, non si scaldarono più di tanto. Anzi, alcuni votarono pure SI al referendum.
C'era il pericolo di uno stravolgimento della Carta e di una trasformazione delle istituzioni e dello Stato in senso autoritario, ma nessuno di quelli che oggi scrive ogni due ore su Salvini mosse un pelo.
Questo significa non avere l'esatta percezione della realtà.
Oggi Salvini perlopiù chiacchiera, e comunque fa parte di un governo in cui è preponderante una forza che sta dalla parte della Costituzione e fornisce ampie garanzie democratiche. Anni fa la Lega governava assieme a un Delinquente Naturale che corrompeva a destra e a manca e si faceva le leggi su misura.
Ma nemmeno allora questi tizi che oggi sbraitano e fingono di tremare mossero un muscolo.
Fateci un favore, occupatevi di altro, ché il vostro giochino e quello dei media servi ha un po' stufato.
Salvini è lo stesso da dieci anni, dice le stesse cose. Unica differenza una volta ce l'aveva pure con i meridionali, oggi un po' meno. Per anni abbiamo tollerato la Lega perchè governava con Papi, i media erano servizievoli. Oggi, essendoci in pista i spaccaCasta, il governo è nemico, Salvini un pericolo pubblico e 9 giornali su 10 (cosa mai vista da quando son nato) pregiudizialmente contro.
L'informazione è marcia e inaffidabile. La Casta resiste. Non fa gli interessi del Paese; del resto, non li ha mai fatti.

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domenica 9 settembre 2018

Metoo e ragni morti

Corteggiare una donna, oggi, è pericoloso, dice.
Vero, con l'aria che tira. Con uomini costretti (?) a dimettersi perchè vent'anni fa sfiorarono il ginocchio di una tipa a una cena, che fa già ridere a dirlo.

Al di là però della barbarie altrimenti detta "metoo", un bel boomerang puritano e insensato che, partito da premesse sacrosante, è poi degenerato e adesso sta ammorbando l'aria delle società anglossassoni, è vero che se a volte le donne fanno le schizzinose (non tutti sono lord Brummel eh), spesso gli uomini quando corteggiano sono delicati e misurati come un elefante brillo che si aggiri in un negozio di cristalli.

La maggior parte sono rozzi e grezzi; quando va bene sono solo banali o insistenti, quando va male offensivi o molesti. D'altra parte gli uomini sono questi, e anche le donne non vengono da un altro pianeta: l'essere umano dà quel che può dare, cioè mediamente poco. Si tratta di trovare un equilibrio per poter convivere e relazionarci, nell'alveo del grande progetto di riproduzione della specie che ci comanda e agisce al di sopra delle nostre teste.

Certo che, rimanendo ai casi di banalità o stupidaggine, ed escludendo quelli di insistenza o molestia che condanniamo, se anzichè dire a una donna "ci siamo già visti da qualche parte" o "hai due occhi bellissimi" uno si applicasse un po' di più, magari si otterrebbero migliori risultati o quanto meno approcci più poetici e garbati. E' così difficile, se ci colpiscono gli occhi di una ragazza, uscirsene con una frase tipo "ma quanto cielo hanno messo nei tuoi occhi?". Non sarà Petrarca, ma andiamo già meglio, no?

Io poi adotto* la tattica del ragno morto, ma di questo si parlerà un'altra volta.
-
*adottavo (versione per mia moglie)


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martedì 4 settembre 2018

L'auto ed io

Per molti l'automobile è qualcosa di più di un auto.
Intendiamoci: io ci parlo, con l'auto dico, e siccome cambio macchina ogni 15 anni di media (adesso ho la stessa da più di 20 anni) ci instauro un rapporto che va ben al di là di quello freddo, impersonale e tecnico che dovrebbe esserci tra un essere fatto di carne e ossa e basato sul carbonio (e sull'alcol) e un oggetto di plastica e ferro che si ciba di carburante estratto dalla viscere della Terra. Fra di noi insomma, tra me e la mia auto, c'è di più, ben di più che fra me e il frullatore. L'auto ti accompagna per anni e anni, e ha in custodia la tua vita. E' una specie di seconda casa. E' una sorta di corazza. C'e' chi ci mangia (io no, e semmai con cautele assurde), chi ci dorme (capitato), chi ci legge (hai voglia!), chi si riproduce, financo. Chi la usa come furgone, chi come immodezzaio, chi come pied-à-terre.
Ma a tutto c'e' un limite.

C'è chi si identifica totalmente con l'auto. Chi la vuole potentissima, fighissima, costosissima. Grande, maestosa, oppure sportivissima. Chi in accessori e tuning spende migliaia di euro. Chi la porta a lavare due volte a settimana. Chi per un cambio gomme ci butta su mille euro. Chi la considera un'estensione della propria (disturbata) personalità, o un simbolo fallico (ce l'ho più lunga). Chi in casa sporca e devasta ma l'auto è come un santuario. Io, che pure ci parlo (il mio psichiatra prenda nota), non arrivo a queste vette di demenza. Una precisazione per lo specialista che mi ha in carico e che segue assiduamente i miei post: ci parlo spesso ma molte volte comunichiamo senza parlare, io e l'auto; insomma: ci capiamo al volo: è più grave?
Per me l'auto deve essere affidabile e sicura: sono le due specifiche essenziali. Vabbè, aggiungiamone una: non rossa e blu. Poi, se è carina, non guasta. Se non minaccia di aprirsi in due dalle vibrazioni appena fai i settanta, ancora meglio. Ma è tutto.
Per me l'auto non esprime la mia potenza sessuale (sulla quale non dico nulla perchè non mi piace gloriarmi, e poi c'e' sempre il doc che mi legge), né mi rappresenta più di tanto. E' un mezzo per spostarsi in sicurezza da un punto A a un punto B, e sottolineo in sicurezza. Avrete quindi già capito che la mia guida non è sciatta né banale, so sempre che quando si guida è come se si girasse con una pistola col cane alzato (bau).
Era solo per dirvi che forse dallo psichiatra dovreste andarci pure voi. Se volete vi do il numero del mio, è molto bravo. Con me ha fallito, ok, ma ho detto che è bravo, non che fa miracoli.
Ciao doc, ci vediamo domani alle 16.


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