SI VINCE e siamo felici, ci mancherebbe; a pelle siamo al settimo cielo, l’adrenalina è al top, arriva il triplice fischio e la tensione si scioglie in un urlo di goiia liberatoria (anche se comunque nel vero sportivo resta sempre un 1% di rammarico nel vedere i visi degli avversari sconfitti, specie se sono stati corretti, e nei tifosi avversari, specie se sono stati rispettosi; e anche se nel doriano resta sempre una sensazione che non saprei definire, per la quale, anche se sei molto felice, non sei mai al massimo della felicità per una vittoria, lo sei di più -è paradossale, lo so- quando perdi giocando bene e in maniera corretta, dando tutto, onorando la città e la maglia, in modo da farci sentire orgogliosi della nostra fede, del nostro essere a quattro colori).
SI PERDE e siamo felici (certo, non proprio al massimo grado… il dispiacere per la sconfitta c’è eccome, forte, unito alla rabbia se ci sono stati i soliti episodi arbitrali inspiegabili da mente umana, ma il dispiacere, da massimo che è al triplice fischio, scende in fretta a livelli accettabili e poi scema… alla fine ti resta l’essere doriano, anche senza quei tre punti, e questo è tanto, se ci pensi, è quasi tutto, se ci pensi, probabilmente è tutto.
Cosa è importante, quindi, tirando le somme?
Vincere? Certo, si scende in campo con l’obiettivo di prendere l’intera posta in palio, alla fine dei 90. Vincendo fai punti e facendo molti punti ottieni riconoscimenti, trofei, qualificazioni e incidi cose belle sulla tavola d’oro del palmares.
Ma, sapendo bene che gli esiti di un match sono tre, e tutti e tre sono possibili, sia che tu giochi contro una squadra chiaramente meno forte, sia che te la giochi con una rosa più attrezzata, e dipendono appunto da te ma anche dalla forza degli avversari, dal caso e da eventi non accettabili ma presenti, si scende in campo per cercare di vincere, non per vincere; per dare tutto, per impegnarsi oltre ogni limite, per far felici se stessi e si sostenitori, per divertirsi e per diveritre, per dare goia, per dare lustro ai colori sociali e a Genova. Si gioca per fare questo, non per vincere a tutti i costi (impossibile, del resto tutti perdono) e se lo si fa, una grande soddisfazione e un po’ di felicità ci sarà anche in caso di sconfitta.
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
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