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martedì 28 settembre 2010

Sakineh: quello che nessuno dice

Caso Sakineh, la donna iraniana della quale è stata annunciata prima la lapidazione per adulterio e adesso la condanna a morte (tramite impiccagione) per complicità nell'omicidio del marito. Non capisco la mobilitazione internazionale di fronte a quello che a tutti gli effetti è un caso giudiziario interno all'Iran che non dovrebbe riguardarci più di tanto. Mi sembra pretestuosa e irritante, anche perchè si tratta di quella tipica indignazione planetaria a molla che scatta su in certe occasioni mentre in molte altre, anche più gravi, riposa beata senza manifestare nemmeno un sussulto.

E' innocente, Sakineh? Può essere, ma in tutti i paesi del mondo compreso il nostro i giudici condannano innocenti e assolvono criminali, perchè sbagliare è umano e a volte lo è pure farsi corrompere dagli imputati. Ogni paese ha le sue leggi e il suo sistema di polizia e giudiziario, cosa diremmo noi se l'Iran si mettesse a discutere sul fatto che abbiamo condannato, per esempio, Amanda Knox per il delitto di Perugia? E' sbagliato condannare alla lapidazione un'adultera? Certamente è sproporzionato per i nostri canoni culturali (in cui il matrimonio è in ogni caso ormai diventato una burletta) ed è estremamente crudele e disumano in assoluto, ma la civiltà occidentale non si è macchiata nella sua storia e non si macchia forse tuttora di atti disumani (Guantanamo, per esempio, o il disinvolto utilizzo delle armi chimiche nelle azioni di guerra, o la fabbricazione di prove false solo per poter invadere un altro paese) e non condanna a volte a detenzioni di decenni persone poi destinate all'esecuzione? La pena di morte per un omicidio è eccessiva? E chi l'ha detto? Gli USA che applicano la pena di morte? Le carceri iraniane sono infernali? Perchè, quelle italiane no? Più di 40 suicidi fra i carcerati finora nel solo 2010, processi che si trascinano per decenni, sovraffollamento disumano, carcerazioni preventive insostenibili, violenze fra detenuti all'ordine del giorno, per non parlare dei casi di detenuti morti in circostanze misteriose, tipo Cucchi. Sono state appese gigantografie di Sakineh davanti ai palazzi delle province di Roma e Brindisi, in piazza del Campidoglio, ecc. Tutti hanno detto la loro, in Italia e nel mondo: politici, cantanti, uomini di cultura, gli immancabili premi Nobel, ecc. La lapidazione è un atto orribile: concordo, e su questo ammetto che sia lecito fare pressione sull'Iran, ma non sul caso particolare di Sakineh e non solo su questo ma anche sul più generale rispetto dei diritti civili, della libertà di parola, ecc. Ma chi abita in questi paesi conosce a cosa va incontro se tradisce il consorte. E poi la mobilitazione continua anche adesso che è stata annunciata la condanna per impiccagione per omicidio ed è quindi stata accantonatal'ipotesi della lapidazione, quindi qualcosa non mi torna: quali elementi abbiamo per sostenere che Sakineh è innocente e che il processo va rifatto? Nessuno, se non le parole del figlio. Abbiamo mai ascoltato quelle dei parenti dell'ucciso? Abbiamo letto gli atti del processo? Sarà allora il caso di sottoporre ad analisi internazionale tutti i processi che che si concludono con una condanna a morte in tutti i paesi del mondo? Non ce l'ho con Sakineh e davvero vorrei che non venisse nè lapidata nè impiccata, ma solo punita per le sue colpe e solo se ne ha. Ma non avrei nemmeno voluto la morte del marito, nè tutti gli omicidi del mondo, nè le decine di bimbi che muoiono per fame ogni giorno. E di tutte le lapidazioni che avvengono in un anno nel mondo, perchè nessuno dice mai nulla? E' stata annunciata la sua lapidazione e poi rinviata, e questa è una insopportabile tortura psicologica, tuonano gli indignati di mezzo mondo. Concordo, ma il triste balletto di rinvii e attese di grazia che si scatena ogni volta negli USA nelle ore immediatamente precedenti la prevista esecuzione capitale di un condannato a morte è forse meno grave come tortura psicologica? Ha già subito 99 frustate, insistono. Ok, se fosse vero vogliamo forse discutere il codice penale iraniano, quando per esempio quello italiano nel 2010 ancora non prevede il reato di tortura, nemmeno dopo la macelleria di Diaz e Bolzaneto al G8 e la sostanziale impunità di tutti i barbari colpevoli di quel massacro?

So bene che mi sto mettendo contro la quasi totalità degli intellettuali, dei politici, degli artisti e degli opinionisti del mondo intero, ma sono sicuro che non me ne vorranno, garantisti come sono. Un conto sarebbe mobilitarsi (ma non nelle piazze, bensì a livello politico e con misure efficaci) per contrastare con ferocia il costante degrado dei diritti umani a cui si assiste ogni giorno in moltissimi paesi del mondo (e purtroppo anche nel nostro), un altro è fare queste carnevalate estemporanee su singoli casi, dei quali per giunta si sa poco, certamente ispirate da nobili sentimenti ma in ogni caso ipocrite e pretestuose appunto perchè isolate e banalizzate. E cosa dire poi del caso di Shiva Nazarahari, giornalista iraniana di 26 anni che, a quanto si apprende, è stata o sarà processata soltanto per aver scritto articoli sgraditi al regime, e anche lei rischia la vita? Che anche nel nostro paese si rischia di essere processati, multati pesantemente o emarginati se si scrive qualcosa di sgradito al sultano che ci governa e che ad alcuni giornalisti russi l'impegno al servizio della verità è costato di recente la vita, anche se ormai ce ne siamo tutti dimenticati.

Ripeto: non mi va l'indignazione mediatica e globale che scatta su a molla in certe occasioni e in altre no, vorrei semmai una lotta costante ed efficace contro tutte le violazioni dei diritti umani e ovunque si verifichino, non solo se ad esserne teatro è un paese considerato reietto dalle marce democrazie liberali occidentali. Una mobilitazione sacrosanta e lodevole diventa irritante e ingiusta e pretestuosa se assume i contorni di quella che c'e' stata per Sakineh: non bastano le intenzioni, serve ben altro per dare credibilità e spessore a una nobile azione di protesta civile. Indignarsi per la violazione dei diritti umani è sacrosanto, farlo per un caso su trenta e guarda caso farlo più spesso se riguarda una certa fetta di mondo anzichè un'altra è intollerabile e sgradevole.

Pochi hanno messo in evidenza questi aspetti, trattando della questione Sakineh: l'ipocrisia e l'indignazione, mescolati con abilità, hanno sommerso le sensate voci contrarie. Mi unisco a quei pochi, anche se non possiedo quotidiani ed emittenti televisive con le quali raggiungere in un battito d'ali milioni di Italiani.

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

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