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giovedì 1 luglio 2021

Ulteriori considerazioni, non perdibili a cuor leggero, sull’amicizia


——Nota: leggermi può darvi tanto, davvero tanto. O poco. Financo niente. Non ne rispondo in ogni caso. So di gente che è cambiata dopo avermi letto. Ma so anche di gente che ha cambiato letture, dopo avermi letto. Insomma, so.——

——Non è un post breve; in compenso è scritto male——

Il tema “amicizia”, cui ho dedicato non pochi post, è spinoso e senza fine.
La saggezza popolare dice che difficilmente ti fai amici veri dopo i 30 anni, o più precisamente che gli amici che ti porti fino alla fine in genere sono quelli conosciuti nell’età della scuola, università inclusa: a quell’età, non necessariamente a scuola. Come ogni regola ha le sue eccezioni, ma è una regola che disciplina la normalità dei casi.

Anche il mio caso è più o meno questo: quei pochi “amici” che ho (uso le virgolette perché su cosa voglia dire amico potrei scrivere per ore, e lo farò: siete avvisati) sono tutti risalenti a quell’età. L’ultimo (lavora per il Fisco ma a parte questo è a modo) l’ho conosciuto nel periodo del servizio civile, quindi sempre entro i famosi trenta: erano due, anzi lui era il meno in vista dei due, ma uno è deperito col caldo di una recente tarda estate e poi, già danneggiato, ha fatto splash a fine inverno.

E resterà l’ultimo, questo del Fisco.
Cosa mi fa essere così tranchant (si vede che ho preso due 30 e un 29 a Francese? Sì? Strano, perchè ormai sono decenni e ricordo poco, giusto voilà e je suis).
Una mia decisione. Ho deciso che volontariamente eviterò di provare a costruire nuove amicizie da qui alla morte, e lascerò cadere la cosa qualora dovessero provarci altri, o gli eventi.
Lo so, è una cosa brutta. In fin dei conti, sono vecchio ma non ancora marcio del tutto e questa è l’età in cui spesso frequenti altri genitori, fai cose, tipo cene, aperitivi, grigliate, picnic e varie menate familiari. E’ l’età in cui ti abbornzi, fai palestra, ti vesti da trentenne e fai lo splendido. E’ l’età in cui hai una certa solidità economica e vuoi far vedere al mondo che ci sei e sei il numero 1: ma tornianoa parlare di me. Insomma, stasera mi sono accorto di pensarla così: è stato un flash, ero seduto su una panchina in un parco giochi a Sarzana, immerso nel verde, sul far della sera, con Carver nella borsa, e ho pensato questo. Con amarezza, ma lucida. Si vede che non c’erano ragazze da guardare, o che l’ambiente favoriva riflessioni esistenziali.

Perché ho assunto una sì ferale decisione?
Perché non ci credo più.
Non ho altri 20 anni da buttare in un’amicizia che è tale solo per me. Non sono il tipo che fa i conti, sono un sentimentale, però un sentimentale può stufarsi di prendere fregature. E quindi rinuncio a priori. Insomma, il sesso andrà bene, se capiterà (al momento sono sposato, quindi sia chiaro che io non ho detto nulla, questo account è stato hackerato), ma nulla di diverso: basta sentimenti. Il sesso come attività ludico-ginnica, che può dare qualcosa ma non deve portare a cose tipo muoio senza te, ahahaha. E ovviamente, tornando nei panni dell’uomo condan, ehm, coniugato, parlo di possibili amicizie o rapporti con uomini o donne. Anche frequentazioni saltuarie e anodine andranno bene: certi rapporti si devono tenere, specie se hai famiglia e non sei un homeless o un single disperato con la pila dei cartoni delle pizze fuori dalla porta. Ma nulla di epocale, coinvolgente, entusiasmante, e poi dal finale penosamente prevedibile: il classico momento in cui i nodi hanno questo terribile vizio di venire al pettine. Solo cose così, insomma. 
Non trovo persone all’altezza dell’idea che ho di amicizia.

Lo so, è una decisione brutta. E’ definitiva? Boh. Direi di sì. Ma il condizionale lascia aperta la possibilità di un sequel.

Ché poi devo ancora chiarire due cose: in base a cosa si possa definire “amica” una persona, e non buon conoscente, conoscente, lo conosco di vista, so chi è, ma chi cazzo è?, ma vaffanculo, va’ (sono questi i gradi base delle relazioni umane), e quali di quelli che io penso miei amici pensano la stessa cosa.
E quanti lo resteranno fino al giorno della Fine, quello in cui “non ti servirà l’inglese” (e vabbé, anche un cameriere germanico potrà andar bene). 

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it) Per tornare alla home page clicca qui. Se questo blog ti interessa e vuoi essere aggiornato sui suoi contenuti iscriviti al mio feed oppure seguimi via mail. Se vuoi segnalare questo articolo clicca sul titolo del post e vai a fondo post.


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