A maggio di quest'anno, sotto l'effetto di droga e alcool e senza patente dal 2001 (fonte: Asca), aveva ucciso due giovani fidanzati di 22 e 23 anni che erano a bordo di uno scooter, passando con il semaforo rosso a velocità folle in una tragica notte romana. Ora Stefano Lucidi è stato condannato (in primo grado) a 10 anni per omicidio volontario. Per la prima volta chi usa un'automobile come una pistola si vede contestare il reato di omicidio volontario con dolo eventuale e non quello di omicidio colposo.
Naturalmente i legali del condannato presenteranno ricorso e hanno già affermato di volersi appellare alla giurisprudenza in materia al fine di rovesciare una sentenza che ritengono contraddittoria e non in grado di resistere al vaglio del giudice di appello. Tuttavia registriamo con soddisfazione questo mutamento e ci auguriamo che tutte le volte che una persona provoca un incidente stradale perché guida a velocità folle o perché si mette alla guida da ubriaco, drogato, ecc. il reato contestato sia questo e le pene siano severissime, perché altro non merita chi dimostra un così alto disprezzo per la vita umana. Guidare in questo modo equivale a sparare alla cieca sulla folla: se poi ci scappa il morto vorrei sapere di che razza di omicidio colposo si tratta. Tutti possono sbagliare, s'intende, ma uno sbaglio è rispettare il codice della strada e le più elementari norme di prudenza e tuttavia metter sotto a 60 all'ora un passante che attraversa d'improvviso, o anche non rispettare per distrazione una precedenza, nessuno contesta questo, ci mancherebbe: in questi casi si tratterebbe sempre di omicidio o di lesioni colpose. Diversissimo è il caso di chi si mette al volante quando non è in condizioni nemmeno di reggersi in piedi o di chi viola sistematicamente e gravemente il codice della strada: in questi casi il colpevole non merita particolari attenuanti, anzi sarebbero auspicabili le aggravanti.
Ci auguriamo che il giudice di appello consideri l'importanza di questo mutamento di orientamento giuridico e valuti il valore di deterrente e di strumento di prevenzione di questa sentenza (oltre che la sua profonda giustizia), in quanto capace di trasferire "nella collettività la percezione della certezza della pena" (Sandro Salvati, presidente della Fondazione Ania per la sicurezza stradale).
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
lunedì 1 dicembre 2008
L'auto come un'arma
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giustizia,
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