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giovedì 29 aprile 2021

Due pesi e due misure

(Avvertenza: questo post è formato da alcuni paragrafi ricchi di subordinate di diverso tipo e grado, variamente affastellate: se ne sconsiglia la lettura ai deboli di sintassi e alle animucce di parte).

Ricapitolando, il figlio di un noto politico che non ha incarichi pubblici remunerati è colpevole marcio, del reato per il quale è indagato, ancor prima della chiusura delle indagini, di un possibile o probabile rinvio a giudizio e di un processo e, sebbene il presunto reato sia assolutamente, oltre che ancora da provare al di là di ogni ragionevole dubbio, non politico e del tutto slegato dall’attività del genitore, peraltro pure estraneo ai fatti contestati (e per soprammercato garante di un movimento la cui visione politica ha appena partorito misure straordinarie a difesa di certi tipi particolarmente odiosi di violenza, vedi codice rosso) e (forse) compiuto da una persona che non è in politica e mai vi è stata, la questione è usata a fini politici per vergognose campagne di strumentalizzazione o per paragoni idioti al fine di vellicare gli istinti più bestiali dell’elettore italiota medio che ragiona coi piedi e vota con la pancia.

Viceversa, ogni qual volta un papà o una mamma (non un figlio, quindi) che fa politica e ha incarichi pubblici lautamente remunerati coi nostri quattrini, viene indagato, rinviato a giudizio, processato, condannato in primo e secondo grado, magari col corredo di prove abbastanza inoppugnabili quali intercettazioni, e magari è pure recidivo, si tratta invariabilmente di un innocente fino a prova contraria e, qualora la Cassazione (approdo obbligatorio, una delle tante storture italiche) ne confermasse la colpevolezza, di un persguitato politico, di una vittima della stampa giustizialista (termine di cui ignoro il significato) e dei magistrati toghe rosse, antropologicamente diversi dalla razza umana e adusi a indossare calzini sospetti.

Quotidiani di carta (straccia) ed emittenti televisive padronali, che si fanno paladini del più spinto garantismo ogni volta che un politico amico e corrotto viene condannato, al punto da sostenerne la ricandidatura o il ripristino di orribili vitalizi, o da affermare che il consenso politico val più della decisione dei giudici, nel caso di presunti reati politici di avversari solo indagati o ancora da giudicare, e addirittura nel caso dei presunti reati non politici di parenti di politici per hobby, gridano al mostro ed emettono sentenze anticipate, schiumando rabbia e aizzando la folla troglodita dei loro lettori abituali.

Questo è il garantismo prêt-à-porter dei servi sciocchi e degli imbrattacarte a libro paga, che di mestiere o leccano il culo per contratto al padrone editore o volontariamente si fanno servili nei confronti del politico influente al fine di ottenerne o mantenerne la benevolenza.

E’ del tutto probabile che questa mia riflessione irriti chi odia a morte una persona onesta e perbene che grazie al suo sacrificio personale ed economico e al suo intuito ha permesso di incanalare la sacrosanta rabbia sociale di cittadini umiliati da decenni di mala politica in un alveo ribelle ma istituzionale, scongiurando derive violente e fasciste e rendendo possibili per giunta alcuni risultati politici, sociale ed economici importanti e alcune leggi attese da decenni. Tuttavia la cosa mi lascia piuttosto indifferente, perché so di aver espresso un’opinione inattaccabile perché basata su fatti oggettivi e so anche che non tutti fra quelli che criticheranno avranno avuto il dono di aver capito quel che hanno letto e si apprestano a criticare.

Del resto la mia riflessione parte da un caso concreto ma esprime concetti generali che da quello si allontanano, e quindi non è influenzata, né potrebbe, dalla mia personale simpatia umana e stima ultradecennali per il citato padre né dalla mia vaga, forse immotivata, ma presente, antipatia a pelle per il citato figlio.

Preciso infine, sempre allo scopo di evitare noiose rimostranze fuori luogo, che il mio discorso non riguarda un certo video o certe recenti dichiarazioni, su cui ho espresso un chiaro giudizio in altra sede e che comunque, benché girato o espresse da un politico (sebbene per hobby), verte su un tema, come detto, assolutamente estraneo alla politica e, al di là di certe storture e di certe sgangheratezze criticabilissime, rientra nel diritto di espressione di un padre, esattamente come le dichiarazioni genitoriali della parte giudizialmente avversa.

Resta da dire che tutt’altra cosa, di cui non parlo in questa sede appunto perché estranea al tema trattato, è la necessità, spesso disattesa, che un politico, anche solo indagato per reati ancora presunti, di cui però già si subodora la fondatezza grazie a prove inoppugnabili quali intercettazioni o simili, senta il dovere etico di dimettersi, ancora prima di un rinvio a giudizio oppure, condannato per reati particolarmente gravi, senta la necessità di fare questo passo già dopo la condanna in primo grado. In attesa della Cassazione, chi manderebbe il proprio figlio a lezione presso un maestro condannato in primo grado per pedofilia o, solo indagato ma protagonista di intercettazioni illuminanti e incontrovertibili?  Ma qui parliamo di politici sospettati di reati connessi alla politica (es: intascare tangenti) o di parenti sospettati di reati connessi all’attività politica del politico in oggetto o da questa favoriti, non di reati “comuni” forse commessi da parenti dello stesso politico. Una differenza che non tutti sono in grado di capire: del resto, molti neppure capiscono la differenza tra etica e politica e quindi si vedono cadere il mento a terra quando io affermo che in certi casi un politico potrebbe restare in carica anche dopo un rinvio a giudizio (es: presunto reato -politico- non grave, denuncia da parte di avversario politico, mancanza di prove già definibili certe senza un dibattimento) oppure, paradossalmente, essere costretto da ragioni etiche (campa cavallo) a lasciare anche in presenza di una sola indagine (reato politico grave ancora presunto ma col corredo di prove chiare o confessioni o, per dire, atto non illegale o illegale ma prescritto ma eticamente inaccettabile). Sono differenze abissali, ma non avvertibili da tutti.

Il mio post è solo un’istantanea di una dialettica politica vile e meschina e di un sistema dell’informazione ormai quasi del tutto screditato. 

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it) Per tornare alla home page clicca qui. Se questo blog ti interessa e vuoi essere aggiornato sui suoi contenuti iscriviti al mio feed oppure seguimi via mail. Se vuoi segnalare questo articolo clicca sul titolo del post e vai a fondo post.


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