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domenica 24 febbraio 2019

Everyone I know / Goes Away / In The End *

[leggete tutti, è una storia vera]

Stanotte un'amica ci ha lasciato.

La conoscevate in tanti, la (rim)piangeremo tutti. E' stata una cosa improvvisa, un fulmine a ciel sereno. Non sarà facile farsene una ragione.
Ma dovremo cercare di guardare avanti. Per noi, per i nostri figli.
La vita ci sottopone spesso a prove difficili.

Quest'amica ha disattivato il suo ricco e articolato profilo Facebook.

Non dirò chi è, per rispetto. E, sia detto fra noi, per evitare fastidiose noie legali: Ella è in grado di scatenare le forze dell'Inferno, quanto a studi legali associati.

So che non lo fatto perché stalkerizzata (mi ero già offerto di difenderla e di farmi sentire, da buon maschio alfa), ma solo per dedicare più tempo alla famiglia. E, d'altra parte, manterrà Insta. In questo ho visto un vezzo: Instagram è per i giovani, Facebook per gli anziani e lei, sebbene non di primissimo pelo, è ancora un gran bel pe... ehm, una donna dallo sexy-appeal ragguardevole.

Ha detto poi che vuole iscriversi a un corso e, si sa, Facebook e frequenza di corsi sono attività da sempre incompatibili, e lo dimostra il fatto che generalmente su questo social girano solo idioti, del resto che ve lo dico a fare: basta leggermi per due o tre minuti di fila per averne una chiara percezione. E poi sembra che, là dove si terrà il corso, il wi-fi non sia performante: ma queste sono cattiverie meschine di gente invidiosa, che noi riportiamo solo per dovere di cronaca.

Osserviamo quindi un minuto di silenzio per questa amica virtuale che ci ha lasciato al nostro amaro destino per approdare su altri lidi, e facciamolo davvero, non come negli stadi che dura quaranta secondi e qualcuno parte coi soliti coretti che, se in genere sono definiti da stadio, un motivo dopotutto ci sarà, no?

L'ultima volta in cui l'ho sentita mi ha comunicato la sua intenzione e, vi giuro, era in lacrime al solo pensiero di non poter più leggere i miei post. Dei vostri, invece, mi è parso che se ne fregasse altamente, ma è stata una mia impressione, sia chiaro.

Sconcertato, le ho chiesto balbettando cosa diavolo fosse successo per spingerla a sì gravi decisioni, ma lei, commossa quanto me, non ha saputo esprimersi in modo coerente, anche per via della fetta imburrata che si stava imbottando col caffè del mattino. "Il momento è solenne, Mauro" ha detto, spalmando alacremente un'altra fetta biscottata con burro di Alsazia e confettura altoatesina, sul piattino di Limoges accarezzato dalla fredda lama di un coltellino da burro in oro Due Ice, nel suo salone Kartell che si affaccia sul Corso.

Si tratta di quella persona che non di rado io ho celebrato anche su queste pagine: una SuperDonna, di chiara origine interstellare, venuta sul nostro pianeta a miracol mostrare. I miei più accaniti lettori ricorderanno i miei pezzi apologetici: mamma, sei avvisata, ti conviene ripassare.
Una forma di vita basata sul carbonio ma più potente del demonio.
Si tratta di una persona in grado di fare cose che a noi umani, specialmente maschi, sono precluse per definizione. Non ci resta che ammirare in rapimento estatico, mascella a terra, certi fenomeni quando si appalesano, grati al destino per averci fatto spettatori di tali epifanie.

Tornando alle gravi decisioni del momento attuale, Ella ha usato la parola "cambiamenti" per giustificare la ferale decisione della disattivazione dell'account. E quando parla di cambiamenti in genere si tratta di movimenti paragonabili a quelli della crosta terrestre durante la deriva dei continenti (che io, fra l'altro, nella mia ignoranza, ho sempre creduto che fosse la decadenza morale di coloro che non hanno bisogno del pannolone). Eh sì, perché questo fenomeno non terrestre, che ho definito qualche più riga più su col termine "amica", è animato da una feroce e inestinguibile fiammella che la porta ognora a mutare ed evolversi, in un continuo tourbillon di trasformazioni che ce la rendono vieppiù misteriosa, e degna di fideistica ammirazione, noi che a malapena riusciamo a parare i colpi della Vita e mai ci sogneremmo di poterla cavalcare dando di sperone con ferocia e bile come fa Lei con leggiadra sicumera.

Negli ultimi mesi, come ben sa chi inspiegabilmente mi legge, alcuni utenti (amici virtuali) hanno deciso di lasciarmi al mio destino, infastiditi dalla puntuale e garbata espressione del mio punto di vista sui più svariati argomenti che centrifugano nell'orbe terracqueo. Ma mai nessuno si era spinto a gesti così clamorosi quali il suicidio virtuale secondo i classici stilemi giapponesi (harakiri con apposita lama sacrale ad offendere il ventre). Voglio dire, sarebbe bastato togliermi l'amicizia, se si fosse stati infastiditi da qualcuna delle mie alte e imprescindibili riflessioni sull'umano agire e sui destini del mondo: radere al suolo un account mi pare una scelta un filo carente di misura, come potrebbe essere quella di dar fuoco a una tabaccheria che avesse inopinatamente esaurito, il sabato sera, i pacchetti delle nostre sigarette preferite.

Sono davvero dispiaciuto per questa perdita, credetemi, ma non dovete vedere in questo mio stato d'animo i segni di un inconfessabile secondo fine. E' vero, con Ella intrattenni decenni fa un fugace rapporto lavorativo, che ovviamente mi vedeva nei panni dell'umile dipendente e Lei in quelli della Eterea Superiora, ma di quell'esperienza nulla è rimasto oggi che possa giustificare il mio genuino scoramento che sempre mi prende quando un amico se ne va. Da un social.

Né d'altra parte conobbi mai la pregevole sorte di intrattenere con la SuperDonna una relazione sentimentale. Il Libro del Destino, lo ammetto, aveva descritto con ovvio e largo anticipo il punto di incontro delle nostre traiettorie esistenziali, quale si verificò nel corso dei Nineties. Ma, se così si può dire, ci sfiorammo senza di noi prendere piacere. Lo so, sono un poeta... per favore, ditelo anche voi a qualche casa editrice.
I nostri cuori si scambiarono qualche cenno d'intesa ma i cerini della nostra sessualità si sfiorarono appena senza che mai lo zolfo riuscisse a prender fuoco. E, d'altra parte, solo a pochi Eletti può essere consentito di entrare in Paradisi di Estasi che, se nell'Universo vi fosse un ordine di giustizia, dovrebbero essere preclusi ai volgari umani, e io non fui tra questi Eletti: potei solo sbirciare lesto e furtivo in quel giardino di ozi e piaceri, senza potermi ruzzolare in quell'Arcadia di fiori e di frasche, di divine ed agresti beatitudini. Sentii il profumo di un fiore che mai colsi, e la mia narice viziata ancor oggi di tanto in tanto masochisticamente me lo ricorda.

A noi, esseri difettati e mortali, ombre vaganti su questo pianeta che ci tollera, resta solo una flebile speranza: che in quel gesto si annidi il germe di un ripensamento. Ella, difatti, ha annunciato all'amico fedele (ehm, sarei io) di aver deciso di disattivare il profilo (non di volerlo eliminare): non tutte le speranze sono dunque naufragate, possiamo nutrire i nostri avidi cuori con questa briciola di illusione.

Nel frattempo, in attesa di una nuova venuta del Messia, dovremo cercare di sospingere le nostre misere vite in avanti, verso quell'ineluttabile e triste fine che tutti ci aspetta e la cui insostenibile ferocia solo la contemplazione, reale e virtuale, di quell'Essere era in grado fino a ieri di lenire. Come detto, resta solo quella tenue fiammella di speranza a illuminare fiocamente il nostro incerto cammino su questi impervi sentieri.

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Per i romantici: https://www.youtube.com/watch?v=MrNhiG2Zh9Q
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* (Johnny Cash, Hurt)
(fonte img: La Danza dei Cerini, Youtube)

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it) Per tornare alla home page clicca qui. Se questo blog ti interessa e vuoi essere aggiornato sui suoi contenuti iscriviti al mio feed oppure seguimi via mail. Se vuoi segnalare questo articolo clicca sul titolo del post e vai a fondo post.


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