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mercoledì 21 maggio 2025

La vita è come un calcio di rigore




Come un penalty, non puoi tirarlo una seconda volta. La vita è una, se ti va male per sfortuna o perché fai scelte errate (e del resto è difficile azzeccarle tutte la prima volta che fai una cosa, in questo caso: vivere; è infinitamente più probabile sbagliarne moltissime), sei fritto, non hai segnato e perdi tutto, senza rimedio. Un altro penalty non ti sarà assegnato, un’altra vita non c’è.

E poi c’è una differenza tra calcio e vita che peggiora le cose. Che, a differenza che nel calcio, qui non solo è la prima volta che vedi un pallone e che tiri un rigore, ma prima di accorgerti e di capire per bene cosa stai facendo, hai già posizionato il pallone e hai già fatto la rincorsa; hai già il tuo corpo in una certa posizione (magari quella sbagliata) e il piede pronto a impattare la sfera di cuoio in un certo modo. Potresti anche aver sbagliato la scelta degli scarpini. Perché quando vivi è difficile che tu possa prendere scelte consapevoli (si fa per dire) prima dei 20 anni, e a quel punto come detto la rincorsa e l’approccio sono già belli che decisi, grosso modo.

Ecco perché verso i quarant’anni o un po’ prima o un po’ dopo ci accorgiamo che abbiamo sbagliato varie cose e che non possiamo più rimediare: il pallone della nostra vita finirà fuori o fra le braccia dell’estremo difensore, oppure sul palo. E il resto della vita sarà come guardare la sfera che molto ma molto lentamente va verso la porta ma non gonfierà la rete; e poi sarà come vivere per decenni quegli istanti che sempre seguono lo sbaglio di un rigore: sosrpresa, delusione, sconforto, disperazione, rassegnazione, rimorsi, sensi di colpa, incubi.

Ci danno in mano un gioco da tavolo ma non ci spiegano nessuna regola: dobbiamo capirle da soli. E il gioco non è di quelli semplici o intuitivi, tutt’altro. Mano a mano che giochiamo facciamo sempre meno errori, ma sono sempre tanti e molti cominciano già a condizionare e non poco il nostro futuro. A volte ci blocchiamo, non sappiamo che fare: è il momento in cui pensiamo di non aver capito tutte le regole. Poi si riprende, ma gli errori sono inevitabili. E cominciano a pesare. Quando ti accorgi che sei fritto o che il Caso si è accanito contro di te, è tardi per rimediare, la palla è partita. 

Certo, non per tutti è così. C’è chi nasce con una base di partenza favorevole (ricchezza, salute di ferro) ma non puoi deciderlo tu: è come quando scivoli poco prima di impattare la palla e proprio grazie a questo infortunio ti esce un tiro sporco e imprevedibile che beffa il portiere.

Perché non sono solo i nostri errori di neofiti a condizionare il punteggio di quel gioco chiamato vita, o le decisioni prese correttamente; interviene appunto anche il Caso, che può salvare chi sbaglia o affossare chi dovesse sbagliar di meno.

Se gli esseri umani fossero computer, le strade pullulerebbero di pc che si sono volontariamente formattati il disco, perché affrontando la cosa da un punto di vista freddo, logio, razionale, pare evidente che per moltissimi non esiste via di uscita. Ma gli uomini, e questa è la loro forza ma anche la loro condanna, ragionano in maniera molto diversa da come “ragiona” un pc. 

E quindi, tranne alcuni che non ce la fanno comunque e che in base a un ragionamento che pare da pazzi ma in realtà sanissimo decidono di abbandonare il campo, gli umani vanno avanti a testa bassa, senza alzare mai lo sguardo oltre i cento metri. In questo modo riescono a vivere protetti da quelle formidabili dro -ghe naturali che si chiamano illusione, speranza, miopia. 

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it) Per tornare alla home page clicca qui. Se questo blog ti interessa e vuoi essere aggiornato sui suoi contenuti iscriviti al mio feed oppure seguimi via mail. Se vuoi segnalare questo articolo clicca sul titolo del post e vai a fondo post.


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