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giovedì 25 gennaio 2024

Ciao, carissimo!


I social mi stanno un po’ stancando. Tiktok è per gente con problemi. Twitter era ottimo ma poi è arrivato Musk, adesso son quattro gatti e il pepe non c’è più. Instagram è pura vacuità. Facebook era quello in cui si poteva comunicare di più, ma negli ultimi anni è stato abbandonato da tanti, è da sempre snobbato dai giovani (quelli che hanno gusti musicali di nerda) e ormai la gente è sempre più assente o inerte, dopo tre righe passa oltre: la vita è stressante, i neuroni pochi e stanchi. Youtube forse sta tornando in auge, non saprei, ma i fasti di un tempo se li scorda. 
Il blog è un bello strumento, ma ormai se uno fa qualcosa va sui social. Pubblicare un libro per i contemporanei è come cercare di svuotare l’oceano con un secchiello: non avete idea di quanti libri escono in un mese, nessuno li legge, salvo rare eccezioni (quelle in cui l’autore è famoso e vende, anche se scrive minchiate). Potrebbe aver senso pubblicare un futuro classico: sarebbe odiato dalle generazioni successive e dagli studenti, ma almeno qualche lettore l’avrebbe. Vedrò cosa posso fare.

Continuare a scrivere qui mi dà l’illusione della presenza e della partecipazione di gente che perlopiù è invece indifferente; e non parlo dei like, a quelli non ho mai badato. Ma anche le illusioni alla lunga hanno l’affanno.

Non si comunica più. Io ormai saluto solo, con affetto intendiamoci (Carissimo! Ciao! Come stai? Tutto bene? Quant’è, eh?), ma è tutto. Se parli di qualcosa quell’altro già sta pensando ai casi suoi ma annuisce cortese: non gli frega nulla. Se ti chiede come stai? Rispondi “bene”, per carità, altrimenti poi è costretto a chiederti e come mai? E tu devi parlare di te, e lui manco ti ascolta. A volte neppure ti chiede “come mai”? Manco si ricorda il tuo nome, vuoi scommettere? A volte nemmeno annuisce, ti sta davanti come se fosse in coma e poi dice; ah sì, eh? Ti capisco, ora ti devo lasciare, ciao. Se è pronto appena ti vede da lontano cambia marciapiede o strada: io me ne accorgo, cari bipedi grigi e spenti, ma faccio finta di non vedere, mi fate pena. Saluto gente con la quale avrò scambiato dieci parole in dieci anni (saluti esclusi). Sembra che abbiamo tante conoscenze invece non abbiamo per amico manco un cane e se ce l’abbiamo sai che soddisfazione: il cane è fedele per definizione, anche il cane del baffetto tedesco era fedele al suo padrone nonostante fosse un verme schifoso, nella fedeltà del cane non c’è giudizio di merito né scelta, solo devozione per istinto. 

L’uomo nasce animale sociale, adesso è solo un animale. Non facciamo nemmeno più finta: ognuno pensa a sé, alla fine conta solo l’individuo, gli altri limitatamente alla misura in cui possono essere utili. Anche le storie d’amore, se togli quelle fresche di conio, quelle che vanno avanti per abitudine/convenienza e qualche raro caso fortunato, sono ormai solo o storie di sesso spesso non esclusivo o rapporti bianchi o separazioni di fatto. 

Se riesci ad astrarti e a guardare il quadro da fuori, hai un’immagine desolante del tutto. 

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it) Per tornare alla home page clicca qui. Se questo blog ti interessa e vuoi essere aggiornato sui suoi contenuti iscriviti al mio feed oppure seguimi via mail. Se vuoi segnalare questo articolo clicca sul titolo del post e vai a fondo post.


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