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domenica 4 maggio 2025

Piccola analisi a favore di chi, mio concittadino, non era…

*PICCOLA ANALISI A FAVORE DI CHI, MIO CONCITTADINO, NON ERA NATO (come me) E (a differenza di  me) PARLA SENZA AVER STUDIATO*

Io ho sempre riconosciuto i 9 scudetti assegnati al Genoa calcio (dei quali mi frega solo poco), chi sono per decidere io dei palmares altrui? Però dobbiamo capirci: chiamarli scudetti è fuorviante. Perché se si vuole essere onesti le cose bisogna dirle per intero, non solo la parte che più piace: troppo comodo.
Partite giocate dal Milan per laurearsi campione d’Italia nel 1987: TRENTA (otto mesi)
Partite giocate dalla Juve per laurearsi campione d’Italia nel 2019: TRENTOTTO (nove mesi).
Partite giocate dalla Sampdoria per laurearsi campione d’Italia nel 1991: TRENTAQUATTRO (otto mesi)
Partite giocate dall’Inter  per laurearsi campione d’Italia nel 2010: TRENTOTTO (nove mesi).
I campionati moderni durano da 30 a 38 giornate, in genere (8-9 mesi).

E veniamo al Genoa. Che vince 9 “scudetti” fra il 1898 e il 1924. Quando ancora non esiste la “serie A”, che nasce nel 1929. E quando ancora non si assegna quello che oggi chiamiamo “scudetto”.

Come li vince questi campionati il Genoa?

1898: giocando DUE PARTITE. Il campionato dura UN GIORNO (è un torneo quadrangolare).
1899: giocando UNA PARTITA (ripeto: UNA). Il campionato dura 14 giorni.
1900: giocando DUE PARTITE. Il torneo dura un mese e mezzo.
1902: giocando QUATTRO PARTITE. Il torneo dura un mese e mezzo.
1903: giocando UNA partita. Il torneo dura un mese e mezzo.
1904: giocando UNA partita . Il torneo dura tre settimane.
—-QUINDI FIN QUI il Genoa vince 6 “scudetti” giocando 11 partite in tutto… quando, come detto, nei campionati “moderni” ce ne vogliono da 180 a 228, di partite…—-
1915: settimo “scudetto”, ma pasticciaccio. Si giocano 21 partite, ma attenzione: campionato sospeso per la guerra, scudetto assegnato al Genoa a campionato non finito e quando l’esito del torneo era ancora incerto. Vi è il dubbio che fosse stato assegnato al Genoa solo il titolo di vincitore del Girone Nord. In ogni caso si dovevano ancora giocare partite decisive. Genoa dichiarato vincitore in quanto “favorito” per decisione postbellica della FIGC. Vi erano inoltre sospetti di conflitto di interesse mai chiariti. Quindi vinto non sul campo ma in seguito a decisione fantasiosa.
1923: giocando 28 partite. 
1924: giocando 24 partite. Solo quest’anno nasce lo “scudetto”. Piccola perla: la finale di andata della Lega Nord fu omologata (vittoria Genoa) nonostante l’invasione di campo di un tifoso del Genoa che stese con un pu -gno un giocatore del Bologna! Quella di ritorno a Bologna fu data persa a tavolino al Bologna per le “intemperenze del pubblico”…. (Si parlò di due pesi e due misure).

Conclusione.

Hai vinto 9 scudetti, ma i primi 6 li vinci giocando 11 partite (alla Sampdoria del 1985 furono necessarie 13 partite (nell’arco di diversi mesi) solo per vincere la sua prima Coppa Italia…).
Il settimo non lo vinci sul campo; per via della guerra ti viene assegnato a tavolino quando l’esito è incertissimo.
Gli altri 2, gli ultiimi 2, sono gli unici che assomigliano a campionati standard come durata (ma vedi pasticciaccio della finale col Bologna).

Quindi?
Son 9. Ma abbiamo visto come. Di campionati che si possano definire standard ed equiparare a quelli moderni (la serie A nasce nel 1929) ce ne sono solo 2. Gli altri assomigliano a tornei di una o due partite. 

Solo per precisare, eh. Perché le cose van dette per intero. Inutile dire poi che “voi avete vinto la Coppa delle Coppe che nemmeno esiste più”… Perché, il campionato non ha cambiato nome? Nessuna di quelle 9 cosette è campionato di serie A, se vogliamo dirla tutta… E perché, la Coppa Campioni esiste ancora? E comunque, quando esisteva, ed era la vera Coppa dei Campioni perché vi partecipavano solo i campioni nazionali, non come oggi, alla prima partecipazione siamo arrivati secondi! Consideriamo poi che la Samp vinse lo scudetto dopo 34 partite (non una o due o cinque…) in un torneo in cui vi erano i migliori giocatori d’Europa: il MIlan di Gullit, Rijkaard, Baresi, Maldini e Van Basten allenati da Sacchi, la Juve di Baggio, Tacconi, Casiraghi e Schillaci, l’Inter di Klinsmann, Zenga, Brehme, Trapattoni e Matthaus, il Napoli di Maradona, Careca, Alemao  e Zola. E non perse nessuna delle 12 partite interne ed esterne con Milan, Juve, Inter, Napoli, Roma, Lazio.

Se poi passiamo a considerare le partite giocate in Europa; le coppe nazionali ed europee vinte; il totale delle finali italiane ed europee giocate; gli anni giocati in A; i piazzamenti ottenuti in A; il numero di derby vinti allora è notte completa.

Sì, il Genoa rivendica un decimo scudetto (in maniera bizzarra, dato che accogliendo il ricorso si dovrebbe assegnare al Genoa l’accesso alla semifinale e non il titolo di quell’anno, se la logica ha ancora un senso)… ma noi pensiamo subito ai 4 scudetti dell’Andrea Doria (secondo alcuni 5) vinti, riconosciuti dalle autorità calcistiche e poi, anni dopo, per motivi politici, disconosciuti…

Le parole sono importanti, la storia ha valore, ma va raccontata bene, inutile far giochetti. Altrimenti si fa confusione. 9 scudetti ok ma almeno 6 tipo trofeo birra Moretti e 1 assegnato per simpatia.

Per quel che vale questa cosa eh. Perché noi avevamo prospettive un po’ più ampie della supremazia cittadina (comunque granitica da quando esistiamo) e difatti siamo arrivati un po’ più lontano. Far meglio dei rivali concittadini può far piacere, ma non è obiettivo esaustivo per noi.

Da notare che io ho citato solo fatti, non invenzioni o opinioni. 

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venerdì 2 maggio 2025

Prendiamola così


 
 
PRENDIAMOLA COSI'
(Riflessione per Doriani)
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Se nel 1979 L'Arcangelo Gabriele fosse sceso ai piedi della Sud e ci avesse detto:
"Ho una bruttissima notizia, cari i miei turbolenti ragazzi: andrete in C nel giro di dodici mesi perché così vuole il Cielo e poi impiegherete qualche annetto -più del dovuto- a tornare in A, ma poi da quel momento avrete un Presidente-Papà che vi educherà e coccolerà nel miglior modo possibile, e farete parlare di voi in Italia ed Europa per decenni, giocherete 10 finali di cui 9 in soli 10 anni, vincerete, voi che in bacheca avete solo 4 Viareggio, 1 scudetto sfiorandone altri due, 4 Coppe Italia, 1 Coppa delle Coppe, 1 Supercoppa d'Italia, una ventina di tornei estivi di cui alcuni prestigiosi e sei volte il titolo di capocanniere, e sarete anche vicecampioni d'Europa, continuando peraltro a mantenere il primato di vittorie nei derby e diffondendo ovunque gioia, sportività e simpatia.... ci state?
Cosa avremmo risposto? Io avrei firmato ovunque, anche sull'ala di Gabriele.
Ecco, ragazzi. Speriamo di sfangarla, ma se sarà C, prendiamola così.
Perché è un buon modo di prenderla. Perché noi sappiamo prendere anche le cose meno belle. Perché noi abbiamo i colori più belli del mondo, una filosofia sportiva unica, il ricordo di un Presidente quale mai nessuno ha avuto o avrà e anche, il che non è vitale ma aiuta, qualche bel trofeo serio da lucidare ogni tanto, vinto con le nostre sole forze, contro tutto e contro tutti, senza indebitarci.
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Immagine: blucerchiando punto com
 
 
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giovedì 1 maggio 2025

Primo maggio dei caduti

Forse non avete capito. Quanti miliardi di milioni muove il sistema industriale, agricolo e commerciale italiano? Quanto denaro muove questo marcio e infestante sistema capitalistico italiano? Quanti milioni di milioni di profitto genera per pochi, al prezzo dei salari da fame o della disoccupazione quasi senza welfare per tantissimi? Quali e quanto immensi sono gli interessi in gioco?
E voi pensate che un migliaio di vittime l’anno siamo un’enormita? LO sono per chi è ancora un essere umano e sa quanto vale una singola vita.
Ma sono un prezzo ridicolo da pagare o da tollerare che chi ha il denaro anche in bocca è prontissimo ad affrontare e a considerare come inevitabile e irrilevante effetto collaterale della produzione di beni e servizi e della generazione di immensi e immeritati profitti, per giunta macchiati di sangue oltre che di corruzione ed evasione.
Ecco perché tutti si indignano e promettono sostanziali interventi volti a risolvere il problema, ma poi non fanno niente, e da decenni e decenni, anzi: rendono ancora meno stringenti i controlli e meno dure le pene.
Datevi una svegliata, un bel secchio d’acqua gelata in faccia potrebbe aiutarvi. 

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Noi risaliremo, voi mai

Che i dirigenti abbiano colpe grandi è assodato, tornarci su è esercizio noioso sebbene necessario. Ci hanno preso per portarci in A in 1-2 anni, ci stanno portando in C, dopo una serie di errori non da poco, il più grande dei quali è stato, non capendo nulla di calcio, non affidarsi a chi ne sa; quando lo hanno fatto è stato, a occhio, troppo tardi. Questo errore è imperdonabile. Se non sai quel che fai, generalmente farai molto male; non ammetterlo, è arroganza, il cui prezzo noi ora paghiamo. La riconoscenza per averci salvato (dal fallimento e da cosa? Dalla D) non può influenzare il giudizio sull’operato deficitario di persone non competenti che ci stanno portando un gradino più su di quella D.

Detto questo, e citati per dovere i soliti 8-10 punti che ci hanno letteralmente scippato, e la sfortuna non banale che ci perseguita (infortuni e altro), restano gli allenatori e i giocatori, essendo i rifosi non solo gli assolti per definizione, ma i veri eroi e le vere vittime di questa situazione: noi meriteremmo di giocarci ogni anno lo scudetto, siamo qui a vedere una vittoria ogni sei mesi.

Gli allenatori sono stati tre prima degli attuali: nessuno ha fatto errori gravi, tutti hanno fatto errori e non molto di buono; è bastato per portarci dove siamo, però. Gli attuali sono troppo pure per noi, francamente, e sono qui per amore, stanno facendo di tutto: non potrò mai addebitare loro alcuna colpa. Saranno gli unici a uscirne a testa alta, assieme a noi tifosi e alla “maglia”, spesso non onorata, ma sempre fulgida.

I giocatori, alla fine, sono i colpevoli principali dello scarso rendimento tecnico, tattico e agonistico della squadra: perché nonostante una dirigenza che va a tentoni (sta imparando -poco e a nostre spese), allenatori solo normali, sfiga e solite direzioni di gara “calciopolosche” (possibile che in questo Paese di buffoni ne dobbiamo subire almeno una decina all’anno, poco più poco meno?), in campo, come si dice, vanno loro, e loro hanno mostrato limiti caratteriali, psicologici, motivazionali notevoli che li hanno portati a rendere molto meno di quello che avrebbero potuto perché se una cosa è certa è che come rosa non siamo da C nemmeno se sogni, ma una squadra non è la semplice sommatoria di undici o ventidue individui, è molto ma molto di più e noi, reduci da quindici anni d’oro zecchino, lo sappiamo bene.

Questi giocatori, questi allenatori (fatto salvo lo staff attuale) saranno sradicati dalla nostra memoria collettiva. Non ci saranno memories, fotografie, retrospettive su quello che hanno fatto, e sapete perché? Perché, ciascuno nel suo piccolo, e chi più e chi meno, non hanno dato tutto e questo, a Genova dai quattro colori, è gravissimo. Non esiste cosa peggiore, nessuna sconfita è peggiore di questo per noi. Spero che questo fatto sia chiaro, ma so che non lo capirete, cogliere la particolarità della nostra realtà non è per tutti.

Oggi, con i grigiorossi, piuttosto antipatici (Pickel non ha fatto che lamentarsi e non ha preso neppure un giallo per la sua permanente rottura di cogli0 -ni), con una telecronaca non assurda come spesso capitava fino ad alcune settimane fa ma nemmeno perfetta e con un arbitro (5,5) del tipo “imparziale ma di qualità rivedibile” (gli altri, nella mia classificazione scientifica di B, sono “quelli che arbitrano bene e hanno qualità” -rari- e “quelli che ti affossano con errori non spiegabili” -quindi non sono errori-, e di questi ce ne capitano sempre troppi, anche se la categoria più frequente è la prima che ho citato) abbiamo giocato un buon primo tempo davvero (bel gioco, bell’atteggiamento, 4 occasioni grandi a 1, si meritava di andare sul 2-0). Non ci siamo riusciti e nel secondo tempo abbiamo giocato poco, forse non ne avevamo più, senza però subire granché. Ma a noi adesso servono i punti a pacchetti di tre, quindi questo pareggio evita di condannarci stasera, forse, ma non sposta molto, se non vai a battere Catanzaro e Salerno.

Avessimo giocato così a Carrara (almeno come nel primo tempo odierno), per dirne una, avremmo vinto seccamente; ma non lo abbiamo fatto. Oggi sì, ma davanti c’era la Cremonese.

In verità, sulla carta, avremmo avuto e avremmo anche ora, tranquillamente (e sottolineo tranquillamente), la capacità tecnica e tattica, nonchè la forza morale di un ambiente paradisiaco per chi vuol giocare a calcio, per salvarci con agio (anzi, avremmo potuto puntare almeno ai playoff). Ma non riusciamo a tradurre questa potenzialità in eventi fattuali e abbiamo sopra elencato le colpe. Ce l’avremmo anche ora, perché possiamo tranquillamente  fare 5-6 punti nelle restanti tre. Ma in potenza, ecco il punto. Come accade non proprio di rado, retrocederà una squadra che se leggi i nomi dici che è una roba impossibile, ma ci è già successo anni fa, il calcio è così.
Lo stipendio arriva lo stesso, fare di undici uomini una squadra è una cosa non facile e ci vuole materiale umano predisposto a questo. Ma il materiale umano, e altre mille cose, non le ho scelte io. Io però non avrei il denaro per fare scelte, quindi occorre prendere quel che viene: la C, la demenza senile (presente anche e soprattutto nei giovani) dei complessati e patetici tifosi a due colori, i discorsi idioti di chi, giornalista o cazzaro comune, non sa quasi nulla di noi e pontificherà. Va bene così, ce la faremo. Dalla C risaliremo, è certo. Chi ci ha portato qui, invece (calciatori, allenatori, dirigenti, sistema arbitrale, un certo titolare di apparati filtranti e il delinquente non filtrato) da questo abisso morale non si toglierà mai. 
Come quel tale che si inventò un rigore a Bologna (lo ammise) e quello che si inventò una punizione a Londra (lo riconobbe); quei figuri che cambiarono il regolamento della qualificazione a un posto Uefa a campionato inoltrato per favorire una nota squadra bicolore; quei pagliacci che molte volte, in molte partite, ci hanno affossato di proposito per obbedire ai desideri degli squali di uno sport infetto; chi si è venduto (letteralmente e reo confesso) il derby pugliese e ci ha condannato alla B; chi è rimasto a guardare mentre trafficoni vari ci stavano spolpando e sarebbe dovuto intervenire per legge, o per amore e senso del dovere e nulla ha fatto.
Siete tutti coperti di fango, la faccia e il sedere, francamente indistinguibili. Noi no, al massimo saremo solo in C. 

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mercoledì 16 aprile 2025

Vita e logica sono nemiche

Fare un figlio mi è sempre piaciuto, ho sempre avuto interesse e predisposizione per i bambini (forse perché in parte non sono mai cresciuto, e questo lo annovero fra i pregi) ma farlo era e resta una scelta non ponderata bene, se consideri come è il mondo e come sta peggiorando sempre più. Una di quelle scelte che fai perché non agisci completamente in maniera razionale (se è un difetto o no lo deciderete voi, ognuno si farà la sua opinione. Un' altra è sposarsi. Allargando il discorso, anche vivere è una decisione frutto della non più pura razionalità. Per riuscire a digerire questa specie che infesta il pianeta e di cui biologicamente ahimè faccio parte, per riuscire ad ignorare cosa è stata la storia dell'umanità dal principio a oggi, per riuscire a far finta che tutto abbia un senso e quindi vivere apparentemente come tutti, occorre davvero uno sforzo di irrazionalità sorprendente, quasi sovrumano.

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lunedì 14 aprile 2025

Ecco come capire se la tipa che state lumando è tutta …

Finalmente il post che stavate tutti aspettando!

ECCO COME CAPIRE SE LA TIPA CHE STATE LUMANDO E’ TUTTA UMIDICCIA (SENZA FARE INDAGINI ESPLORATIVE MANUALI CHE POTREBBERO RISULTARE IMBARAZZANTI E MACCHIARVI LA FEDINA PENALE)

(Ehi, questo è un post scientifico)

Ho visto un video interessante in cui si elencano cinque segnali grazie ai quali un uomo può capire se la donna con cui sta parlando è eccitata e interessata a lui (nel video usavano in effetti altri termini un filo meno scientifici). Sono tutte reazioni che la donna non può controllare e di cui non si rende conto; non è facile coglierli, non sempre sono evidenti in tutte le femmine, ma spesso sì.

Una prima reazione è quando la donna, conversando con te, si inclina, o si sporge impercettibilmente in avanti col busto. A me è capitato una volta, devo dire, ma la tizia in questione, non ricordo se Lara o Mara, e di certo non ricordo il colore degli occhi, dato che era peraltro dotata di un reparto latteria da competizione, era sbronza e a fatica riusciva a stare dritta.

Un altro segno, che rientra nel precedente, è dato da piccoli cambiamenti nella postura: la donna pare avvicinarsi pian piano a te. A me in genere capita che si allontanino senza darlo a vedere, per poi fuggire repentinamente, urlando mani al cielo, una volta presa una certa distanza di sicurezza. Pina continuò a correre per chilometri, me lo confermò un vigile della città vicina il mese dopo.

Il secondo segno è l’arrossamento di certe zone del corpo: collo, viso, petto. Il sangue affluisce in queste zone e ciò vuol dire che le probabilità di testare un materasso con l’interlocutrice stanno aumentando, sempre se non vi capita lo stesso caso che è successo a me anni fa: la figliola in questione, diciottenne di Carpi, era allergica alle piante che avevo in mano.  Diffidare poi di chi soffre di couperose. 

Il terzo segnale è la variazione del respiro: il cuore accelera i suoi battiti e la respirazione diviene più veloce e superficiale. Luisa, trentenne di Rho, madre di due figli, in effetti pareva oltremodo vogliosa, dopo aver chiacchierato su quel divanetto con me una decina di minuti; solo dopo, al pronto soccorso, ho scoperto che soffriva di asma e di tachicardia nello stesso momento: una rara evenienza, mi confermò il medico.

Il penutlimo segnale è un considerevole aumento della sensibilità al tatto: la sfiori solamente e lei salta su come se l’avessi col -pita con un pa -lo di ferro ro -vente. Piera mi piaceva parecchio, era una roba tutta curve e angoli morbidi, e quando la incontravo ero super eccitato, resistevo a fatica all’impulso di accarezzarla; una volta non seppi resistere e lei chiamò la polizia, che arrivò in forze.

Infine la dilatazione delle pupille, segno indiscusso del fatto che lei è attratta dal bel maschione che le si è parato davanti o, come nel caso che ebbi a vivere con Laura e con Gina e con Alessandra e poi con Gianbruna di Rieti e sua sorella Lidia e sua madre Rosa: che si è appena fatta e di brutto.

Alla fine sono tutte informazioni che possono esservi davvero utili per capire se la cosa sta prendendo la piega desiderata o se quella che avete davanti vi stima quanto la ringhiera di un terrazzino d’ospedale. Sapere se stiamo facendo colpo può darci coraggio e aiutarci nel modulare la strategia successiva (casa mia o casa tua, ciulatina express o matrimonio 100 invitati, missionario e sigaretta o sadomaso e kasamutra appena comprato e la sera con le orecchie a tutte le pagine).

Sempre che non abbiate la sfortuna di attaccar bottone con donne dro -gate, ubriache, sofferenti di dermatite, di asma, di tachicardia o di eccessiva sensibilità dei nervi o, come nel mio ultimo caso, con vere e proprie ospiti di comunità di recupero. 

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domenica 13 aprile 2025

Magnate con calma

 Non venite al mio funerale, vi esento, tutti, poi vi spiegherò il perché. Tranquilli, non lo vedo imminente, non sto morendo, o forse sì, insomma, sto morendo come voi, non di più, a occhio. Ma, come sapete se mi conoscete, non lo vedo neppure remoto: Atropo può decidere di recidere lo stame della mia vita, della vita di chiunque in qualunque momento, non vi è modo di intervenire né di saperlo. Forse si può solo presentirlo. E che agisca per fini da noi, insipidi e fragili mortali, non conoscibili né comprensibili lo dimostra la lunghezza della vita che ha baciato e sta baciando anche ai giorni nostri individui indegni di calpestare questo suolo. 


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lunedì 7 aprile 2025

La più grande svolta romantica del calcio italiano




Astraendomi dalla situazione contingente, e senza voler fare previsioni, senza perdermi in entusiasmi infondati quanto al verdetto del campo, e senza cambiare il mio giudizio sull’operato di tutti i soggetti Samp in questi ultimi anni,  posso dire con certezza che, indipendentemente dall’esito del campionato, questa è e resterà LA PIU’ GRANDE SVOLTA ROMANTICA DEL CALCIO ITALIANO.
E poteva succedere solo a Sampdoria.
Che, come sappiamo, è specialista dell’amore.
In un calcio ormai irriconoscibile, malato, spento, dominato dai quattrini, una cosa incredibile.
Se devo pensare ad episodi di minor portata storica ma di uguale valore sentimentale penso alle scelte di vita di Gigi Riva e di Giancarlo Antognoni.
E… ovviamente, penso all’Europeo del 2020, l’unico mai dedicato a una intera città, a una intera tifoseria.
— 

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Comunque vada è già una pagina di storia

Riportare a casa Lombardo, Mancini, Evani è un’idea buona che andava fatta molto prima. E cosa aspettiamo a coinvolgere gli ottimi Invernizzi, Lanna (eroe della rinascita), Salsano, Mannini, etc? 
SI parla di Evani in panca, Lombardo secondo, Mancini sr. Consigliere del Presidente, Mancini jr. Ds (di nuovo). Forse altri. 
Non so.
Di certo, se tornano, è che quello che sta accadendo in queste ore è una pagina di storia, indipendentemente dall’esito della stagione.
#Samp 

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Marchiati a fuoco


22 match, 2 vittorie.
Dopo anni e anni (non è per dire, sono anni e anni) di fantasmi in campo, buffoni, incapaci o delinquenti dietro la scrivania. Di giornalisti nemici o venduti, di arbitri indecenti, di istituzioni cittadine nemiche, di imprenditori locali ignavi e senza pudore, di direttori sportivi pazzoidi, di giocatori mercenari, di avventurieri venuti qui a prenderci in giro.
Reazioni: anni fa uno schiaffetto; fischi sempre al 90’, in partita la Gradinata a sostenervi sempre senza se e senza ma. Pochi giorni fa due sas -setti contro il pullman da parte di qualche facinoroso imbecille (poco doriano).
Quindi città ideale: clima buono, atmosfera rilassata, amore incondizionato, tifoseria pazzesca, poche pressioni.

Ma:

Sanno che sono senza scuse, sanno che sono senza vergogna, sanno che hanno torto marcio e che stanno per consacrare la loro faccia all’impresa più schifosa di sempre.

Sarete ricordati come quelli che hanno mandato in C la Sampdoria, una società nata nel 1946, vincitrice di 7 trofei maggiori, 11 minori, e altre 6 volte finalista di coppe italiane/europee, protagonista di tanti e tanti anni di A onorevole, di un quarto posto clamoroso nei ‘60, di un decennio splendido culminato con lo scudetto vinto contro tutti e contro squadre imbottite dei migliori giocatori mondiali dell’epoca e con una Coppa dalle Grandi Orecchie scippata a pochi minuti dalla fine dei supplementari e vissuta come una favola fino alla serata di Wembley. Un club che si è costruito un nome in Italia e nel mondo; conosciutissimo e ammirato in Europa per il suo bel gioco degli ‘80 e dei ‘90, per le vittorie, la sportività, la simpatia, i colori. Una squadra che ha dato lustro a Genova, a secco di vittorie in campo calcistico da un secolo, e all’Italia. Di fatto, uno dei più importanti 7 club del campionato italiano, che è uno dei 3-4 tornei più importanti al mondo. Un club che ha visto tra le sue fila campioni di valore incredibile e un Presidente unico nella storia dello sport italiano. Una tifoseria se non unica assolutamente rara; corretta, paziente, innamorata, fantasiosa, colorata, gioiosa. 
Sanno che stanno per passare alla storia per aver fatto schifo non tanto come calciatori quanto come uomini. 
Hanno vergogna a farsi vedere e fanno bene. Incapaci di fare gruppo, di sacrificarsi, di applicarsi, di lottare, di metterci palle, cuore e grinta, di ripagare questo amore che abbiamo sempre dato. Ma capaci di incassare i quattrini (tanti) a fine mese. Incapaci di rappresentare una città come Genova, di vestire una maglia di questo livello.
Il punto è che le capacità tecniche per restare in B le hanno, mancano altre qualità; questo rende la cosa più grave.
Quindi, senza che nulla sia accaduto, loro “sanno” tutto questo e oggi nemmeno tornano a Genova.
Bene.
Buon ritiro….
(Ps: e se per caso vi salvaste, spero eviterete di partecipare ai nostri festeggiamenti).
——-
#AmoreEterno #QuattroColori #NoiCiSiamoECiSaremoVoiChiSiete? 

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sabato 5 aprile 2025

Non sapete cos’è la guerra

Non sapete cos’è la guerra, brutti ba -stardi che non siete altro.
Politicanti da strapazzo, cialtroni, buffoni, corrotti, guerrafondai, complici di chi ha accumulato miliardi sulla guerra, sulla distruzione, sul dolore degli uomini. Vampiri, sanguisughe, assas -sini. Siete pieni di soldi e ne volete ancora. Decidete della vita e della mor -te di milioni di persone come si beve un bicchier d’acqua. Volete l’impunità per i vostri reati. Siete subumani, forme di vita indegne.
Mettevi voi l’elmetto stasera, e partite coi vostri figli.
Noi vi seguiremo. In quel caso. 

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lunedì 31 marzo 2025

Noi ci saremo sempre

Sei anni che facciamo discretamente schifo e che ci affossanno quando proviamo a rialzarci. Sei anni che non onoriamo questa maglia unica. Un presidente che ha demolito la società, senza che nessuno fra quelli che avrebbero dovuto intervenisse, e che vi era entrato con la benedizione di sappiamo chi. Una retrocessione. Direzioni di gara indegne. Sfortuna e infortuni a pioggia. Campagne acquisti sballate. Mele marce a pacchetti. Un quasi fallimento. I paletti al mercato. Un cambio di allenatore ogni tre mesi, come i club guidati da ciechi o trafficoni. Adesso i playout o quasi. 2 vittorie in 21 match.
Eppure: quasi 25mila spettatori domenica e uno stadio vestito a festa, come se ci giocassimo lo scudetto.
Noi siamo e siamo sempre stati i migliori, una tifoseria da Champions. Una tifoseria modello in tutto il mondo. Che ha un amore infinito e una pazienza enorme (non infinita).
Noi rimarremo e c’eravamo, voi passate. Noi siamo la Samp, voi forse e, adesso, no.
Volete lasciare un segno decente su questa bandiera o essere ricordati come il punto più schifoso di una storia gloriosa?
Noi ci saremo sempre, Paolo vive in noi, i quattro colori sono più vivi che mai. 

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Di Samp e di calcio, di sport e di vita, di cuore e quattrini



Oggi conta solo la materia, lo spirituale è andato. Lotti anche o solo perché ti pagano, ma poi ti pagano lo stesso, e in misura abominevole, quindi? Certi valori o li hai dentro o un po’ di zeri in fila bastano e avanzano per far evaporare qualsiasi sentimento, specialmente se era già evanescente. Devi lottare per te stesso, per chi viene a vederti, per la città e la regione che rappresenti nel mondo. Perché fare le cose bene è l’unico modo di farle. Perché giocare a calcio non è un lavoro, è un divertimento, e devi ringraziare la buona sorte se puoi lavorare divertendoti e diventando milionario e riverito da tutti, oltre che mitizzato e sognato dai bambini. Ricordate Cerezo: era il primo a divertirsi, con la sfera fra i piedi, e si vedeva, e questo lo faceva automaticamente giocar bene, non solo perché aveva i piedi buoni e una ottima visione delle geometrie di campo, ma perché, divertendosi, aveva la testa leggera, il cuore puro e l’amore nel cuore, l’amore per la vita, per lo sport, per chi viene a vederti e ti sostiene e ti ama a prescindere. Non mi importa se sei un calciatore fenomenale o normale, o anche modesto. Io voglio uomini in campo: appassionati, corretti e pronti a dare l’anima. Il resto non mi interessa. Oggi c’è una discrepanza, un baratro enorme fra, da un lato, la maglia, quel che rappresenta, quel che vale per chi l’ha indossata in passato e per noi che siamo lì a tifare e a cantare, e, dall’altro,  chi la indossa. Salvo eccezioni (poche), è così. E non solo nello sport, non solo nel calcio (ormai sono uno squallido business amorale e per giunta spesso truccato). Più che il pericolo C, grave sportivamente parlando e reale, mi preoccupa e mi demoralizza tutto questo, perché dalla C si risale, da questo baratro morale no. 

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Confermo e rilancio


Faccio notare che dopo 30 minuti ho fotografato la partita e a inizio anno (vedi mio post) la stagione: confermo quello che scrissi, non occorreva essere maghi, solo saper ragionare. Non sono io che sono un genio, è che molti ragionano come orologi senza batteria oppure sono obnubilati dal tifo.

Alla fine, oggi, dopo un match dal risultato eccessivo ma perso giustamente per mano di un Frosinone in forma e determinato ma del tutto normale, credetemi: del tutto normale, per tacer anche dell’autorete e del rigore sbagliato, la squadra e il mister vanno piano piano (come del resto giocano eh) sotto la Sud che con tre o quattro fumogeni segna subito la linea oltre la quale non è desiderabile proseguire. Del resto vi sono match in cui in area entriamo una volta ogni morte di Papa, perchè voler entrarci ora a fine match? Saremmo anche stufi di pianti e scuse, è un film che vediamo da sei anni a dir poco, sempre uguale, e anche il film più bello alla fine diventa noioso, e questo nemmeno era bello, faceva già pena da subito. Bel gesto dello staff, certo, ma al punto in cui siamo apprezziamo giusto la decisione, non altro, meglio stare un po’ a distanza. Altrove, dopo 2 vittorie in 21 match, avrebbero raso al suolo ogni cosa nel giro di km già mesi fa (ho in mente certe piazze…), qui siamo ancora al punto in cui rispettosamente fischiamo al 90’ dopo aver incitato come matti una squadra di zombie per un’ora e mezza. Siamo una piazza civile, certo, ma ho l’impressione che si sia vicini al punto in cui anche il buono, preso per il sedere da ere, decide che è opportuno far qualcosa di meno, dicoamo così, “olimpico”.

E’ ovvio che in campo vanno i giocatori. E, tranne alcune eccezioni, giocano in maniera schifosa: non da giocatori di B e, spiace dirlo, spesso non da uomini. Perché puoi essere scarso (e noi non siamo da C) ma uomo devi esserlo. E devi fare gruppo, non scassarlo (e chi vuole intendere, intenda; e intenda pure chi ha scelto certi elementi buoni solo a far casino e poi ha lanciato accuse vaghe senza far nomi e ha fatto rivoluzioni in corso d’opera). E devi dare tutto, sempre, ovunque.
La mia lamentela non è quella, che so, di uno juventino, che pure ce l’ha su mica poco in questi mesi con giocatori, allenatore e dirigenti. Io non reclamo la mancanza di trofei. Io voglio altro, quello che ho sempre voluto, quello che non può mancare. Il trofeo per noi, per me, per chi vive di sport e non di affari, è opzionale. Altre cose sono essenziali e se mancano è giunta l’ora di farsi sentire. E qui mancano da troppo tempo, oltre ogni umana sopportazione.

E’ ovvio, per proseguire con le banalità, che i giocatori li allena, li gestisce, li valuta, li educa, li forma e li schiera l’allenatore: e siamo al terzo in otto mesi, e chissà che questi “geni” non ne sfornino un quarto in queste ore, il forno è stato acceso a lungo, non escluderei nulla: quando non sai che fare e fai male, finisci per fare tanto, per fare troppo, solo per far vedere che fai qualcosa.
E’ pacifico inoltre che la palla è rotonda ed esistono le autoreti, i pali, le traverse, la fortuna e la sfortuna, etc.
Per continuare, è risaputo che la stagione in cui, attenzione, ci va meglio subiamo sempre almeno 7-8 torti arbitrali clamorosi e inspiegabili, quindi inaccettabili, che ci rubano punti (non ce li sotraggono, ce li rubano).
E’ oggettivo che siamo stati perseguitati dagli infortuni e dalla sfortuna (dieci portieri convocati in otto mesi, di cui cinque impiegati: è record planetario o no?).
E’ evidente che paghiamo ancora i disastri immensi compiuti, nell’indifferenza generale (di chi lo ha messo lì e di chi per dovere avrebbe dovuto vigilare, vero Federazione etc) dal precedente proprietario, il peggiore mai avuto in tanti decenni.
Ma c’è un ma.
Ed è questo: quando tiri le somme di una, anzi due stagioni, queste responsabilità, che restano, sono superate da quelle di chi decide tutto, cioè i dirigenti e la proprietà.

Ebbene, se ci dimentichiamo del piccolo colpo di coda dell’anno scorso, breve e a questo punto direi abbastanza casuale, coi playoff presi all’ultimo e poi buttati subito nel water alla Favorita di fronte a un Palermo che quasi non ci credeva, in queste due stagioni abbiamo sempre lottato per non finire in C. E quest’anno, nel momento in cui scrivo, la probabilità di riuscirci è secondo me del 70%, che è tutto sommato una buona probabilità e forse troppo ottimista.

La dirigenza precedente ha demolito la società, non era incapace, o per lo meno non solo, era molto peggio e qualcosa di “diverso”, e la dirigenza precedente è subentrata a quella ancora precedente grazie all’attenta e avveduta e approfondita e benedetta analisi del soggetto subentrante da parte dei potenti e infallibili “filtri” della stessa, cioè di Garrone. E altro da dire non c’è, sapete tutto.

La dirigenza attuale non è nemmeno paragonabile alla precedente, chi la paragona non ha i neuroni a posto; la precedente può essere definita come aliena al mondo del calcio e ci ha lasciato con mille ombre e mille guai giudiziari (personali) e non. E sono stato basso.
Ma, in questi 22 mesi, questa nuova proprietà, accolta con grande fiducia come siamo usi fare noi a Genova dai quattro colori, questa proprietà e questa dirigenza, hanno dimostrato di non saper gestire una società di calcio. Al momento il giudizio è questo: non sono capaci, non c’è nulla da fare. Lo diventeranno? Non so. Vorrei non lo diventassero a spese nostre, come il meidico che a forza di mandare al creatore qualche paziente impara dagli errori e diventa poi un luminare.

Ad oggi, l’unico merito della nuova proprietà è averci salvato dal fallimento: ma per fare quello basta avere i quattrini. E la volontà di farlo, certo, ma se lo prendi per un investimento alla fine lo fai anche perché ti conviene, non dimentichiamolo: non è che il fondo che ci gestisce tifasse Samp, non mi risulta. O che ci abbia acquistato per perderci, che dite?

La riconoscenza per il salvataggio, enorme, non deve però e non può influire sul giudizio di quel che dopo il salvataggio fai.
La dirigenza si è dimostrata del tutto inesperta e incapace, dalla scelta dei dirigenti, a quella di allenatori e giocatori, per non parlare dell’inspiegabile cambio di tutto lo staff sanitario avvenuto all’inizio. Inesperta anche nella gestione dei rapporti con la squadra, nella gestione dello spogliatoio, nella scelta delle persone (ché i calciatori sono prima di tutto persone), nella gestione dei rapporti con i tifosi, con la stampa. Inesperta in tutto e arrogante nella misura in cui non ha ritenuto di doversi corcondare di persone esperte del settore, né all’inizio né in seguito, tranne Accardi che però è ancora all’inizio della carriera, deve ancora dimostrare quasi tutto nonostante un inizio positivo  e ha comunque sbagliato tantissimo anche lui.
Dirò di più: questa proprietà ha sbagliato talmente tanto che secondo me ha sbagliato anche nello sceglierci come oggetto di investimento: perchè se acquisti la Sampdoria e pensi sia possibile vivacchiare in B sfiorando la C, o gestirla come una bocciofila (con tutto il rispetto), vuol dire che non hai capito nulla fin dall’inizio, non hai capito quale società hai acquistato, di quale storia, di quale livello, di quale ambizione e di quale piazza.

Alla fine, se C sarà, per la gioia del sistema che non ci ha mai tollerato e che ci perseguita con precisione altalenante ma costante da almeno 6-7 anni, e per la gioia puerile dei concittadini complessati e frustrati per i quali provo sincera simpatia, la setssa che si prova con chi proprio non ci arriva, e che almeno vedranno forse pareggiare il loro record negativo della C (nella quale però loro finirino più volte e una, del tutto vergognosamente, non per aver giocato male, ma per aver imbrogliato), ma che restano sempre quelli che da quando la Sampdoria è nata inseguono e non vincono neppure a bocce la domenica mattina, uno potrebbe chiedersi: non sarebbe stato meglio fallire?
Certo, ragionare col senno di poi è esercizio facile. Fallendo, avremmo perso temporaneamente i colori e forse il simbolo e il nome. Avremmo dovuto ripartire dalla D (o, chissà, dalla C per meriti sportivi, anche se dubito perché noi non siamo fra i raccomandati). E quindi, ragionando per ipotesi, saremmo in C come minimo a inizio stagione 2025/6, cioè come ci ritroveremo ora… (o magari chissà avremmo potuto risalire in due anni in B, non so dire). E senza due anni come questi. Non so. Fallire è brutto, ma alla fine è una cosa che ti piomba addosso senza che tu abbia colpe, tu tifoso intendo.

Al di là di queste ipotesi fantasiose e difficili da gestire logicamete, resta il fatto che quando una persona comincia un nuovo lavoro e sa, si accorge di essere inesperto, se prima di farsi le os -sa non si fa aiutare da chi è navigato, si dimostra incapace e arrogante. E ci porterà alla rovina.

Ma per il resto, tutto bene, eh. 

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venerdì 28 marzo 2025

Sopravvivenza e astuzia

Putin è un macellaio. Col quale, da Italiani, è meglio andar d’accordo. La Russia non ha interesse a invadere l’Italia, nessuno, anche se vi vogliono far credere il contrario, questi scemi. Russia e Italia hanno un enorme interesse a dar vita ad accordi reciproci di convivenza e commerciali. Del resto, siamo alleati da decenni con bombaroli e razzisti, possiamo benissimo cambiare strategia e commerciare con Russi e Cinesi, che non saranno migliori, ma è da vedere se sono peggiori, e senza provocarli. Prepararci alla guerra (diciamo al sui -cidio così ci capiamo), come stanno facendo questi babbuini della Ue, non solo è inutile (siamo inferiori e lo saremo sempre da un punto di vista militare), non solo è dannoso (soldi buttati nel water), ma è anche rischioso: perché se un mio vicino accumula ar -mi e dichiara tutti i giorni di voler far la guerra con me o di star accumulando ar -mi pensando a me, io a un certo punto, anche fosse solo per cautelarmi, lo anticipo. Ripeto: Putin è un macellaio, ma lo è anche l’israeliano protetto e aiutato dal nostro governo, quindi anche noi: siamo i volonterosi garzoni della macelleria. E gli Americani, i super poliziotti del mondo, hanno fatto cose orride negli ultimi 80 anni, non di rado con la nostra fattiva collaborazione. Qui non si tratta di valori (i nostri lasciano a desiderare), si tratta di astuzia e sopravvivenza. E per guidarci in questa nebbia abbiamo scelto dei perfetti imbecilli al quadrato. 


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E dai e dai…

Dopo aver abbaiato alle porte del macellaio biondino per anni e anni con la Nato (cit. Papa), adesso cominciamo ad abbaiare con la Ue affermando i giorni pari e i giorni dispari che Putin è una minaccia, che ci attaccherà, che occorre prepararci per bene (il video sul kit 72 ore non è da idioti, magari fossero solo idioti, è da gente irresponsabile, unfit, inadatta a fare anche il paracarro). E a forza di farlo Putin magari qualcosa prima o poi farà, perché non è scemo (meglio i cattivi degli scemi, ricordate: coi primi si può cercare di ragionare, coi secondi è impossibile, e i secondi, a differenza dei primi, fanno anche cose autolesioniste; se poi sono cattivi e scemi, bingo!) e si vorrà cautelare, quando vedrà che il vicino sta alzando steccati e puntando cannoni. Avete votato dei perfetti imbecilli qui e in Europa, ragazzi: siete dei perfetti imbecilli, siete nati stupidi e la tv, internet, una scuola disastrosa fatta coi piedi, famiglie assenti vi hanno fatto crescere rigogliosamente in questa beata stupidità incosciente e arrogante. Vi funziona solo il pisello e la cosetta, e a volte neppure quella, a dirla tutta; il resto son macerie, non capite nulla, avete un vocabolario di 500 parole e se leggete più di due righe vi viene l’ernia al cervello (si fa per dire), siete intellettualmente vegetali e mi scuso con le piante carnivore che articolano azioni meglio di voi e con le piante in genere che sanno pure comunicare. Non tutti siete così, certo, ma la maggior parte, e questo basta per mandare in vacca tutto. 

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mercoledì 26 febbraio 2025

Il ricordo del mattino


 
 
La mia foto profilo non invecchia, ci avete fatto caso? E neppure il mio cuore; anche se è sempre più malconcio non invecchia. E nemmeno le mie idee, i miei pensieri, le mie opinioni, i miei gusti.
Sono nascosti da un corpo molto diverso rispetto a quello degli anni '70 o anche '90 ma se cambia la facciata quello che c'è dietro è uguale a prima. Anche le strade non mi riconoscono più, quelle in cui ho vissuto i miei primi undici anni non sanno chi sono se passo a trovarle, mi trattano da turista, ma quando alzo lo sguardo capiscono tutto in un attimo e mi rivedono com'ero e io con loro rivedo me in una vertigine ineffabile. Questo non è un mondo invecchiato, né progredito: è proprio un mondo differente, in cui non possiamo ritrovarci del tutto mai, non sembra provenire da quello che un tempo fu. E così, allo stesso modo, la mia vita di oggi non mi appare mai come la prosecuzione o l'evoluzione dei periodi precedenti; mi sembrano vite diverse, diversissime e chissà perché impilate una sopra l'altra e alla bell'e meglio attaccate; chissà perché mi ostino a considerarle una vita sola, non lo sono, non ero io, o meglio: ero drammaticamente io ma non avrei mai immaginato questo mio io di adesso. Mi sembra tutto così impossibile, oltre che vuoto di senso. Sono perfetto per fare l'insegnante, perché so cosa c'è dietro le cose e vedo cose che non tutti vedono, ma nello stesso tempo non sono adatto a farlo, perché sono troppo cinico e disperato, proprio perché vedo. Anche io sono solo e trafitto da un raggio di sole, e anche per me è appena svanito il ricordo del mattino quando avanza veloce una sera angosciante.
 
 
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martedì 25 febbraio 2025

Del Papa che dorme bene e dell’Italia che si è svegliata male


Non credo ai comunicati “il Papa ha riposato bene tutta la notte”, mi ricordano quelli sovietici quando uno dei leader era già andato da mesi e dicevano che andava tutto benone, non esitando a usare marionette di cartapesta a grandezza naturale e mosse da fili durante le parate militari. Ma io sono un tipo sospettoso di natura. Questo non vuol dire che non possa farcela, anzi! E poi dicono abbia aderenze in alto, quindi... Io spero che possa farcela, tra tutti i Papi è quello che mi è sembrato più moderato (penso a Giulio II, che mi ricorda Trump, eletto all’unanimità e desideroso di vendicarsi dei nemici una volta preso il potere, pur avendo detto di non volerlo fare) ed è sicuramente il papa più vicino alle mie posizioni, così come Marte è più vicino di Giove a me, ok, ma è sempre qualcosa. Vedo molte facce preoccupate, ma so che molti non lo sono, perché che ci crediate o no lì dentro è tutta una lotta per denaro, sesso e potere, esattamente come da qualsiasi altra parte; l’unica differenza è che dicono di parlare con un essere invisibile, non rispettano le regole che ci impongono e chiedono a noi i quattrini per vivere. Certo che è ingiusto che Dio sia eterno e non abbia nemmeno avuto inizio da quanto è eterno e invece il suo vice, sull’unico pianeta abitato dell’Universo (credici), quel mondo unico e irripetibile, attorno al quale gira ossequiosamente l’unico Sole (credici), debba mo -rire come uno di noi raggiunta una certa età: è un’azienda quella che non mi ha mai convinto, i manager non hanno abbastanza bonus e benefit… Dio è morto (notizia diffusa per primo da Nietzsche, un tizio tedesco dal nome impronunciabile, che non si è ancora capito come l’avesse avuta,e poi ripresa in Italia da tal Guccini) e anche il Papa non si sente tanto bene: a quanto stanno oggi le azioni del Vaticano a Wall Street, sempre in calo? Comunque per essere una teocrazia non è malvagia, in qualunque altro stato dittatoriale del mondo il boss avrebbe messo sul trono suo figlio, qui invece di Gesù si son perse le tracce dopo il famoso gioco di prestigio dei tre giorni (dicono ce l’abbia ancora su col padre, si sa come sono questi trentenni, adolescenti forever, anche se a me sta simpatico, del resto come può non esserlo uno che usava i suoi poteri da super eroe per trasformare l’acqua in vino?)) e sulla poltrona più ambita siede a turno un umano scelto da una votazione democratica, sia pure un filo  ristretta, al termine di riunioni fiume detti conclave durante le quali non si risparmiano quanto a barbecue e gradevolezze varie, a giudicare dalla periodiche fumate bianche e nere. La cosa buona è che il Papa ha snellito le procedure per il suo funerale e per l’omaggio alla bara, e questo va a suo merito, così come aver rinunciato in vita ad alcuni dei suoi privilegi e lussi: ma insomma, da una recente indagine sembra sempre che il suo stile di vita sia, anche se di poco, più confortevole di quello di un homeless di Rho. Va anche detto che ci vuol poco a essere amati quando succedi a un ratzinger. Avete mai visto l’albo d’oro dei Papi? Infinito, più lungo di quello della serie A, anche volendo risalire fino alle origini, prima del girone unico. E anche lì abbiamo polemiche e stupidate tipo gli scudetti di “cartone” (che ci fossero juventini già nei primi secoli d.C.?): vedi la famosa questione degli antipapi. La situazione in Italia è quindi, oggi, quanto meno critica, il 2025 si è presentato malissimo: Trump ce l’ha su con noi e finanzia i fascisti ovunque si annidino, Putin ci guarda male e sta sfogliano il catalogo primavera-estate dei paesi da invadere (i due vanno d’amore e d’accordo e già parlano di ribattezzare il Mediterraneo “Sea of ​​the US President's Summer Residence “), in più il Papa è grave e Sanremo è finito: davvero non so come possa andare peggio, anche se sicuramente lo scopriremo presto (ehi Mogol, non stressare: non è che posso scrivere tutte le volte lo scopriremo solo vivendo, eh! Datti pace). 

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domenica 16 febbraio 2025

Var fankulo

Questo Var ha funzionato un mese dalla sua introduzione. Poi il portiere di una squadra a righe e due colori smorti si è lamentato ed è finito tutto.
Se il Var non serve per annullare il gol dell’Inter (palla fuori di 6 km sul fondo) e per espellere chi si butta a terra senza essere toccato e provoca così il rosso per fallo di reazione (vedi oggi a Bolzano), allora è solo uno strumento in più in mano a chi decide le partite. Se non serve per chiarire chi simula e chi bara, e per salvare chi non ha sbagliato anche se sembrava che avesse sbagliato, allora è inutile. Siamo al paradosso che un fallo già chiaro in diretta e evidentissimo al primo replay non porta al rigore dopo il check, o viceversa. Le regole sono state scritte appositamente per depotenziarlo e per farne uno strumento in mano a chi vuole decidere i risultati o quanto meno indirizzarli. In pratica è un paravento in più, anche perché in Italia, stante una stampa serva, non si ha paura di sfiorare il ridicolo negando l’evidenza: all’estero dureresti tre secondi poi finiresti nel cesso. In Italia alcune squadre DEVONO vincere per poter avere le entrate e i diritti necessari a tener su il bilancio colmo di debiti. Tutto è corrotto. Guardate il football americano: non ci sono mai errori, al punto che quando ce n’è uno (è successo anni fa) ci sono scuse ufficiali; e non ci sono perché tutto è sottoposto a controllo. E così nel tennis, sport in cui è infatti normale che un arbitro spagnolo diriga uno spagnolo contro un francese. Il calcio italiano è marcio da decenni, economicamente non vale più nulla perché non è credibile, è solo sporchi affari, lo sport è un’altra cosa. La puzza si sente a km di distanza. 

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mercoledì 12 febbraio 2025

Una danza lunga una vita

Quante volte nel corso della nostra breve o lunga vita la sfioriamo senza accorgerci?
Esci di casa alle 11.01 e prendi l’auto. Passi un incrocio. Dopo 1 minuto in quel punto una persona muore per un incidente. Tu sei uscito di casa un minuto prima perché hai deciso di non cambiare le scarpe (“potrebbe piovere dopotutto”).
Quante volte dentro il nostro corpo un virus ci attacca e non non ci accorgiamo perché il nostro corpo lo respinge: fosse passato, avremmo avuto guai serissimi. E quante volte il nostro copro lo combatte, senza evidentissimi sintomatologie, e poi alla fine, di misura, vince?
E quante volte un aneurisma che ci accompagna dalla nascita e che mai noi vedremo se non a seguito di uno screening casuale è sul punto di scoppiare e non lo fa? E la replicazione delle cellule è sul punto di generare un tumore e non lo fa?
Alla fine, tutta la vita danziamo con lei, per tutta la vita ci sfiora e ci prende in giro, pare sul punto di farci la festa e poi si allontana ridendo, fino al momento finale, in cui ci abbraccia col suo sorriso di plastica e col suo fiato puzzolente ci riduce in polvere che si perde nello spazio freddo e buio.
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Se non vuoi più leggere post come questo, scrivimi senza indugio e spiegami le ragioni a tidicolamia@sticazzi.it Io leggo tutte le mail e poi scrivo ancora più post come questi. 


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mercoledì 5 febbraio 2025

E’ qui

Il pensiero di lei è sempre in agguato dietro ad ogni cosa, ad ogni pensiero. Sta lì, nascosta ma neppure troppo; quieta ma pronta ad agire; spietata.
Perché lei ci è vicina sin dal primo momento in cui si è di noi accesa la scintilla nel ventre materno. E non avrà pace fino a quando non sarà giunto il momento di spegnere quella dannata scintilla. E’ una presenza costante; il fatto che molti non la avvertano mai, o solo saltuariamente, non siginifica nulla. Lei è con noi e ci porterà con sé, in un certo momento, del tutto casuale. Ci porterà via da tutto questo, ci strapperà dalle mani le cose, dagli occhi il cielo, dal cuore gli amori. Diventeremo sporchi sacchi vuoti buttati in un angolo. E avrà cura di cancellare le flebili tracce che abbiamo lasciato sulla Terra e nel cuore di due o tre persone. 

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sabato 1 febbraio 2025

Eversione

Il vero scopo di questo governo (e di tutti i governi di destra) è eliminare l’obbligatorietà dell’azione penale, vero e proprio capisaldo dello stato di diritto, sancito in un articolo della Carta, senza il quale avremo pm alle dipendenze del governo e quindi, finalmente, politici liberi di delinquere.
Questi non hanno altri scopi: pensono che aver preso quattro voti (con una legge elettorale antidemocratica, metà cittadini astenuti e i media in mano loro) li legittimi a fare qualsiasi cosa, al di sopra della legge. Questa è eversione, è follia. Queste persone sono, prima che incompetenti, pericolosissime per la libertà e l’uguaglianza.
 
 
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Venduti

Con questa storia di fedez e ferragni state scartavetrando il b3lino da mesi. Di qua i tradimenti dei ricchi disagiati (e prima totti e blasy?), di là la premier che come un ossesso grida perché anch’ella è soggetta alla legge.
I giornalisti sono figure indegne ormai, subumani che si prostituiscono, che veicolano balle, nascondo verità, deformano le notizie, tacciono di fronte alle fandonie degli intervistati: questo vale per la maggior parte, certo, non per tutti: ma è una maggior parte molto ampia… Davvero, non mi viene in mente nessuna categoria più puzzolente e vile, più schifosa e squalificata, e più responsabile dello scempio di questo Paese. Ormai il termine giornalista è un’offesa, mi dispiace per quelli (ce ne sono, anche se pochi) che invece fanno il loro lavoro con onestà e indipendenza: andrebbe chiamati con un altro nome, oppure andrebbero definiti i primi in altro modo (servili adulatori e bugiardi a libro paga potrebbero andare come definizioni).
 
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Mandaci tuo figlio al fronte

Oramai solo il nostro governo e la Ue vogliono la guerra e pensano di vincerla. Ovviamente sanno che è un’utopia, ma evidentemente hanno qualche favore in sospeso, o se ne fregano delle vite umane: cosa è peggio?E continuano a buttare i nostri soldi nelle forniture di armi e a sacrificare vite innocenti. Manderei al fronto questi pezzi di nerda e i loro figli. Tutti quelli che ragionano sanno che da mesi la guerra è persa e solo un negoziato (giusto) è la soluzione; anche gli esperti americani, è il colmo!

 

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martedì 28 gennaio 2025

Vivere è produrre ricordi




Non sarò così longevo ma voglio ipotizzarlo per poter fare una riflessione.
A novant’anni anni, messo male, quasi in punto di morte, a letto, ma ancora abbastanza lucido, mi capiterà di pensare non solo al mondo che starò per lasciare, alle questioni pratiche, a chi lascerò, etc… ma anche a certi episodi del mio passato, che già adesso è molto esteso e che a quell’età sarà sterminato. Come lo vede uno, il passato, quando sta molto più avanti? Questo lo so, o almeno so come lo vedo io: male. Perché se è un bel ricordo (si fa per dire) provi nostalgia, se è brutto, soffri; magari dopo tanti anni soffri di meno, ma soffri. Se hai perso un’occasione, avrai rimpianti; se hai colpe, avrai rimorsi; se hai subito offese, proverai forse ancora un senso di rivalsa. Magari ti verrà in mente solo in quei momenti una cosa che avresti potuto fare o dire trent’anni prima, e allora magari le cose sarebbero andate diversamente… E che pena, allora, ripensare al non detto, al non fatto, o agli errori…
Ho avuto questo pensiero perché ripensavo a un fatto che mi è accaduto in questi primi giorni di questo nuovo e fantasmagorico anno. Una cosa forse di poco conto, così potreste valutarla voi, del resto si trattava di un rapporto superficiale, acerbo, destinato con tutta probabilità a non decollare mai, per ragioni ovvie e abbastanza comprensibili dall’uomo medio (non da me, comunque, ma questo è un altro discorso). Ma anche se di poco conto un poco mi ha fatto soffrire, anche se sono determinato nel dirvi che in questo caso troncarlo è infinitamente meglio che recuperarlo, proprio perché è stato ucci -so in culla da una cosa così stupida che, proprio perché così stupida eppur così letale, lo ha immediatamente classificato a dovere. Però un minimo di sofferenza c’è stata e c’è.

E allora mi chiedo cosa ne penserò a novant’anni, in quel triste letto d’ospedale, davanti a un finestrone piuttosto sporco su una infima e ordinaria giornata di pioggia, se per caso mi dovesse trafiggere di colpo il costato questo spillo, anziché altri o al posto di vere e proprie lance. Non so cosa ne potrò pensare, ma spero di non provare quell’angoscia infinita, e immotivata, che a distanza di tempo ti fa ripensare a certe piccole cose del passato che però dopo decenni paiono assumere un grande peso, perchè paiono diventare alla fine un po’ il recondito significato di quello che è sempre stato nascosto dietro alla tua esistenza: un sintomo lieve, banale di una malattia grave e generale.
Se mi immagino quello scoramento che potrò provare, di fronte a questi o altri ricordi della stessa “stazza”, sto già male ora.
Del resto vivere è produrre ricordi, quindi spilli roventi che faranno a gara a tormentare la tua pelle già martoriata dal tempo.

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sabato 25 gennaio 2025

Di accuse ingiuste e processi sommari


E’ una cosa che ho provato di rado nella vita, però avendo non pochi anni era già accaduto. 
Ed è sempre scocciante quando ti accusano di una cosa che non hai fatto. Anzi, ti condannano senza processo, senza ascoltare le parti, senza che tu possa parlare. Insomma, hanno avuto la loro impressione su un fatto, essa è indiscutibile ai loro occhi e non esistono scusanti che tu puoi accampare e neppure possibilità che si siano sbagliati o che le cose siano andate diversamente da come a loro è parso. Fanno da denunciante, pm, giudice in una sola persona. E tu improvvisamente realizzi, ci pensi, trovi in te stesso la conferma che questi si stanno inventando tutto oppure, e non so se sia meglio, credono in buona fede nelle cavolate che dicono, e non sai che dire, sei a metà strada tra il divertimento e la preoccupazione. Ma sai che qualcosa si è rotto per sempre, comunque finirà, perché tu, proprio tu, che sei sempre corretto, non puoi tollerare che una persona dimostri una tale mancanza di fiducia in te, e si dimostri così supponente, arrogante, maleducata; e sai che non potrai ricucire né accettare scuse.

Dà un brivido, questa situazione. Pensi: e se si fosse trattato di un’accusa da codice penale? Uno può rischiare la galera, senza aver fatto nulla. Solo perché un essere umano, fallibile come tutti, crede di aver visto o capito una cosa (totalmente errata) ed emette la sua sentenza inappellabile, coprendoti pure di insulti, come se fossi il peggior criminale della storia.
Non si parla di rilevanza penale, per fortuna, neppure in quest’ultimo accadimento, però a me fa sempre un po’ effetto, perché appartengo alla categoria di quelle persone che hanno sì idee sui generis ma che però si comportando generalmente secondo le regole, anzi sempre secondo le regole, facendo come unica eccezione quella in cui tali regole dovessero essere contro i diritti naturali, mi pare ovvio.
E quindi essere accusati ingiustamente è curioso e fastidioso.

Io poi sono molto prudente e logico, quindi se mai decidessi di fare una furbata, state tranquilli che difficilmente mi prendereste in castagna, perchè quando attacco a pieno organico lascio sempre due difensori dietro, per evitare banali contropiede. Ecco perché è già un po’ lunare pensare di avermi fregato.
Ma quando poi addirittura l’accusa è totalmente infondata, beh che dire: non sai che fare.
Se poi a condire il tutto emerge ben presto l’esistenza di un fraintendimento tanto stupido quanto curioso e comico, tanto casuale quanto assurdo, allora il quadro è completo. Capisci cosa ha originato la’ltrui convincimento, sorridi alla casualità del tutto, al caratere beffardo che a volte assume il caso, ma sai già che non ne uscirai, anche perché probabilmente chi ti accusa aveva proprio voglia di seguire questi giochi beffardi del caso e non si è fatta scappare l'occasione. 

Cosa faccio io? Rispondo, argomento, dimostro che l’accusa è infondata, e lo faccio con dovizia di particolari e con chiarezza e lucidità.
Ma so che la maggior parte delle volte non basterà, perché se una persona, dal carattere magari irascibile, o comunque egoriferito, si convince di una cosa, perché magari ha in buona fede visto una cosa e non concepisce la possibilità di un suo errore o di un fraintendimento, quasi nulla potrà convincerla a cambiare idea; anzi, prenderà le tue giustificazioni fondatissime come scuse stupide che peggiorano la tua posizione, e ancor più si convincerà della bontà della sua posizione, invece del tutto fallace.
Se poi a complicare le cose aggiungiamo magari una non profonda conoscenza reciproca, la frittata è servita. E se magari ci mettiamo su, come carico aggiuntivo, che è donna, le cose peggiorano pure, e non si tratta di un'affermazione sessista, ma di un dato di fatto: a certi argomenti le donne sono più sensibili e quindi se ti prendono di punta e si convincono di qualcosa, anche di qualcosa di totalmente sbagliato, non ce n'è per nessuno, sono molto più insistenti e, per così dire, cattive degli uomini. Ma io devo forse spiegare a una persona che mi conosce poco chi sono e come mi comporto? Ci provo, ma dopo un po’ saluto e vado via. Dopo i cinquanta, non ho più molta pazienza con chi vaneggia e non ascolta, con chi attacca a testa bassa senza ascoltar ragioni, con chi non è capace di riflettere prima di spa -rare e non è capace di chieder scusa per gli errori, una volta che glieli hai dimostrati come tali.

Alla fine non resta che chiudere il rapporto, perché se nemmeno alle tue osservazioni, ineludibili e chiarissime, avverti una retromarcia della controparte, la tua dignità di persona corretta (peraltro villanamente accusata di una cosa non fatta) ti costringerà a buttare tutto alle ortiche.

E magari farai una riflessione che ti porterà a capire come certi dettagli avrebbero potuto già in precedenza metterti sull’avviso, ma tu non li hai colti. Perché difficilmente le persone cambiano in tempi rapidi, di solito si manifestano abbastanza presto per come sono e non sono subito apparse, se non per certe sfumature a cui non hai dato importanza nella fase iniziale.

Certo, resta l’amaro in bocca. Ma è la vita. Ci sono caratteri fatti così. Ci sono persone che magari hanno avuto esperienze negative e quindi tendono a pensare che chiunque incontreranno presenterà gli stessi difetti di quelli che hanno incontrato in precedenza. Ci sono persone che pensano di esistere solo loro al mondo. Ci sono persone che prendono cantonate leggendarie e partono in quarta senza anteporre una sana riflessione a un’azione sgangherata e inutilmente distruttiva. Lo so, ma non posso pagare prezzi troppo alti per loro. Sarà la vita, forse, a dar loro una lezione, oppure no. Io la mia l’ho già avuta: mai illudersi. Ma, son sincero, non lo faccio già da un bel po’. 

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Ci sono finali più decenti, qui la qualità è mancata: spero che almeno su questo sarai d’accordo


A vent’anni avrei telefonato, avrei scritto ancora. Avrei cercato di ricucire, di capire, di rimediare. Non ci avrei dormito, forse.

Adesso no. Non cerco di ricucire un bel caxxo di niente, perché io non ho strappato niente; e non cerco di rimediare un caxxo di niente, perché tu hai fatto una minchiata, sorella, e tu hai preso una cantonata da paura, che resterà nella trascurabile leggenda delle irrilevanti cantonate idiote della storia. Non io, eh no. Non un tentativo, ho fatto. E non un tentativo farò. Forse sei abituata a mezze cartucce che sbagliano, si fanno beccare da te, infallibile castigatrice e maestrina dalla penna rossa, e poi pentiti strisciano in lacrime ai tuoi piedi, ma con me ad aspettare un finale cos’ strutturato rischi la vecchiaia, perché io non ho sbagliato un bel niente e non farò un bel niente, togliti certe idee dalla testa. Scrivo solo, perché sono scrittore e per terapia, personale e collettiva.  TI ho solo spiegato l’esatta dinamica dei fatti, in un italiano comprensibilissimo (il tuo zoppicava, e questo ha scatenato parte del fraintendimento, anche se chiamarlo fraintendimento è troppo, trattandosi di una biscehrata interamente ascrivibile alla tua fantasia). L’ho fatto per onestà e per cortesia. E la cosa peggiore non è averla presa, la cantonata: può capitare a tutti. La cosa peggiore è che non hai l’umiltà di capire quando hai toppato e devi chiedere scusa. Non capisci quando sbagli. Quindi non migliorerai mai. Perché capire gli errori e scusarsi porta automaticamente a evitare di ripeterli, ma credersi al centro del mondo, la migliore, l’infallibile, conduce dritto a questo: che i tuoi sospetti si avverano. Perché se hai sempre paura che qualcuno trami alle tue spalle, avrai come risultato che perderai quel qualcuno, proprio come avevi previsto: ma non si tratta di previsione, come ti fa credere il tuo ego ipertrofico, si tratta di un effetto direttamente provocato dal tuo fare sempre sospettoso. Non dai fiducia, non l’avrai mai. Non sei umile, non farai molta strada. Hai un carattere instabile. Pensi che tutte le persone siano uguali (o tutti gli uomini, chissà: magari hai un problema con loro). Ed è questo uno dei tuoi grandi errori. Non potrai mai avere un rapporto vero, su queste basi. Sei oltremodo sospettosa, a un livello tranquillamente definibile come paranoico. E, se ci penso bene, non è la prima volta che lo dimostri, ma non sono il tipo che giudica le persone da un primo assaggio, e pure parzialissimo, anche se, a differenza di quando ero giovane, adesso poto molto prima.

Sono però il tipo che lascia al loro destino le persone che partono per la tangente e si costruiscono film allucinanti nella loro testa e sono ben più che maggiorenni dimostrando una immaturità così conclamata. Io ho superato i cinque decenni e devo dire che sono stato sempre abbastanza bravo a inquadrare le persone, almeno dai trenta in su. Ti ho dato modo di recuperare, ti ho spiegato le cose per bene. Ho fatto il mio compito, con cura e con amore. Ma insomma, va’ pure. Lascerai un buon ricordo di te, guastato del tutto però da questo finale da tragedia di quart’ordine, anzi da farsa di livello abbastanza infimo, o forse meglio: grigio. E, ne sono certissimo, non è la prima volta che ti capita. 

Il fatto che tu a volte abbia incontrato uomini di scarso valore (ipotizzo, ma diciamo che è certezza) non ti autorizza a crederti la reginetta infallibile e a trattare tutti allo stesso modo. In questo caso avevi trovato una persona okay (me lo dico da solo perché così è, mi spiace se non lo hai colto, succede a chi viaggia su livelli più alti) e l’hai persa. Lo so che non ti importa, lo so: ma un giorno potrebbe capitare di doverti mangiare le dita per una vaccata come questa. Infatti, come detto, ti vedo destinata a reiterare certi comportamenti, almeno fin quando non scenderai dal piedistallo.

E io? Sono tranquillo. Oserei dire serafico. Meno stupito di alcuni giorni fa. Ma sono sempre stato tranquillo, perché chi ha la coscienza pulita è tranquillo, di base.
Ho osservato gli eventi, davvero curiosi, a tratti comici. Una volta compreso l’inghippo che ti ha fatto fare corto circuito (tipico di chi riflette poco e accende subito il barattolo di kerosene col primo cerino disponibile), ho cercato di ricostruire gli eventi e di fornirti l’esatta spiegazione degli stessi. E se fossi stat lucida, avresti compreso, perché sono stato chiaro, ho argomentato in maniera convincente e fondata. Certamente il caso ha giocato una parte in commedia, ma tu sei stata la vera mattatrice. E come i mattatori, resti sola sul palco. 

Ripensandoci, fra qualche anno, proverò un misto di stupore e di fastidio. Perché alla fine io certe stupidità, certe futili scemate che portano a rotture tipo asilo mariuccia non me le sono mai spiegate. Gli anni mi hanno dato solo la capacità (non trascurabile) di accettarle, come si accetta una pioggia improvvisa. Insomma, apro l’ombrello e tiro dritto. Ti lascio con la tua ragione di carta (bagnata). 

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mercoledì 22 gennaio 2025

La vera salvezza




Non lamentiamoci. Ci è stata data una vita, dal Caso. E ci verrà tolta sicuramente, in un momento a caso. Qualcuno se la passerà meglio di noi, molto meglio: salute, o denaro, lusso e fama; poca fatica, pochi oneri, solo onori. Qualcuno se la passerà peggio, molto peggio: sofferenza, fame, povertà, guerra. Oppure morte prematura. C’è chi avrà soddisfazioni e gratificazioni, e potrà soddisfare i suoi istinti, anche i peggiori; c’è invece chi dovrà accontentarsi di sopravvivere alla meno peggio, soffrendo le pene di ogni giorno senza mai smettere fino alla fine. Qualcuno riuscirà a realizzare qualche desiderio, qualcuno nemmeno uno. Alcuni si comporteranno sempre bene, in maniera tale da non nuocere ad altri; altri imposteranno la loro esistenza sulla necessità di far del male al prossimo. Ma tutti moriremo, e chi ha avuto di più potrebbe vivere di meno, oppure più a lungo: a caso, appunto. E nessuno verrà ricompensato o punito, non vi saranno postumi karma o soddisfacenti perequazioni.

Quella che dunque ci sembra una vita infelice, la nostra, probabilmente non lo è del tutto; oppure lo è: ma in entrambi i casi tutto questo ci sarà tolto e in malo modo. Ci sarebbe dunque di che passare le giornate a disperarsi, ma non sarebbe comodo né producente, a meno di non voler porre fine da soli alla nostra vita, un atto che, per quanto possa essere definito logico, non è mai facile da realizzare. Ecco quindi che questa vita che potrebbe terminare anche adesso deve essere vissuta, senza farsi illusioni, senza far troppi progetti, senza credersi migliori di altri anche se lo si è con tutta evidenza: non è una gara, alla fine tutti saremo squalificati. E soprattutto deve essere vissuta senza invidiare o commiserare gli altri: a cosa servirebbe, del resto, passare poche notti in un hotel per poi essere giustiziati, e farlo in camere più comode di quelle del nostro compagno di sventura? Sarebbe davvero così importante? E’ davvero così importante vivere nel lusso o nello sterco quei pochi anni che ci hanno concesso e che sono nulla rispetto all’infinito ed eterno nulla da cui proveniamo e rispetto all’infinito ed eterno nulla in cui finiremo? Se guardiamo le cose da una prospettiva più ampia, le differenze perdono significato, quelle stesse differenze che, chiusi in un’ottica angusta, ci sembravano enormi e capaci di condannarci a un’eterna infelicità.

Non dobbiamo dunque essere infelici, né felici. Prendiamo le cose come vengono, sorridiamo agli stolti, aiutiamo chi è messo peggio, ignoriamo chi se la gode dalla mattina alla sera, non gettiamo mai la spugna ma non comportiamoci mai da super uomini, ché siamo solo fragili e fugaci apparenze. Consumiamo questa corta candela senza permettere alle passioni più inutili di bruciarci il cuore anzitempo.

Noi sentiamo la morte, ma la psiche non la accetta: questo ci permette di andare avanti. In fondo, è una salvezza. L’alternativa sarebbe il suicidio, o una vita di pura e consapevole disperazione.

F.D.M.S.

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Img: Clòto, Làchesi e Àtropo, John Strudwick, A Golden Thread (Un filo prezioso), 1885 (olio su tela) 

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