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sabato 25 giugno 2011

Tutti siamo potenzialmente assassini

Tutti siamo potenzialmente assassini. L'uomo è un essere assetato di sangue. E anche quelli che come me sentono da sempre di non appartenere moralmente a questa razza di idioti che ha colmato la storia del pianeta di orrori insensati, geneticamente ne sono purtroppo parte. Quindi anch'io potrei "sbroccare" e uccidere, la mente umana è un meccanismo incredibile che può andare in tilt, su questo non vi sono dubbi. Senza contare i casi in cui uno può uccidere senza che per questo si debba dire che il cervello ha fuso: pensate a uno che sta per fare del male a vostro figlio, voi intervenite per salvarlo e se per salvarlo dalla morte è necessario uccidere chi lo sta per uccidere, lo farete certamente, senza nemmeno deciderlo. Anche io, che sono lontano dall'idea di esercitare violenza quanto un politico italiano standard è lontano dall'idea di servire il bene comune disinteressatamente, di fronte a casi estremi come quello tratteggiato so che potrei fare tutto quel che serve, senza freni: quanto ne va della tua vita o di quella di chi ti sta a cuore, la vita di chi sta per uccidere vale molto meno della tua.
Quello che tuttavia non sopporto è il caso di quegli assassini o presunti tali che inspiegabilmente uccidono la fidanzata o l'amico o il rivale o magari tutti e tre o, in branco, massacrano un barbone, un indifeso o un "diverso", e poi non ricordano di averlo fatto o non saprebbero dire il perchè lo hanno fatto o sono circondati da parenti che si affannano a dire che non può essere stato assolutamente il loro figliolo/marito/nipote a commettere quel massacro raccapricciante. Un individuo descritto da molti come tranquillo, socievole, altruista, generoso, quasi santo insomma, d'improvviso consegna in confezione regalo 50 coltellate alla moglie o violenta, tortura e massacra un amico: è questo il canovaccio. E, anche quando confessa di averlo fatto, o quando vi sono cosi' tante prove (filmati, testimonianze, tracciato delle celle, etc) che la metà basterebbero per assicurarti la sedia elettrica, pur tuttavia si levano voci indignate che parlano di complotto (da non escludere a priori, sono d'accordo) o di errore (ma quale?).
L'ultima risorsa è dire che l'assassina o l'assassino, quella sera, avevano ingerito una tale quantità di alcool e di pastiglie strane (droghe dagli effetti devastanti e non del tutto conosciuti) che se davvero ha fatto quel che ha fatto, ebbene lo ha fatto a causa di questa circostanza, o, come si sente talvolta, a causa della sua debole personalità che lo porta a seguire gli altri qualsiasi cosa questi dicano o vogliano fare.
Ora, per essere chiari: è ben possibile che se uno si impasticca con sostanze dagli effetti ignoti e/o si sbronza di brutto possa poi fare cose orribili e nemmeno sapere cosa sta facendo. Così come è possibile che se bevo due litri di vino io metta sotto il primo pedone che incrocio senza nemmeno frenare. Ma in questi casi la colpa è ancora, sempre e anzi maggiormente di chi si impasticca e beve, non è del fato o di chissà chi: ce la fate a capirlo o serve un disegnino?
Questo senza togliere nulla al fatto che, per ogni singolo caso, serve un'indagine seria volta ad individuare circostanze e colpevoli, e per questo abbiamo la magistratura.

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

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