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giovedì 30 aprile 2009

Il ciarpame della moglie del “papi” e la malvagia stampa "di sinistra"


Un suggerimento alla Wertmuller

"Anche la signora ha creduto a quello che hanno messo in giro i giornali."
Non si fa in tempo a definire frase dell'anno 2009 quel "ciarpame senza pudore" con cui Veronica Lario, emergendo per un attimo dalla prigione dorata in cui vive con i figli sentendosi però "vittima", etichetta (a ragion veduta) i criteri di selezione dei candidati della politica in generale e del partito di suo marito in particolare (veline, nani e ballerine) che subito Berlusconi, che vuol primeggiare sempre e comunque, se ne esce con questa frase, e in particolare con quel "signora" che la dice lunga sulle temperature polari che ci sono in una certa villa di Arcore: a questo punto la momentanea leadership, quanto a frase dell'anno 2009, è sua, dobbiamo arrenderci all'evidenza. A tal proposito vorremmo suggerirla a Lina Wertmuller come titolo di un suo prossimo film: fra "Film d'amore e d'anarchia, ovvero stamattina alle 10 in Via dei Fiori nella nota casa di tolleranza" (1973) e "Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e politica" (1996), "Anche la signora ha creduto a quello che hanno messo in giro i giornali" (2009) ci sta proprio a pennello!

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Il papi l'ha fatta grossa ancora una volta
Infuria la polemica (e il gossip, ca va sans dire) sulla partecipazione di Silvio Berlusconi alla festa di compleanno della diciottenne Noemi di Napoli che, bontà sua, definisce il premier un "papi" e della quale girano già, a mo' di book, svariate istantanee che la riprendono da varie angolazioni: scommettiamo che la ragazza nutre velleità artistiche? Nel momento in cui scriviamo registriamo:
-l'irritazione di Veronica Lario per l'ennesima presunta scappatella (o, comunque, discutibile scelta di condotta personale) del marito che curiosamente, fa notare la moglie, non ha mai partecipato a una festa del diciottesimo anno d'età dei suoi figli, "pur essendo stato invitato";
-le balle tirate fuori dall'entourage del premier per giustificare una tale partecipazione (hanno detto che il padre della ragazza era il vecchio autista di Craxi, ma il figlio di Craxi smentisce categoricamente; in realtà il padre di Noemi, a sentire repubblica.it di oggi, è un ex impiegato comunale di area Psi, arrestato anni fa per una tangente e la cui vicenda giudiziaria fu poi estinta);
-l'irritazione della famiglia di Noemi, che evidentemente non gradisce l'eccessiva attenzione mediatica data alla vicenda (sai com'e', quando hai 18 anni e il premier viene a soffiare sulle candeline con te, è normale che qualcuno ne parli, a meno che tu non sia sua parente o, che so, la figlia di un amico d'infanzia...);
-il volo frenetico dei soliti avvoltoi della disinformazione che da ore girano in circolo sulle carogne della dubbia vicenda, ponendosi domande oziose al posto di quelle che magari dovrebbero porsi (del tipo: era con la scorta pagata da noi o da lui? con la sua auto o con l'auto di Stato? ecc. che legame c'e' tra Noemi o la sua famiglia e Berlusconi? insomma il buon vecchio giornalismo rigoroso e teso ai fatti anziché al pettegolezzo pecoreccio).
Un'ultima nota: da quando in qua un padre deve essere invitato alla festa di compleanno di uno dei suoi figli? Non lo è, come dire, di diritto? Quel "non è mai venuto a nessun diciottesimo dei suoi figli pur essendo stato invitato" ci è suonato male quasi quanto quel "la signora ha creduto ai giornali di sinistra". Ma forse sono dinamiche normali che noi non possiamo capire e che dunque ci sembrano marziane per questo.

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Malvagia stampa di sinistra abbindola incauta moglie di premier democratico
Che i conflitti coniugali di Silvio (Berlusconi) e Veronica (Lario) debbano dipanarsi su giornali e tv e diventare un caso politico la dice lunga su quale sia il livello di cialtroneria raggiunto dal nostro paese: all'estero, difatti, non capiscono, sebbene ormai si aspettino da noi questo e altro. In concreto Veronica, che riferendosi ai criteri di scelta delle candidature PDL per le europee parla di "ciarpame senza pudore", ha ragione e Silvio ha torto marcio; non contento dà pure pubblicamente della sprovveduta alla moglie, rea a suo dire di essersi fatta manipolare, abbindolare, infinocchiare dalla "stampa di sinistra". L'uomo della strada si chiede però perché la Lario, se davvero stufa di tale marito (al punto da definire se stessa e suoi figli vittime che soffrono), non lo lasci su due piedi: in mancanza di tale passo le sue critiche, condivisibilissime, sono stonate. Certo fa specie sentire Berlusconi parlare della moglie come della "signora": è il segno evidente di quanta distanza vi sia, probabilmente da anni, fra i due. Berlusconi sta facendo da tempo immemore tutto quel che gli zompa in testa, senza preoccuparsi minimamente se sia lecito o illecito (ora gode pure di protezione assoluta grazie al lodo "pateracchio" Alfano), costituzionale o incostituzionale, logico o illogico, morale o immorale: fa affidamento sul nostro perenne stato comatoso di cittadini anestetizzati e pronti ad ingoiare qualsiasi obbrobrio e dopotutto ha fatto bene i conti, difatti gli va sempre di lusso: più denigra le donne, più si comporta da ducetto e da macho, più rende discutibile la sua condotta privata, più guadagna in termini di popolarità: il fatto è che l'italiano medio è come lui e adora queste esibizioni da seduttore di terza categoria. Se mai cadrà, dall'alto del piedistallo su cui la sua boria lo ha portato, sarà probabilmente per uno scandaletto di questo tipo: non tutto il male verrebbe per nuocere, se accadesse, però che schifo pensare a quale punto siamo arrivati e come tutto questo appaia come perfettamente normale e accettabile alla stragrande maggioranza degli zombie tele-anestetizzati che ogni mattina incontrate alle poste o al mercato.

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L'acuta visione di "Mr. Italians"
Beppe Severgnini torna dai suoi viaggi di lavoro e, come ogni volta gli capita, stenta a superare il jet lag? no, lo straniamento che ti prende quando sei stato per qualche giorno nel mondo civile e d'improvviso rientrato in Italia ti accorgi con stupore che qui da noi le urgenze sono ben altre e non la crisi dell'auto, la febbre suina, ecc. Sentite cosa scrive oggi 30 aprile sul Corriere della Sera:
(...) "Siamo ormai un Paese psichedelico, guidato da un leader escatologico, con tratti bulimici. I fini ultimo del nostro primo ministro sono misteriosi, ma le sue trovate sono tali e tante da sconfiggere la presunta perfidia dalla stampa estera. "Divertimento dell'imperatore"? Signora Veronica, questa è pop art! Se un corrispondente straniero scrivesse che l'organizzatore del G8 cambia l'agenda per volare a Napoli e partecipare alla festa di una diciottenne in discoteca, in redazione non gli crederebbero.
Neanch'io volevo crederci, mentre scendevo sopra il Piemonte allagato, arrivando dalla notte atlantica. Confesso che non potevo immaginare la nomina di Mara Carfagna, ma poi è successo. Ero incredulo alla notizia che le gemelle De Vivo, fugaci apparizioni all'Isola dei Famosi, fossero ricevute per un'ora a Palazzo Grazioli (prima di un ricevimento a Villa Taverna dall'ambasciatore americano): ma è accaduto. Fatico ad ammettere che letteronze e troniste vengano candidate al Parlamento europeo: ma avverrà (e io non voto).
"Ciarpame senza pudore"? E perché, signora Veronica? Suo marito è l'autobiografia onirica della nazione: fa le cose che tanti sognano. Le proteste a sinistra sono sospette perché preconcette: da quelle parti contestano Berlusconi anche se si gratta il naso. Altre reazioni non ci sono." (...)
(Beppe Severgnini)
Chirurgico e spietato come spesso gli accade.

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

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lunedì 27 aprile 2009

Lasciatelo parlare...

Napoli, 27 aprile 2009 - Era tornato come suo solito per mettere cappello sul termovalorizzatore di Acerra. Ma il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è riuscito a pronunciare solo pochissime parole alla sua uscita dalla sede della Prefettura di Napoli, (...). Il premier è subito stato interrotto dalle urla di proteste di alcuni cittadini abruzzesi: «Non devi venire in Abruzzo. Ci stai rovinando». Due di loro sono stati identificati e non hanno precedenti. Alle forze dell'ordine hanno riferito di essere venuti a Napoli appositamente per la visita del premier. (da L'Unità)

Se avessero gridato "meno male che Silvio c'è", "Forza Silvio" o qualche altra amenità da congresso azzurro, mi chiedo io, i "cittadini abruzzesi" sarebbero stati identificati dalla Digos?
Hanno manifestato dissenso. E, mi pare, in maniera civile. Identificarli è intimidire il dissenso, non mi interessa se è la procedura o no.
E' ancora possibile dissentire, in Italia, senza essere fermati dalla polizia come agitatori o senza vedersi dare del comunista?
Che poi lui abbia rinunciato a parlare e se ne sia andato non stupisce: il dissenso lo sorprende sempre.

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

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Non nel giorno della Resistenza

Berlusconi, via la legge su Salò: "Repubblichini e partigiani non sono la stessa cosa". Il premier: “Non sapevamo [plurale maiestatis?] che fosse stato presentato questo disegno di legge. Sarà certamente ritirato".

Ok, meglio tardi che mai. Ma evitiamo frasi tipo "non sapevo", sono prese in giro belle e buone. Primo: un premier deve saperle, queste cose, e se non le sa la colpa è sua (avesse solo questa...). Secondo, se n'e' parlato talmente tanto (il ddl ha scatenato parecchie polemiche) che la bugia è proprio stupida.

Ecco un'illuminante intervento letto oggi su "Lo chef consiglia", di Andrea Camilleri e Saverio Lodato, L'Unità. Esprime davvero bene quel che penso e merita la citazione:

(...) "Per Silvio Berlusconi, Resistenza, 25 aprile, Costituzione, non sono il frutto di un movimento di popolo che ci liberò dal nazifascismo. Ma solo la faccia di una medaglia. L’altra faccia, e lo ha detto ieri dopo aver reso omaggio all’ Altare della Patria, è rappresentata dai repubblichini di Salò: «Coloro che credendosi nel giusto hanno combattuto per una causa che era persa». Una causa «persa», non una causa «sbagliata». Le parole sono pietre, diceva Carlo Levi.
Berlusconi, con il 25 aprile, ci sta come i cavoli a merenda, ha scritto Michele Serra. E continua a darne prova con la frase da Lei citata, caro Lodato. Combattere per una causa che si sa persa, può anche essere sacrosanto, come ci ha spesso dimostrato la Storia. Combattere per una causa non solo sbagliata, ma che va contro i principi dell’umanità, è comunque disonorante."
(...)

In Italia, come dire, abbiamo la tendenza a dimenticare tutto. Mai sentito parlare di presunta supremazia di una razza, leggi razziali, deportazioni, rastrellamenti, eccidi, ecc.? Quell'ideale era marcio nelle fondamenta, chi lo ha sposato è ben diverso da chi lo ha combattuto a prezzo della vita. Non c'entra nulla la pietà per i morti, col 25 aprile.
Dice bene Beppe Grillo: "La Resistenza e il fascismo sono due cose diverse. Lo sa anche un bambino. La Resistenza è stata fatta CONTRO il fascismo, CONTRO le leggi razziali, CONTRO il nazismo. Celebrare i caduti di entrambi può forse essere un atto umanitario, ma non nel giorno della Resistenza. E' come ricordare i nazisti nel giorno della Shoah insieme ai milioni di ebrei morti nei campi di concentamento."

Riascolta "Auschwit" di Francesco Guccini

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

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sabato 25 aprile 2009

25 aprile, festa di tutti quelli che sono in festa

Oggi è il 25 aprile. Ricordo che da piccolo mi sono spesso chiesto il significato di questa ricorrenza senza però riuscire ad approfondire mai il discorso; crescendo ho saputo quel che c'era da sapere, ho sentito le ragioni dei vinti e quelle dei vincitori e ho capito che il pericolo maggiore sarebbe stato quello di dimenticare, o di travisare ad arte, certi eventi: perché se è vero che la verità è sempre difficile da individuare, che il torto e la ragione non stanno quasi mai tutti da una parte sola e che spesso la storia viene scritta dai vincitori, è tuttavia anche vero che abbiamo il dovere, verso noi stessi, verso quelli che ci hanno preceduto, e che hanno versato il loro sangue per garantire a noi una vita libera, e verso i nostri figli, di non dimenticare mai le lezioni della storia e di opporre sempre e comunque una strenua "resistenza" a tutti i tentativi di stravolgere il senso di quel che avvenne in quegli anni, da qualsiasi parte provengano e siano essi frutto di ignoranza, di ingenuità o al contrario di disonestà intellettuale.

Non molti decenni fa, nel cuore della "civile" Europa, sono avvenuti crimini orrendi che ancora urlano vendetta dal profondo dell'inferno che li ha partoriti. Ci sono stati uomini che hanno combattuto da una parte e uomini che hanno combattuto dall'altra; spesso appartenevano alla stessa famiglia. Entrambe le parti hanno pianto i loro morti, e sebbene si debba lo stesso rispetto ai morti di qualsiasi colore e qualunque sia la causa per la quale hanno dato la vita, è anche vero che gli uni combattevano per una causa nobile, la libertà dall'oppressione del giogo nazi-fascista, e avevano ragione, mentre gli altri combattevano nelle fila dell'Impero del Male, e avevano torto. Avere sempre chiaro in mente questo irrinunciabile distinguo è un preciso dovere di chiunque voglia essere considerato un cittadino maturo e responsabile a tutti gli effetti; distinguere le ragioni degli uni e quelle degli altri non significa coltivare antiche divisioni, rinfocolare odi mai sopiti o minare la raggiunta unità nazionale, vuol dire semplicemente non far torto alla verità dei fatti. Raccontando come si svolsero effettivamente le cose, in quegli anni difficili, si rispettano i morti dell'una e dell'altra parte; prestando il fianco a disonesti revisionismi di menti nostalgiche si fa un torto alla verità e soprattutto si getta fango su chi, sbagliando oppure essendo nel giusto, sacrificò comunque la sua vita per un'idea. E, da ultimo, ci si espone al rischio sempre molto concreto che certe idee possano tornare a galla, dal fetido pozzo in cui sono state a forza cacciate, e possano tornare ad inquinare le menti e la vita degli uomini.

Io non penso, a differenza di quel che sostengono alcuni, che tutti debbano obbligatoriamente festeggiare il 25 aprile; ritengo che lo debba festeggiare con gioia chi condivide determinati valori e chi prova riconoscenza per tutti quelle persone, di età, di origine, di estrazione sociale e di idee politiche diverse che, svariati decenni fa, non esitarono ad affrontare una vita di disagi, di sacrifici e di pericoli, pur di liberare il suolo della patria da oppressione, dittatura, stermini, deportazioni, angherie, rappresaglie, eccidi, torture, ingiustizie e pur di ridare una speranza a un popolo provato da decenni di una stupida e brutale dittatura, da una perversa alleanza con gli angeli del male e da una guerra insensata e che tanto sangue e tante lacrime ha fatto versare.
E penso che lo possa e lo debba festeggiare anche chi, pur avendo condiviso in buona fede certi valori che la storia ha poi mostrato in tutta la loro brutale insensatezza, ha comunque superato l'antico odio, ha riconosciuto di aver avuto fiducia in ideali marci sin nel midollo e poi, pacificato, ha saputo godere della ritrovata libertà al fianco di chi in quella libertà fin dal primo giorno aveva creduto e di chi per quella libertà fin dal primo giorno aveva combattuto con tutte le sue forze.
Penso invece che chi ancora oggi è convinto di aver avuto ragione ad uccidere in nome di Mussolini e di Hitler, chi non si ribellò e non si ribellerebbe nemmeno oggi alle vergognose leggi razziali approvate anche dal nostro paese, alle deportazioni e allo sterminio sistematico di persone innocenti, chi in quella follia ancora crede e di quella follia ancora si nutre, pensando che tutti i partigiani fossero comunisti che semplicemente lottavano per poter innalzare un altro vessillo di morte, possa e anzi debba restare in casa, in una giornata come questa, perché l'ipocrisia di chi non sente fino in fondo davvero suo questo paese nato dalle macerie di una guerra sanguinaria o di chi ancora equipara chi è morto per donarci la libertà e chi è morto per togliercela non ci serve e non fa bene alla società.

Ecco perché non approvo i tentativi che spesso si fanno di voler racchiudere tutti, ma proprio tutti, nell'ampio cerchio di quelli che si sentono parte di una nazione ferita ma ormai pacificata, memore degli antichi orrori e degli indelebili errori ma capace anche di guardare al futuro, sopendo antichi rancori senza per questo però sentire anche il bisogno di livellare incancellabili differenze, perché perdonare o pacificare non equivale a mistificare; tutti, ma proprio tutti, quindi anche quelli che all'interno di questo cerchio non vogliono stare, che di questo cerchio non vogliono saperne.

25 aprile festa di tutti, dunque? Certamente. Ma di tutti quelli che, nell'intimo del proprio cuore, la sentono gioiosamente come tale e non di quelli che ancora oggi la vivono con rancore come una festa della parte avversa, come una ferita ancora aperta e in attesa di una rivalsa che sarebbe infinitamente ancor più stupida degli antichi errori ed orrori.
(*)

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

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giovedì 23 aprile 2009

Razzismo nel calcio

Ancora un tema sportivo, sull'onda della stretta attualità... un tema, a ben vedere, affine a quello trattato nel post precedente, quanto alle misure prese sull'onda dell'indignazione popolare, del tutto inefficaci a risolvere il problema che si propongono di risolvere e, per giunta, profondamente ingiuste.
Secondo voi, sospendendo le partite e squalificando le società sportive, si elimina il vergognoso razzismo e la profonda ignoranza di persone maggiorenni che allo stadio (e nella vita) insultano per il colore della pelle o per mille altri motivi? Assolutamente no, questa è solo pretestuosa indignazione che ha il merito di sollevare il problema ma mai lo risolverà e nel frattempo punirà anche chi invece si comporta bene.
Il razzismo e la violenza degli stadi sono dirette emanazioni del razzismo e della violenza presenti nella società: rispetto a quel che accade ogni giorno, i cori sono un'inezia. Individui stranieri (e non) sono continuamente discriminati, umiliati, aggrediti nella vita di tutti i giorni: ci abbiamo fatto il callo. Fermiamo i bus quando la sera, alla fermata, una ragazza viene molestata? Oppure puniamo i responsabili con pene severe e, per il futuro, intraprendiamo una massiccia azione educativa che prenda le mosse dall'età prescolare?
Non so se è peggio il punto a cui siamo arrivati o la constatazione che continuiamo a prendere misure del tutto inutili: il primo aspetto genera disgusto, ma il secondo genera sconforto.

(*)

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

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Misure ingiuste e perfino inutili

Per arginare gli episodi di violenza negli stadi sono state prese alcune misure che, se temporanee e anticipatrici di interventi seri e risolutivi, avrebbero potuto anche essere tollerate ma che, definitive come stanno diventando, sono la solita pezza all'italiana che non ottiene gli effetti voluti e che penalizza ingiustamente la gran parte dei sostenitori, quelli sportivi e responsabili. In Inghilterra hanno risolto il problema in pochi anni perchè hanno voluto risolverlo: da noi questa volontà latita e manca inoltre la capacità di farlo. Perchè a un tifoso Samp, residente in Toscana da anni, più volte abbonato in passato, neanche a dirlo mai una macchia nella fedina penale, è stato impedito per legge di assistere a Sampdoria-Napoli? E perché quattro tifosi blucerchiati arrivati da Stoccolma sono stati respinti con le pive nel sacco in quanto colpevoli di non essere residenti in Liguria? Senza contare che, essendo numerosi i partenopei residenti in Liguria, i "Distinti" erano pieni di supporter ospiti pericolosamente a contatto con quelli di casa, senza cordoni di polizia o altro: il danno e la beffa. Le norme attuali sono inefficaci, stupide e sospetto anticostituzionali; sparano nel mucchio colpendo chi non c'entra niente. Sarebbe troppo logico e troppo facile interdire a lungo (o a vita) dagli stadi solo chi ha sgarrato e lasciare in pace gli altri? Ed eliminare l'assurdo divieto sugli striscioni? Perché, fra cavilli e procedure, devo far diventare matto chi, autista provetto, vuol prendere l'autostrada, invece di togliere la patente a chi fa il criminale al volante? In Italia si possono fare decine di esempi simili: incompetenza, pressapochismo, ingiustizia e inefficacia si coalizzano per angustiare l'onesto e sfiorare appena il delinquente.
(*)

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

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martedì 21 aprile 2009

Ho scritto a Facci

Filippo Facci scrive su "Il Giornale". Quel che scrive, e quel che dice, generalmente non mi piace per niente: non condivido le sue idee e il suo modo di esporle. Ma fin qui niente di male, mi preoccuperei del contrario. Il 15 aprile scrive un articolo di cui vengo a conoscenza per vie traverse ("Col marchio di Grillo vendono sesso e pannolini"); lo leggo e lo rileggo e capisco meno di altre volte perché lo abbia scritto. Parte da un assunto: i siti marcotravaglio.tv e beppegrillo.tv, che sembra pubblicizzino sesso e pannolini (io non lo so, non li ho mai visitati, lui però lo sa), sono di Beppe Grillo e di Marco Travaglio o sono comunque ad essi collegati o attirano lo stesso pubblico che in genere frequenta i loro siti ufficiali e si uniformano alla stessa logica: sparare boiate al solo scopo di vendere prodotti. E questo nonostante Beppe Grillo abbia già negato mesi fa di aver nulla a che fare con un tal sito; Travaglio forse non ha mai smentito e fossimo in lui continueremo a non farlo, perché non è che si può smentire sempre tutto quel che di stupido e falso si dice in giro su di te, altrimenti diventi schiavo dei tuoi persecutori. Sulla base di questo assunto ridicolo Facci costruisce la sua critica, giocando apertamente sul fatto che molti in Italia, specie fra i non più giovanissimi, non sanno che in realtà chiunque può registrare un sito con il nome di un altro nel dominio e riempirlo di cazzatelle varie. Ecco perché lo considero un articolo scorretto, prima ancora che fondato sul nulla: quest'ultima particolarità poteva pure passare, la prima invece è bene che sia segnalata e offerta al pubblico ludibrio.
Decido pertanto di scrivere a Facci per esprimere la mia opinione e per rispondere a una domanda che lui stesso rivolge ai lettori nell'articolo successivo, quello del giorno 16: domandare è lecito, rispondere è cortesia... Mi imbatto però in una selva di formalismi inutili (dovrei iscrivermi alla Community del Giornale, ecc.) quando mi sarebbe bastato trovare un suo recapito di posta elettronica. Allora decido di scrivere al direttore (Mario Giordano): il link che porta a lui è bene in vista.
Sino ad oggi, non uno straccio di risposta, né da parte di Giordano (al quale comunque non ponevo una vera domanda, ma più che altro esponevo una lamentela) né di Facci. Non mi offendo, forse nemmeno io risponderei a tutti se a scrivermi fossero in duecento al giorno. Solo un dubbio: come fanno a scrivergli in duecento se non compare in nessun posto il suo indirizzo?

Chi volesse leggersi gli articoli di Facci a cui mi riferisco può cliccare qui e qui, sino a quando saranno disponibili sul server de Il Giornale. Ecco invece quel che ho scritto io il 16 aprile 2009:

"Gentile Direttore, la presente per porre un quesito:

perché se voglio inviare un commento a un giornalista de Il Giornale o scrivergli direttamente in posta elettronica devo iscrivermi alla "Community", accettando una montagna di regolette e scegliendo username, password, ecc? Non sarebbe più trasparente indicare un recapito email per chiunque scriva sul quotidiano? Mettiamo che io voglia scrivergli due righe ora e mai più... tutti i giornali o quasi lo fanno. Chi va sul mio blog può scrivermi facilmente, senza passaggi superflui.

Il giornalista a cui volevo rispondere (pone una domanda, quindi si aspetterà una risposta) è Facci, le sarei grato se volesse girargli il mio commento:

Egregio Facci, secondo la mia opinione lei non dovrebbe querelare nessuno perché il suo accostamento tra un sito ufficiale di una persona e un sito che ne usurpa il nome senza avere (fino a prova contraria) nessun collegamento con quella persona è infondato, pretestuoso, offensivo: un ragionamento siffatto può far presa solo su chi non conosce il web e per questo motivo è scorretto oltre che inutile. Se domani Piero Rossi di Vigevano acquista il dominio www.filippofacci.it oppure www.filippofacci.eu (attualmente liberi), li registra a nome di Carlo Marx, li riempie con contenuti illegali e un giornalista suo collega il giorno dopo la attacca avvicinandola a detto sito, lei si arrabbia o fa spallucce? Superfluo precisare che non sono Grillo, non sono Travaglio, non sono sul loro libro paga: sono un lettore e non mi e' andato giù l'articolo "Col marchio di Grillo vendono sesso e pannolini": avrebbe potuto benissimo criticare comme d'habitude le loro opinioni senza fare accostamenti scorretti e tendenziosi, oppure criticare chi vende quei pannolini e quel sesso."

Come detto non ho ricevuto risposta, ma forse nemmeno Grillo...

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

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domenica 19 aprile 2009

Il mio primo post?


A ben vedere potrei aver individuato il momento esatto in cui scrissi il mio primo post.

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

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sabato 18 aprile 2009

Uno sport diverso

Leggo Mourinho e rileggo due volte perche’ non ci credo: “il presunto pugno di Adriano a Gastaldello” (si riferisce al noto episodio del gennaio 2009). Ora, Mourinho provoca per natura, e passi: fa il guascone, ed e’ simpatico oltre che bravo, aggiunge il pepe alle pietanze. Ma insistere a negare il pugno di Adriano e’ davvero inaccettabile e diseducativo oltre ad essere un'offesa all'intelligenza (la sua e la nostra). Il filmato mostra inequivocabilmente un pugno volontario (e ricordo che anche la sola intenzione sarebbe punibile): tre giornate di stop furono il minimo, dato che in partita non venne espulso (e pote’ cosi’ realizzare il gol decisivo); se rispondi all'arbitro rischi di piu'.

Smettiamola di scusare un calciatore colpevole di un pessimo gesto, di offenderne un altro che si e’ preso il pugno, di scherzare su quello che per uno sportivo e’ il punto piu’ basso: picchiare un avversario. Se fossi io il presidente di una societa’ sportiva, ai miei tesserati colpevoli di simili gesti assegnerei come minimo due mesi di stop a priori, senza aspettare il giudice sportivo: ma io penso uno sport diverso, in cui il rispetto delle regole viene ben prima della vittoria a tutti i costi e in cui chi sbaglia paga, senza sconti: cosi' si educa ai valori sportivi chi oggi tira i primi calci al pallone, non minimizzando i cattivi esempi o facendo chiacchere da bar.
(*)

(leggi anche: "Un pugno era un pugno, fino a ieri", 26/01/2009)

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

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giovedì 16 aprile 2009

Il bene del paese

16 aprile 2009 - "La Lega avrebbe fatto cadere il governo". Il presidente del Consiglio Berlusconi, in visita sui luoghi del terremoto (ormai abita lì, ndr), rivela il retroscena della decisione presa ieri di non accorpare il referendum sulla legge elettorale e le elezioni europee, indicando la data del 21 giugno per la consultazione referendaria. E' dunque lo stesso Berlusconi a confermare che, come dice Finocchiaro (PD), "per motivazioni puramente politiche e per mantenere il patto con la Lega, [si] sprecano centinaia di milioni che avrebbero fatto davvero comodo per rispondere all'emergenza del terremoto".
Ricordiamo, a beneficio di tutti, che la Lega assolutamente non vuole che si accorpino referendum ed elezioni del 7 giugno perché spera che il referendum fallisca per quorum non raggiunto, eventualità ben più probabile se lo si fissa il 21. Peccato che ciò comporti una spesa supplementare per lo Stato (e quindi per noi) di centinaia di milioni di euro. Aggiunge Berlusconi, per giustificare la sua scelta di cedere al ricatto leghista: "Bisognava pensare al bene del paese", e qui siamo davvero all'apoteosi della presa per i fondelli: avrebbe fatto meglio a star zitto, ma sappiamo che l'uomo e il gaffeur con smentita successiva sono un tutt'uno.
Detto che la Lega nega di aver posto l'aut-aut ("Mai detto niente del genere", ma allora, se è vero che non l'avete posto, non ci saranno problemi a indire il referendum per il 7, vero Bossi-Maroni-Calderoli?), non possiamo non notare che per Berlusconi il bene del paese non è risparmiare centinaia di milioni di euro accorpando le date delle votazioni, non è permettere il normale svolgimento di un referendum per il quale si sono raccolte firme su firme, non è utilizzare quei soldi per scopi nobili (tipo aiutare l'Abruzzo, toh!), ma il bene del paese è garantire al paese stesso l'attuale governo (sic) e quindi assecondare la paura leghista delle conseguenze di una vittoria referendaria del si anche a costo di buttare dalla finestra secchiate di soldi pubblici.

Un tempo i politici erano farabutti ma pudici; oggi sono senza vergogna. Il sonno della ragione di questo popolo anestetizzato consente loro di agire spudoratamente perseguendo interessi personali dietro risibili giustificazioni di facciata. Non cercano nemmeno di costruire scuse credibili che fungano da paravento alle loro malefatte; sanno che possono permettersi tutto e di conseguenza non si preoccupano neppure più di tanto di occultare quello che combinano: sanno bene che il nostro encefalogramma politico è piatto.

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

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lunedì 13 aprile 2009

Evoluzione del web e del senso della privacy

E' vero, non sono su Facebook. E' imminente la nascita di un mio account presso il social network che sta spopolando di brutto e che nel giro di pochi mesi ha reso Second Life un giochetto per quattro gatti? Penso di no. Di solito chi scrive così il giorno dopo ci cade dentro: lo escludo. Ammetto però di aver cercato alcune persone, a volte. Tuttavia anche Facebook ha le ore contate: Twitter lo sgonfierà. Si tratta di evoluzione naturale, la bolla si gonfia a dismisura e poi scoppia sino a tornare a condizioni più normali o a sparire del tutto, superata da nuovi servizi che seguiranno parabole analoghe. Personalmente ho fatto tutta la trafila, sebbene en passant: ICQ, C6, Messenger, le emoticons, gli incontri di chat, il sito web, i forum, il blog, Skype; mi rammarico solo di non aver sperimentato a dovere le implicazioni della webcam e il brivido dei giochi sparatutto online multiutente, e di avere ancora un cellulare di prima generazione che serve per telefonare e davvero a poco altro, ma la vita è una sola: se salto qualche step sarò perdonato, spero, durante la giornata devo anche fare cose che non richiedano necessariamente l'utilizzo di una tastiera, dopotutto. Tornando a Facebook, che pure apprezzo come quasi ogni nuova sfacettatura di questa dimensione indispensabile che ormai è divenuto Internet, ma perchè non vieni anche tu?, mi chiede l'incauto. Perchè, rispondo io, se non ho mai voluto risentire certi vecchi compagni di scuola o di vita un motivo ci dovrà pur essere, che dici? Gli altri, quelli con cui ho mantenuto contatti o che ho conosciuto in anni recenti, già li ho sempre fra le pa..., volevo dire, già li ho con me nella vita di tutti i giorni, e quindi non mi serve Facebook per comunicare. Dicevo le stesse cose dei blog, quattro anni fa, ma non entrerò in Facebook. E' poi curioso come centinaia di persone che quando gli chiedi il numero di cellulare esitano compilino e pubblichino con inconsciente naturalezza profili personali dettagliatissimi che svelano anche particolari intimi francamente inessenziali: oggi c'è voglia di dirsi, è girato il vento, ti spiattello a tutto il mondo quando l'ho fatto la prima volta e magari anche con chi, e ti dico pure se uso droghe e quanto spesso: insondabili dinamiche sociali. Molti scrivono senza rendersi conto che tutti leggeranno quel che scrivono (potenziali nuovi amici ma anche vecchi amici, vecchi nemici, vicini di casa e colleghi curiosi), anche quelli che (e ce ne sono...) si iscrivono a Facebook con una falsa identità al solo scopo di scoprire se il condomino del quarto piano ha l'amante oppure no o di spettegolare un po' facendosi i casi degli altri le sere in cui la tv è proprio inguardabile; quando glielo fai notare il panico gli stravolge la faccia, loro non pensavano, non immaginavano... ma ormai lo sappiamo tutti che ti piace il sadomaso e che ogni mattina sputi sul parabrezza del vicino che non sopporti: è troppo tardi. Oggi si è molto attenti alla privacy: anche per ritirare le analisi del sangue della sorella hai bisogno della delega firmata, poi però se sei povero in canna ti assegnano la social card così alla cassa del discount puoi finalmente fare coming out e far vedere a tutti quanti che sei senza quattrini e che non c'hai niente, a malapena l'acqua corrente.

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

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"Piano Casa" per castelli di carte

L'Abruzzo è sconvolto da un terremoto che in un paese civile avrebbe provocato pochi danni e pochissimi morti e invece non si contano le case distrutte, oltre ai trecento morti e ai mille e più feriti. Abitazioni private vecchie e recenti e palazzi pubblici anche strategici come la Prefettura e soprattutto l'ospedale si accasciano al suolo come castelli di carte al primo soffio di vento, mostrando sabbia di mare e materiali scadenti laddove avrebbe dovuto esserci calcestruzzo fatto a regola d'arte. Annozero (9 aprile) cerca di capire di chi sono le colpe di questa sciagura (perché ci sono colpe, eccome se ci sono) e indaga sugli indubitabili ritardi della macchina dei soccorsi e la politica che fa? Attacca Santoro a testa bassa, parla di trasmissione indecente, vergognosa, faziosa. Ci si mette pure il vescovo dell'Aquila che parla di "dileggio incivile". Ma questi qui l'han capito o no che siamo in democrazia e che cercare di intimidire i media (generalmente già docili come gattini sonnecchianti sul pouf del salotto) è un atto scorretto e inaudito? Che ad un'inchiesta giornalistica, per quanto scomoda, si risponde coi fatti e non con le messe al bando e che, se non si hanno fatti da opporre, si china il capo e si tiene la bocca chiusa? Lo sanno di avere sulla coscienza questi morti, in quanto rappresentanti di una classe politica che negli ultimi decenni ha consentito, avallato, favorito, incoraggiato simili scempi e ha omesso di controllare e di prevenire? Un terremoto non si può prevedere, forse, o meglio: non se ne può ancora prevedere con esattezza il verificarsi. Ma si può fare tutta una serie di cose per parare il colpo senza dover ogni volta raccogliere sul campo centinaia di corpi sotto le macerie di interi quartieri. E in Italia, di tutto questo, non è stato mai fatto nulla. Quando sento Napolitano affermare che tutti siamo colpevoli mi si drizzano i peli delle braccia: tutti colpevoli, quindi nessun colpevole, all'italiana. Io non sono colpevole, in compenso vorrei vedere in faccia chi lo è (amministratori pubblici locali, classe politica in toto, costruttori, controllori e controllati, signori degli appalti, ecc.). E poi si scopre che fino a una settimana fa nel "Piano Casa" sponsorizzato da Berlusconi c'era un punto che recitava: "Semplificazioni in materia antisismica"... Capito in che mani siamo?

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

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giovedì 9 aprile 2009

La censura non è mai scusabile

Gli studenti del liceo Beccaria di Milano si sono visti censurare l'ultimo numero dell'"Urlo", che raffigurava una vignetta su Benedetto XVI e la contraccezione: la preside l'ha trovata di pessimo gusto e ha fatto strappare la copertina dai giornalini. Gli studenti si sono difesi dicendo che era loro intenzione stimolare un confronto, attraverso la vignetta (satira) e i contenuti delle pagine interne (cronaca e commento). Morale della storia: il Papa può esprimere sempre il suo pensiero anche se, poniamo, scientificamente falso e tale da poter ostacolare l'efficacia che il preservativo ha, assieme ad altri mezzi, nell'arginare la diffusione dell'Aids; alcuni studenti redattori di un giornalino scolastico non possono invece esprimere la loro opinione, anche per mezzo della satira, perchè il soggetto rappresentato potrebbe offendersi. Il problema è sempre lo stesso: la satira, da Aristofane in poi, non ha riguardi, altrimenti non è satira ma propaganda e la censura non è mai scusabile od opportuna ma sempre odiosa e da condannare, indipendentemente dalle ragioni addotte dal censore; giornalismo, spesso, è dire quel che alcuni non vogliono che sia detto. L'unico aspetto positivo della vicenda è che almeno questi giovani ed entusiasti giornalisti hanno imparato da subito come funziona il mondo.
(*)

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

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sabato 4 aprile 2009

Dalla botte esce il vino che c'e'

Oggi si e' svolta a Roma la manifestazione organizzata dalla CGIL "per il lavoro e contro il governo". Secondo gli organizzatori vi hanno preso parte 2 milioni e mezzo di persone; secondo la Questura 200 mila. Per chi bisticcia con la matematica, 200 mila è l'8% di 2 milioni e mezzo, un po' come se voi prestaste a un conoscente 6000 euro e questi ve ne restituisse solo 500 sostenendo di aver estinto il debito. Al di là del fatto che Roma è stata invasa da una incredibile marea umana, e tacendo pure del fatto che (senza contare le due navi, i treni, le auto, i piedi di chi a Roma già ci abita) se solo i pulmann erano 7000 cio' vuol dire che solo coi pulmann sono arrivate come minimo 210.000 persone (calcolando 30 persone a pulmann mentre in genere sono di più), quel che mi chiedo è questo, tutte le volte che leggo simili assurdità: come possono due osservatori diversi, guardando lo stesso cestino di mele, affermare a occhio l'uno che ne contiene 50 e l'altro che ne contiene 600? E' evidente che uno dei due (o tutti e due) e' cieco o in malafede. E che comunque ci prende per il... cestino. Fate voi. Ora, dagli organizzatori un pò di esagerazione ce l'aspettiamo sempre, è fisiologica, come da chi compila il suo curriculum: se sa dire a malapena good morning e bye bye sul C.V. scriverà "inglese: discreta conoscenza", è normale. Ma dalle questure mi aspetterei valutazioni esatte. E siccome se non erano 2,5 milioni di sicuro erano ben oltre il milione, fate di nuovo un po' voi. L'Italia e' un paese che difetta di serietà a livello congenito, ma si era già detto in un'altra occasione su questo blog, vero?. A proposito, per me questo e' un post del mio blog, per la questura è solo un sms piuttosto lungo.

Fin qui sulle stime così assurde da sembrare stupide. Per assonanza con l'ultimo termine adoperato passiamo adesso ad elencare le principali reazioni del governo a questa manifestazione. Brunetta (PDL, è ministro) definisce l'iniziativa del sindacato "una scampagnata che muove risorse, ristoranti, autobus, quindi è un fatto positivo per la ripresa economica" e "non fa male". Gasparri (PDL, è senatore, lo so che Caligola fece senatore il suo cavallo, ma non divaghiamo) parla di "carnevalata" (se ne intende, forse?). Cota (Lega Nord, genio emergente, deputato) parla di "sfila di apparati" sostanzialmente inutile. Nel centrodestra di parla di "flop", di CGIL "abbandonata". Ancora qualche ora e il premier se ne uscirà con la sua usuale buffonata: "54 milioni però sono rimasti a casa".
Di fronte a simili affermazioni, che offendono una buona metà del paese se non di più, che stridono con le piu' elementari norme di rispetto e di educazione, che anche il mio cane avrebbe vergogna a pronunciare (e dopo si andrebbe a rintanare sotto il divano), che sono indegne di un uomo di stato, sia esso di destra, sinistra o centro, che, vogliamo parlar chiaro, sono offensive e stupide, quale spiegazione può essere trovata? Davvero non so. Mi viene solo da pensare che quando si è ministri per caso, può capitare di pronunciare parole a caso, irridendo migliaia di persone dopo averne ignorato i bisogni e calpestato i diritti: non saprei spiegare altrimenti la protervia, l'insulsaggine, la non pertinenza e la pochezza di certe reazioni. Brunetta è quello stesso Brunetta che definisce "guerriglieri" gli studenti che disarmati protestano in piazza (del resto Berlusconi minacciò di mandare la polizia nelle scuole, poi sentendo giungere, dall'aldilà, gli applausi di Pinochet smentì prontamente comme d'habitude); "fannulloni" tutti i dipendenti pubblici; sostanzialmente inutili le organizzazioni sindacali. Il premier a cui Brunetta risponde è uso considerare la democrazia un fastidioso ostacolo alla realizzazione piena e veloce delle sue volontà e soddisfazione delle sue esigenze. In altre parole: dalla botte esce il vino che c'e', e ciascun uomo dimostra di che pasta è fatto tramite pensieri, parole e azioni, con uno stile che altro non è se non l'impronta di ciò che si è su ciò che si fa. Qui non si tratta di essere di destra o di sinistra, berlusconiani o per la legalità (ops...): si tratta di dignità, di rispetto dei ruoli e della dialettica democratica; si tratta di uomini che non hanno il senso dello stato e che nonostante questo lo rappresentano. Si tratta di persone che rappresentano a malapena coloro che li hanno (non) eletti (sono infatti nominati e non eletti, come sapete), figurarsi se possono ambire a rappresentare tutti i cittadini e a governare la cosa pubblica nell'interesse di tutti rispettando la nostra Carta fondante, i principi della democrazia e le più banali regole di convivenza civile. Ma, direbbe uno (il solito bastian contrario), tu nei loro panni cosa avresti detto? Uhm... so per certo che, pur avendo idee diverse, avrei detto ben altro, ma se proprio mi volete abbassare al loro livello avrei fatto meglio a tacere. D'altra parte non è che ci aspettassimo parole pacate, sagge, equilibrate, responsabili, produttive, democratiche: sappiamo troppo bene che un elefante barrisce e una rana gracida per aspettarci che un'aquila squittisca.

Avremo mai un governo degno, di qualunque colore vi venga in mente? Sebbene anche oggi ce ne possano essere di più degni e di meno degni (e noi non abbiamo pescato bene), la risposta è con tutta probabilità no. Il perchè lo sapete, il perchè siamo noi, il perchè siete VOI.

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

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venerdì 3 aprile 2009

Messaggio ai criminali della strada e ai ministri per caso

Giovedi 2 aprile 2009, Verona – Tolleranza zero sull’alcol al volante: sì, ma con giudizio.“Non possiamo tollerare che chi beve due bicchieri di vino sia considerato un ubriaco”. Il ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia, ha lanciato un messaggio all’apertura di Vinitaly, la più importante fiera del settore enologico italiano (a Verona fino al 6 aprile), a chi vuole abbassare ulteriormente la soglia minima di alcol ammesso nel sangue per chi è alla guida di un veicolo. (corriere.it)

L'on. Zaia fu multato perchè beccato a 193 km/h in autostrada, nel 2007. Non si pentì, non accampò scuse (avevo fretta, mi ero distratto, credevo che qui ci fosse il limite dei 400, ecc.) e nemmeno stette zitto: disse in parole povere che il limite di 130 è anacronistico. Ora teorizza il ciucco al volante. E' ministro (ve lo giuro).

Zaia, e uno spino piccino piccino? E mezzo Tavor? E una sniffata, solo una prometto? Zaia, bevi quanto ti pare ma non guidare, non mi va di rischiare la vita perchè un imbecille beve e poi si mette al volante. Non vuoi chiamarlo "ubriaco"? Ok, ti facciamo contento: chiamamolo brillo, allegro, ciucco, alterato, imbecille, criminale (a seconda della percentuale di alcol che ha nel sangue). Comunque lo chiami uno che beve due bicchieri non è assolutamente in grado di guidare in condizioni di sicurezza (molti di quelli che hanno la patente in Italia nemmeno da sobri lo sono, in verità, ma questo è un altro discorso). Zaia, non so se hai un figlio, se ce l'hai pensa a chi, sobrio e prudente, è morto, magari nel fiore degli anni, perchè ha incrociato un imbecille con due bicchieri di vino nel sangue. Quella sera non è tornato a casa e non ci tornerà più, moglie e figli lo stanno ancora aspettando, la sua colpa è stata solo quella di aver incontrato un criminale a quattro o due ruote e di essere stato suddito di uno stato lassista perdonista e governato alla carlona da decenni. Zaia, basta con le buffonate, risparmiaci, fallo almeno in nome delle vittime della strada. 193 km/h e pontifica sul limite di alcool... Zaia, ma Giovanardi (che al contrario di te negherebbe pure il succo di frutta a mia nonna, se sapesse che poi, dopo cena, deve usare il girello per andare al cesso) fa parte della tua coalizione? Ogni anno in Italia sono 6.000 i morti sulle strade per abuso di alcol, dei quali la metà circa sono giovani tra i 18 e i 25 anni. E questo qui va a 190 sull'A27 e pontifica di vino a tavola...

Zaia, per caso avevi già fatto un giretto fra gli stand della fiera prima di salire sul palco? Se poi si tratta solo di una mera questione terminologica, quelle su cui tanto per capirci vi avvitate per settimane in sterili discussioni nelle stanze del potere mentre fuori il paese va a rotoli, ok, siamo con te al cento per cento: è assolutamente ingiusto definire ubriaco chi supera di 0,2 il limite alcolemico allo stesso modo di chi lo supera di quattro volte: il primo è un irresponsabile che dopo aver bevuto si è messo al volante mettendo a rischio la vita sua e quella degli altri e va punito severamente, il secondo è un pazzo ubriaco criminale e va incarcerato, oltre che privato a vita della patente (cosa che in Italia è una bestemmia). Ma la questione sta solo nei termini, resta il fatto che chi vuole bere a tavola è pregato poi di far guidare un amico o di restare a casa: mai sentito parlare di senso di responsabilità?

Lo so, Zaia, lo so come vanno certe cose... uno viene invitato a Vinitaly, arriva fresco fresco, sorrisi, strette di mano, pacche sulle spalle, ministro di qua, ministro di là, un applauso al signor ministro, assaggi un po' questo cabernet, che ne dice di questo fruttato frizzantino... e mica può ringraziare la platea salendo sul palco per dire che chi beve un dito di vino va messo dentro, mica può fare il guastafeste... è questione di educazione, dopotutto. Sulle strade però si muore ogni giorno, crepano gli educati e i maleducati, tagliati a pezzi sparsi per l'asfalto o bruciati fra lamiere contorte e roventi, un attimo prima il nastro grigio davanti agli occhi e i rolling stones nelle orecchie, un attimo dopo le urla, il freddo, il dolore, il sangue, la morte o la prospettiva di una vita da vegetale (senza poter neppure decidere di porre fine alle sofferenze, vero Sacconi & C. ovvero la banda del "fine vita mai") e le cause sono sempre quelle, mio caro Zaia, informati un pò: eccesso di velocità, droghe, alcool, mancanza di controlli. Zaia, facciamo qualcosa di concreto per azzerare i morti, non per stimolare l'industria del vino: se muoiono tutti, chi compra il barolo poi? E chi ti vota? E chi riporta i tuoi discorsi? E chi li critica mostrandone tutta l'inconsistenza su un blog?

Caro lettore, se bevi, ti droghi, mangi come un bue, assumi medicine, ti accorgi di crepare dal sonno e nonostante questo decidi di metterti alla guida, insomma se ti metti al volante in condizioni inadatte alla guida, puoi andare AFFANCULO e ti auguro tutto il male possibile. Qui non ce l'abbiamo, mi sembra ovvio, con chi, sempre attento e scrupoloso, si distrae e mette sotto un passante o con chi per fatalità fa del male a qualcuno, ma ha fatto tutto quel che umanamente poteva per evitare che ciò accadesse. Sarebbe meglio non far mai male a nessuno, ma chi a 50-60 all'ora in centro commette un'imprudenza è colpevole di lesioni o omicidio colposo e pagherà, chi invece uccide con alcool o droga in corpo o perchè, poniamo, andava a 100 in centro o 200 fuori città è colpevole di tentato omicidio o di omicidio e basta. Finiamola di giocare con le parole. Finiamola di perdonare tutti, di graziare il malfattore, di scusare gli assassini. Qui ce l'abbiamo con chi prima beve o si droga e poi impugna un'arma carica, senza sicura, e si mette a correre sparando all'impazzata. L'automobile va equiparata a un'arma, chi la usa per uccidere deve farsi trent'anni.

Che poi è sempre meglio che farsi cinque anni con ministri che vanno a Vinitaly e lanciano un bel messaggio diseducativo a un popolo di automobilisti del piffero che avrebbero bisogno di bastonate e non di cesti di carote. Un tempo si diceva: l'esempio vien dall'alto. Ora, in alto, è meglio non guardare e, se vien qualcosa, è meglio coprirsi la testa.

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

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mercoledì 1 aprile 2009

Parole parole parole

"Il nuovo partito fondato da Berlusconi in piazza San Babila? Comportarsi nel modo in cui sta facendo Berlusconi non ha niente a che fare con il teatrino della politica: significa essere alle comiche finali. Da queste mie parole, volutamente molto nette, voglio che sia a tutti chiaro che, almeno per quel che riguarda il presidente di An, non esiste alcuna possibilità che An si sciolga e confluisca nel nuovo partito di Berlusconi... Berlusconi con me ha chiuso, non pensi di recuperarmi, io al contrario di lui non cambio posizione. Se vuole fare il premier, deve fare i conti con me, che ho pure vent'anni di meno. Mica crederà di essere eterno... Lui a Palazzo Chigi non ci tornerà mai. Per farlo ha bisogno del mio voto, ma non lo avrà mai più. Mai. Si faccia appoggiare da Veltroni" (Gianfranco Fini, 18 novembre 2007).

E quando qualcuno gli aveva chiesto “Possibilità che AN rientri all'ovile?”, risposta di Fini: “Noi non dobbiamo tornare all'ovile perché non siamo pecore”. (Gianfranco Fini, 2007).

An e Forza Italia possono guardare «con fiducia alla fusione del Pdl perché i valori sono gli stessi, sono quelli del partito popolare europeo». Lo dice il presidente della Camera Gianfranco Fini nel suo intervento al congresso di An.«Sono i valori che sono capaci di dare risposte alle ansie dell’Europa e dell’occidente». Quindici anni di alleanza tra An e Forza Italia, di rapporto con Silvio Berlusconi, «con un unico filo conduttore: la volontà di costruire un’Italia nuova». (...) Il leader di An rivendica che nei 15 anni di alleanza con Fi, «non è mai accuduta una rottrura insanabile, come invece è capitato ad altri. Ma c’è stato un lungo cammino comune, pur fatto anche di polemiche e incomprensioni». E questo perché l’alleanza «nasce dalla base, dagli elettori». (Gianfranco Fini, 22 marzo 2009, congresso di scioglimento di AN).

Congresso fondativo del Popolo della Liberta', An confluisce assieme a Forza Italia nella nuova formazione politica. Berlusconi viene eletto per acclamazione presidente del PDL. (marzo 2009)

E noi dovremmo credere a questa gente?

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