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domenica 30 maggio 2010

L'inferno va bene, ma in attesa di quello?

ROMA - "Sarebbe davvero meglio" per i sacerdoti colpevoli di abusi sessuali su minori che i loro crimini fossero "causa di morte" perché per loro "la dannazione sarà più terribile". Lo ha detto il promotore di giustizia della Congregazione della Fede, monsignor Charles Scicluna. (fonte: repubblica.it)
Ora, molte delle affermazioni che Scicluna ha rilasciato in quest'occasione sono davvero condivisibili e gli fanno onore, ma questa che ho riportato non mi torna punto. Causa di morte per chi? Escludendo che sia per i bimbi vittime degli abusi (se muore il bimbo la colpa del prete è più grave quindi l'inferno sarà più duro, mi pare che davvero non possa essere questo il senso, eh eh!!!), resta l'altra interpretazione: causa di morte per gli stessi preti che abusano. Ora, capisco l'intenzione di Scicluna, tanto più meritevole se pensiamo all'inerzia della Chiesa di fronte a questo immenso scandalo (parole di Ratzinger a parte... parole, ma i fatti?), però mi sembra un po' singolare augurare la morte a un colpevole perchè soffra maggiormente le pene dell'inferno, mi sembra che Scicluna, nella foga di scagliarsi contro queste bestie con la tonaca (anche le bestie sono figlie di Dio, comunque), si sia un po', come dire, "intrecciato" con le parole... Non sarebbe bastato dire che chi ha commesso certi atti su bimbi innocenti finirà (quando scoccherà la sua ora) nel punto più lontano e spaventoso del buco dell'inferno? Senza contare poi che a noi interessa che il prete pedofilo venga processato e punito, dell'aldilà non ci occupiamo: ma su questo punto (la giustizia terrena) la Chiesa fa da sempre spallucce...

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

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Questa bella società

Un convinto applauso non tanto a quei cinque o sei animali imbecilli rifiuti della società che hanno alzato le mani (fino a quando non si sveglieranno, a Roma, non li prenderanno mai: otto episodi negli ultimi nove mesi, non mi pare che chi di dovere brilli per efficienza...) quanto a chi, in quel bar, si è rifiutato di prestare soccorso: bell'esempio di merda civile.

La Repubblica, 29 maggio 2010 - Omofobia, insultato e pestato a sangue "Sghignazzavano mentre mi colpivano"
Aggredito, insultato, picchiato fino allo svenimento, ha rischiato anche di perdere un occhio. Gli hanno urlato "frocio, frocio" e poi lo hanno colpito ripetutamente con calci e pugni all'addome e al volto fino a farlo cadere. Ancora un drammatico episodio di violenza e intolleranza a Roma, questa volta ai danni di un ragazzo omosessale di 22 anni. Non solo: al bar dove due amici lo hanno portato privi di conoscenza, hanno rifiutato perfino di dargli dei fazzoletti per tamponare il sangue. "Me lo hanno raccontato - ha detto la vittima - perché io non ero cosciente e perdevo sangue. Ricordo i miei aggressori che sghignazzavano mentre mi colpivano".

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giovedì 27 maggio 2010

La nostra vita (di Daniele Luchetti)

Il film racconta una storia personale, una storia tragica, e la cala nell'Italia di oggi: lavoro nero, evasione, immigrazione, Stato assente, presente difficile e futuro carico di incertezze, legge del più forte, ecc. Non giudica il protagonista, non vuole giudicarlo, ma lo racconta: sta a noi giudicare. E' un film molto triste, sia per la sciagura che lo apre sia per il clima che si respira e che è poi quello del paese in cui oggi viviamo. Ma nello stesso tempo è bellissimo il rapporto che c'è tra il babbo e i figli, un rapporto d'amore, ma anche un rapporto cameratesco, teso sempre a coinvolgerli, a prepararli alla vita ma anche a farli sentire parte della squadra fin da piccolissimi. Ed è bellissimo il clima di allegria che anima queste famiglie, povere, senza prospettive, con mille problemi e mille guai eppure sempre pronte a sorridere e ad aiutarsi nel momento del bisogno, sempre solidali, unite, sempre pronte ad incontrarsi e a condividere piccole gioie, felici di vivere nonostante tutto. Certo, il protagonista viola diverse leggi... vi è costretto dalle circostanze? Oppure è disonesto per vocazione? Ognuno formulerà il suo giudizio, Luchetti questo vuole. E' sempre difficile distinguere il bene dal male in maniera netta, in questo film lo è ancora di più: siamo bene e siamo male nello stesso tempo, siamo fatti così. E comunque alla fine fra le due possibilità che gli si aprono davanti Claudio sceglie quella che non frega gli operai. Spiace notare che molti non sono riusciti a cogliere la mano del regista di mestiere in questo ottimo film che colpisce allo stomaco e lascia lo spettatore triste ma non deluso, abbattuto ma più ricco. Quanto a Germano, poi, la sua interpretazione è ottima, davvero inaspettata. Luchetti firma un ritratto desolante dell'Italia di oggi ma amche un inno alla vita che va sempre e in ogni caso vissuta pienamente. Con Soldini è una delle più belle conferme di questi mesi.

La nostra vita
Italia, 2010, Drammatico, 95'
Regia: Daniele Luchetti
Cast: Elio Germano, Raoul Bova, Isabella Ragonese, Luca Zingaretti, Stefania Montorsi, Giorgio Colangeli, Alina Berzunteanu, Marius Ignat
Trama (filmup): Claudio (Elio Germano) è un operaio edile di trent’anni che lavora in uno dei tanti cantieri della periferia romana. E’ sposato, ha due figli, ed è in attesa del terzo. Il rapporto con sua moglie Elena (Isabella Ragonese) è fatto di grande complicità, vitalità, sensualità. All’improvviso, però, questa esistenza felice viene sconvolta...

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domenica 23 maggio 2010

Maria Luisa Busi non ci sta!

Qualcosa si muove finalmente... Maria Luisa Busi, uno dei volti più noti dell'informazione televisiva, rinuncia con una decisione clamorosa a condurre il Tg1 e motiva ampiamente la sua scelta con una lunga lettera che riportiamo oltre; Giulio Borrelli rincara la dose (Una Rai senza la Busi e senza Santoro è una Rai più povera, a questo punto occorre chiedersi che senso ha il canone, dice Borrelli), Badaloni chiosa. Finalmente qualcuno fa sentire la sua voce ferma contro questo progressivo imbarbarimento dell'informazione, ormai asservita al potere nella sua quasi totalità, e contro un TG1 ormai diventato lo zimbello del mondo libero, grazie a chi lo dirige e a chi ha messo lì chi ora lo dirige. Roba che il Tg4 sta acquistando sempre più credibilità, al confronto: almeno lì sai bene chi muove le fila, al TG1 invece si spaccia l'informazione per libera da condizionamenti di parte... Finalmente una persona che rischia del suo, si espone, ci mette la faccia (anche se in questo caso lo fa decidendo di toglierla...), si batte per quello in cui crede!

Ecco la meravigliosa lettera della Busi (http://antefatto.ilcannocchiale.it/2010/05/22/mi_urlavano_scodinzolinibrnon.html). In attesa che altre persone oneste, altri giornalisti seri, che amano il loro lavoro e sanno di dover rendere conto solo alla verità e ai lettori e non a un capo e ai suoi interessi, si smarchino da questo schifo che spesso si condivide per pochezza morale e a volte, a malincuore, per convenienza. La rivolta morale può partire anche da gesti simili. Date retta alla vostra coscienza! Liberiamoci dello schifo che dilaga!

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venerdì 21 maggio 2010

Ratzinger, non hai scelta

Ho già scritto su Vaticano, pedofilia ecc. quindi vedrò di non ripetermi; chi vuole mi legge qui:
http://mauroarcobaleno.blogspot.com/2010/03/anche-se-e-il-papa-possiamo-pretendere.html
e qui:
http://mauroarcobaleno.blogspot.com/2010/04/con-quale-faccia.html
Stasera è andato anche in onda Annozero e il tema dibattuto è stato proprio questo, a parte le solite accuse a Santoro di pensare solo al denaro avanzate dai soliti quattro cialtroni bipartisan allergici alle libertà democratiche.
Il punto è che anche se Ratzinger ha detto in materia più di ogni altro Papa (ha riconosciuto che c'è del marcio nella Chiesa, ha chiesto scusa ecc.), non ha fatto però nulla: ancora oggi la Chiesa sostiene i preti coinvolti in processi per pedofilia in giro per il mondo. E non solo è responsabile di tutto questo in quanto capo della Chiesa, ma è pure coinvolto direttamente: documenti di diverso tipo provano che ha coperto presunti colpevoli e non ha agito per verificare le segnalazioni ricevute e per tutelare le vittime. In soldoni, ha coperto i presunti pedofili ignorando i loro crimini, preferendo evitare lo scandalo piuttosto che fare giustizia e impedire il ripetersi di certi orrori.
Purtroppo questi sono i fatti. Sempre che non venga fuori pure dell'altro.
Ecco perchè mi aspetto che Joseph Ratzinger tolga la tonaca a tutti quelli che hanno commesso atti simili, fossero anche risalenti a cinquant'anni fa, e li consegni alla giustizia. E, fatto questo, che si dimetta, perchè quel che ha fatto o che ha omesso di fare è incompatibile con la carica che ricopre, con la religione cattolica e soprattutto con il messaggio di Gesù.
La verità viene prima della vanità personale o del prestigio di una setta per quanto grande. Dio è verità, no? Piegare la ricerca della verità a miseri calcoli o a personalismi inaccettabili è contro Dio e contro l'uomo.
Qualsiasi cosa che non sia questa (pulizia totale e dimissioni) sarà sempre insufficiente e inutile: fumo negli occhi dell'opinione pubblica.

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venerdì 14 maggio 2010

Mi mancano già

Lentamente sta emergendo uno scandalo di proporzioni tali che Tangentopoli al confronto sembrerà solo un furto di galline. Quel che è significativo per capire quanto l'inchiesta in corso sia fondata e sia temuta è l'analisi della tattica scelta dal premier. Chi si aspettava il solito attacco alla magistratura comunista e corrotta che persegue politicamente i liberali e quindi monta inchieste sul nulla al solo scopo di distruggere i paladini della democrazia e del mercato libero sarà rimasto deluso. Berlusconi oggi ha detto: "non li difendo" "i corrotti se ne vadano", "forse qualcuno ha abusato della mia fiducia", "ma non possiamo escludere che ci sia stato qualcuno che abbia pensato ad arricchirsi personalmente" e "si sono arricchiti alle mie spalle".
Se ci pensate sono frasi molto significative, che la dicono lunga sulla portata di questa marea di corruzione che inesorabile sale.
Peccato comunque, un po' mi mancano le solite uscite sui magistrati toghe rosse o metastasi della democrazia. Bei tempi quelli in cui i magistrati erano "antropologicamente diversi dalla razza umana"! Ma qualcosa mi dice che presto risentiremo certi triti refrain.

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lunedì 10 maggio 2010

La malattia siamo noi

Il problema non è lui. O i suoi servi stupidi e dannosi. O i suoi finti oppositori. Loro sono un sintomo, sono solo uno schifoso sintomo che causa danni che impiegheremo decenni a sanare. Ma non sono la malattia, sono solo effetti viscidi e pustolosi della malattia. La malattia siamo noi, che abbiamo tollerato, appoggiato, acclamato, sostenuto, difeso simili rifiuti e che ancora oggi, sebbene si siano rivelati per quello che sono, li appoggiamo. Siamo noi che li abbiamo portati sul trono e lì li teniamo con la stupida soddisfazione tipica di un branco di sudditi decerebrati e rimbambiti dalle scemenze catodiche. Siamo noi che ogni tre o quattro anni votiamo quelli che stanno dall'altra parte convinti di cambiare e invece cambiamo solo padella. Che abbiamo delegato loro la nostra vita, il nostro paese, il nostro futuro. Che li vediamo gozzovigliare mentre a noi restano le briciole e ciò nonostante non reagiamo. Che sappiamo che rubano, si fanno corrompere, malversano, delinquono, usano la cose di tutti per i loro porci comodi e non diciamo nulla, anzi li acclamiamo ancora. E più sono arroganti, più sono disonesti, più sono così arditi da mostrare le loro malefatte a mo' di medaglie, più noi siamo felici, più siamo imbelli, più ridiamo come zucche vuote. Loro moriranno, o cadranno nel fango, o scoppieranno per indigestione ma altri verranno e prenderanno il loro posto, perchè abbiamo e avremo quel che ci meritiamo e davvero non meritiamo niente di meglio di questo insopportabile schifo. Siamo noi ad essere delle povere merde stupide, egoiste, miopi, individualiste, disoneste, irrispettose, volgari, incivili, ignoranti, disunite, disorganizzate, imbarbarite, venali, corruttibili, marce. Noi meritiamo questi idioti, questi affaristi, questi rubagalline e questi grandi speculatori, questi barbari senza valori, questi incivili senza cultura, questi vandali senza rispetto. Noi meritiamo questi omuncoli che ci conducono tronfi verso il baratro e quegli omuncoli che ridicoli e vacui fanno finta di opporsi mentre cercano disperatamente di mettere pure loro il muso nella ciotola. Meritiamo tutte le loro ignominie. Stiamo distruggendo con le nostre mani tutto quello che i nostri avi hanno costruito col sangue, non ci basteranno i secoli futuri per piangere sulla nostra irrimediabile e sconfinata stupidità e sui danni che essa avrà provocato.

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giovedì 6 maggio 2010

Pensieri di fine stagione

Facevo zapping ieri sera quando un pensiero mi ha incuriosito per una decina di secondi: Totti sta giocando la finale di TIM Cup (la Coppa Italia, per chi ancora non si è bevuto il cervello scambiandolo per uno yogurt) con indosso una maglia (quella della Roma) con sponsor WIND, senza contare che è il testimonial principe della VODAFONE. Secondo me poi, sotto sotto, telefona con la TRE.

Già che parliamo di Totti, il suo calcione a Balotelli rientra in quei comportamenti che se attuati da un comune mortale potrebbero con facilità essere definiti gratuitamente violenti e completamente idioti, ma che, quando vedono come protagonista un calciatore, vengono sempre giustificati con termini quali trance agonistica, tensione della gara, ecc. L'uomo stanco cerca la rissa, diceva Seneca. Il calciatore in campo perde la testa, aggiungo io.

Certo è che Totti non è l'unico socio di questo club di calciatori che d'un tratto perdono la testa (o che mai ce l'hanno sul collo): che ne dite di Balotelli e delle sue mille inaccettabili stronzate? O della non eccelsa sportività di Mourinho, di Materazzi, di Gattuso e di tanti altri? Ma, dico io, perchè scandalizzarsi così tanto... accettiamo le frasi gravissime di Mourinho nel dopopartita di Roma (e lui nemmeno ha la scusa della trance agonistica o dell'immaturità tipica del campione ventenne o trentenne, nè quella di essere deluso per la sconfitta, dato che ha vinto), accettiamo i gestacci e le insensatezze di ventenni strapagati e straviziati, accettiamo che una squadra non ce la metta proprio tutta in una partita decisiva per le sorti dello scudetto di altre due, e via!... che sarà mai l'ennesimo stupido, violento, insensato ed ingiustificabile calcione del campioncino nervoso di turno? Proprio vero che l'italiano è campione nello scandalizzarsi per cinque minuti.

Ci resta Lippi, che secondo me fa le convocazioni leggendo l'oroscopo: vi intravedo la stessa logica, e scusate se ho usato una parola così impegnativa.

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mercoledì 5 maggio 2010

Casa dolce (?) casa

Mentre in Grecia la gente s'è definitivamente rotta le palle della malagestione della cosa pubblica e di condizioni economiche che definire paurose è poco e in queste ore manifesta in maniera imponente e feroce per le vie della capitale e di molte altre città, prestando il fianco, come sempre purtroppo accade, anche ad azioni violente che finiscono col coinvolgere innocenti (è di poco fa la notizia di tre morti e diversi feriti durante l'attacco a una banca), e mentre ancora risuona per l'etere il poco garbato invito ("vada a farsi fottere", notare il "lei", lo stile è stile anche quando sbrocchi) rivolto in diretta tv da D'Alema a Sallusti che, dimenticando forse il mestiere che fa, cerca di confondere le acque e di screditare l'accusatore pur di svicolare dall'accusa, precisa e fondata, che pende su Scajola (dov'erano questi grandi giornalisti così scrupolosi quando un certo premier corrompeva un certo testimone? dov'e' adesso Feltri, che all'epoca di Affittopoli era un leone in gabbia e oggi dedica due righe all'affaire Scajola in tredicesima?), mi aggiro per la mia casa con un sottile senso di angoscia nel cuore.

Colpa forse del cielo grigio di questa finta primavera? (quest'anno la primavera non ce la siamo potuti permettere e il governo, affogato dai debiti, ha comprato direttamente l'estate, zanzare tigre sempre più stronze incluse) No, è un pensiero a tormentarmi, un pensiero maligno e insidioso che fino a ieri non credevo neppure possibile formulare: la possibilità di aver vissuto per tutti questi anni, e senza averlo mai saputo nè sospettato, non in casa mia, ma in una casa che credevo mia e che invece, a mia insaputa, è stata comprata da altri per farmi un favore o un dispetto, non so. Magari con un intero mazzo di assegni circolari passati di mano alle mie spalle di persona ignara di tutto. Sono, questi, timori capaci di minare nel profondo le sicurezze di un uomo nonchè proprietario di un immobile. Questa televisione che tante ore di svago mi ha regalato non era dunque mia? E questo frigo, che tante volte ho aperto in cerca di cibo? E questi muri, su cui ho giustiziato decine di zanzare affamate di sangue? Andrò a controllare perchè non voglio dubbi: coi tempi che corrono ci mettono due minuti a rinfacciarmi di vivere in una casa regalata, voglio essere sicuro di vivere nel mio, non potrei tollerare uno sgarbo così grande come quello di ricevere in dono un'abitazione! E senza saperlo, poi! So che mi capite e che mi siete vicini in queste ore, grazie a tutti voi.

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martedì 4 maggio 2010

Non ce la fanno proprio a capire, poverini...

Sentivamo la mancanza di Mariastella Gelmini e subito siamo stati accontentati. A venti giorni dalla nascita di Emma Wanda, sua figlia, la Gelmini (Min. Istruzione), intervistata da Io donna, ci regala una piccola perla.

D: Subito in pista, come Ilaria D’amico su La7. Ha seguito le polemiche per le sue dichiarazioni sul fatto di potersi permettere un rientro così rapido, a differenza di altre donne meno fortunate?
R: La gravidanza è una cosa unica, è proprio come dicono. Uno stato di beatitudine che dà una forza incredibile, che non conoscevo. Ti senti più forte di prima. Anch’io, come la D’Amico, ho più facilità di altre donne a tornare subito a lavorare senza trascurare mia figlia. Ma non vuol dire non essere una buona mamma, dovrebbero farlo tutte.
D: Però le donne normali che lavorano dopo il parto sono costrette a stare a casa.
R: Lo giudico un privilegio.
D: Un privilegio? Non è un diritto?
R: Una donna normale deve certo dotarsi di una buona dose di ottimismo, per lei è più difficile, lo so; so che è complicato conciliare il lavoro con la maternità, ma penso che siano poche quelle che possono davvero permettersi di stare a casa per mesi. Bisogna accettare di fare sacrifici.

Un vero peccato che la Gelmini scambi un diritto conquistato a caro prezzo dalle donne per un privilegio. Un vero peccato per lei, s'intende, perchè quest'affermazione è spia di un modo di pensare sballato, non per noi, che sappiamo bene in quale imbuto siamo finiti. Una donna, se vuole, può certamente riprendere a lavorare subito dopo il parto, sebbene il diritto di non farlo sia stato riconosciuto al fine di permettere una crescita equilibrata e serena del bambino nei suoi primi mesi. Ma se, a diiferenza della Gelmini, non se la sente o non lo ritiene opportuno per il bimbo, ha il diritto di restare a casa: questo dice il buon senso e questo soprattutto dicono le leggi europee e italiane.

Non tutte le donne magari hanno i mezzi della Gelmini (essere aiutati dopo il parto ha un costo, come ha un costo potersi spostare dal luogo di lavoro a casa in poco tempo, o affidare il neonato in mani sicure ed esperte durante l'orario di lavoro) e non tutte hanno accesso ai nidi che in Italia sono assai pochi e per pochi, e questo per colpa dei politici.

E se la Gelmini, fra una poppata e l'altra, anzichè rilasciare affermazioni che definire superficiali è un complimento, si desse un po' da fare per sbloccare la legge di iniziativa popolare sui nidi che giace in Senato?

L'ennesima conferma che, nella generalità dei casi, questi parlamentari che "guadagnano" 15 mila euro al mese (minimo) più benefit non ce la fanno proprio a capire le esigenze di chi ne tira su 1800 in due: è del tutto al di fuori delle loro possibilità, a che serve prendersela con loro?

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domenica 2 maggio 2010

Cosa voglio di più (di Silvio Soldini)

Silvio Soldini ormai è una garanzia, quindi è scontato uscire dal cinema soddisfatti: il talento non si improvvisa, al massimo lo si affina con serietà e impegno. Io lo seguo da "Un'anima divisa in due", che mi fece capire subito la sua grandezza. "Cosa voglio di più" conferma la solidità e il rigore della sua regia, la capacità di raccontare con verità e leggerezza temi forti e sentimenti profondi, la lucida poesia con cui ci svela la realtà. Come accade nei film fatti bene (che poi i film si possono dividere in due sole categorie, cinema fatto bene e cinema fatto male) la storia, gli attori, l'interpretazione, la fotografia, le luci, il montaggio sono parti di un tutto che amalgamato alla perfezione non ha scollature o crepe nemmeno a cercarle con occhio feroce. E' un film che scorre via da solo e ti porta via senza che te ne accorgi. Quanto siamo lontani dalle forzature, dalle banalità, dagli eccessi di quei registucoli da fiction che aggiungono sempre senza mai sottrarre e che cercano di compensare con insipidi artifizi la sicurezza e la leggerezza di un tocco che non c'è...

La storia è semplice e comune, ecco perchè raccontarla bene è ancora più difficile e meritevole. E' una voragine che si apre d'improvviso davanti a noi e mette in pericolo il futuro di una vita fino a quel punto solida e rassicurante, ma evidentemente non del tutto appagante: la passione più rovinosa ti travolge e per contrasto ti fa accorgere di quanto simili forze vitali siano in realtà assenti o sopite nell'esistenza che per abitudine stai portando avanti anno dopo anno e in cui fino a ieri credevi senza esitazioni. E' un fiume in piena che ti mette in bilico sul ciglio di un burrone, che mette a rischio i tuoi affetti, i tuoi figli, te stesso. Sei in balia di forze più grandi di te, sai che il rimorso o il rimpianto ti accompagneranno a lungo, a seconda della scelta che farai. Non vuoi far del male a chi vuoi bene, non vuoi distruggere quello che fino ad oggi hai faticosamente costruito, non sai nemmeno se è davvero quel che vuoi, ma non vuoi nemmeno tacitare questa sete imperiosa che senti crescere in te e che forse per la prima volta dopo anni ti fa sentire vivo facendo apparire come un simulacro di vita la tua esistenza fino a ieri placida come un lago di montagna.
Vite comuni, problemi comuni (i soldi che finiscono sempre prima della fine del mese, il lavoro che non c'è e che quando c'è ti rende uno schiavo, l'incertezza di una vita precaria come il lavoro), sentimenti universali. Tutto fila liscio finchè, un giorno, per caso, sfiori una fiamma e ti bruci. Ti perdi, forse per ritrovarti.
Favino è ai suoi livelli, la Rohrwacher ormai lanciata verso orizzonti di inevitabile gloria, Battiston stupefacente. Soldini il gran maestro che merita l'ennesimo inchino.

Cosa voglio di più
2009, 121'
Regia: Silvio Soldini
Cast: Pierfrancesco Favino, Alba Rohrwacher, Giuseppe Battiston, Teresa Saponangelo, Fabio Troiano, Bindu De Stoppani, Monica Nappo, Tatiana Lepore
Trama (filmup): Anna è diventata tutto quello che ci si aspettava da lei: ha un impiego modesto ma sicuro, è vitale, affettuosa con la famiglia, gli amici e con il suo compagno Alessio, col quale ha deciso di avere un bambino. Quello che le manca forse è proprio il coraggio di prendersi una responsabilità definitiva verso il suo futuro. Futuro che ha i contorni di un ufficio, di una città che si allarga sempre di più, i toni tenui di un treno che dalla periferia la porta in centro, quelli più accesi di una relazione che le sembra serena. Quando Domenico irrompe nella sua vita però tutti quei contorni svaniscono e per la prima volta mette a fuoco l'amore, quello fatto di desiderio e passione. Ma l'amore spesso ha a che fare con linee nette, confini. Quelli del corpo, innanzitutto, che Domenico le insegna a scoprire e ad amare. Poi quelli del matrimonio di lui: è sposato con Miriam e hanno due bambini. La storia fra Domenico e Anna è una ribellione sottovoce che si regge su un equilibrio precario come la loro vita...


autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

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