The Reader - A voce alta, USA 2008, di Stephen Daldry, con Kate Winslet, Ralph Fiennes, Bruno Ganz, David Kross.
Attenzione: la recensione rivela qualche particolare che chi ancora non ha visto il film potrebbe non voler conoscere.
Germania, immediato secondo dopoguerra. Michael Berg é un adolescente in preda ai primi turbamenti sessuali. Un giorno, mentre cammina per strada, si sente male e viene soccorso da Hanna, una donna più grande di lui. Michael ne rimane affascinato e tra i due inizia una relazione segreta e passionale. Hanna però nasconde qualcosa, qualcosa che riguarda il suo passato e la guerra. Alcuni anni più tardi Michael è uno studente di legge che osserva un processo per crimini di guerra nazisti e vede tornare Hanna nella sua vita, questa volta come imputata in tribunale.
"The Reader" e' un film sull'importanza della memoria storica, sul ruolo che il passato ha nell'influenzare le decisioni del genere umano e, a livello di ciascun singolo individuo, quel che facciamo e quello che siamo, sulla tragedia dell'Olocausto, sul ruolo fondamentale che la parola e la letteratura hanno nel fare di un essere umano una persona completa, ed è anche una triste storia d'amore.
E' un film sulla memoria, dicevamo, vale a dire sull'importanza di ricordare quanto è avvenuto in passato, sulla necessità di raccontarlo alle nuove generazioni, di non cedere a criminali revisionismi e di non abbassare mai la guardia perché il male che l'uomo ha saputo fare all'uomo in un recente passato è sempre in agguato pronto a tornare sulla scena, anche se spesso sembra incredibile solo pensarlo così come sembra impossibile che simili nefandezze come quelle dell'Olocausto siano potute accadere nel cuore della civile Europa appena settant'anni fa. Ecco perchè chi ha vissuto in prima persona certe pagine buie della nostra storia non deve mai smettere di raccontare, deve scrivere, deve condividere i suoi ricordi, ed ecco perchè chi non c'era ma ha saputo e ha studiato deve tramandare, per far sì che l'umanità non finisca per ricadere sempre negli stessi errori e soprattutto per non permettere a giovani menti miopi ed arroganti di costruire sull'ignoranza della storia un nuovo futuro di orrore e di barbarie.
E' anche un film sull'importanza della cultura, della parola e della letteratura, di tutto quello che in definitiva ci rende diversi dagli animali dandoci piena coscienza di noi stessi e ci permette di trasformare i nostri pensieri e i nostri sogni in azioni e di esorcizzare le nostre paure. Ci riferiamo a tutto quel substrato che si sovrappone alla natura e ci aiuta a interiorizzarla e a interpretarla, rendendo più ricche e piene le nostre vite, a quegli strumenti di comunicazione (la scrittura, la parola) senza i quali non potremmo elaborare il nostro vissuto, assimilare le lezioni del nostro passato, progettare il nostro futuro; a tutto quello che ci dà coscienza di noi stessi, che ci rende pienamente consapevoli e senza il quale è sempre più agevole per la malvagità che riposa dentro ciascuno di noi guidare il nostro cuore vinto dalle tenebre. La protagonista del bel film di Stephen Daldry è analfabeta e di questo si vergogna, al punto di addossarsi, durante il processo che la vede sul banco degli imputati, colpe maggiori delle sue pur di non rivelare il suo limite; ed è sempre l'analfabetismo e il timore che esso emerga che la spinge, da controllore sui mezzi di trasporto pubblico, a rifiutare senza motivo alcuno una promozione ad incarichi di ufficio e a cedere poi alle lusinghe di quelle S.S. che nel frattempo stanno reclutando nuove leve, ancora ignare della vera natura dei compiti cui saranno chiamati ad adempiere; ed è sempre l'ignoranza, anche se non solo quella evidentemente, che spinge Hanna a fare quel che fa, quella tragica notte di tempesta, e a non capirne nemmeno dopo anni la reale portata.
Durante i lunghi anni di prigionia Hanna, grazie all'aiuto del sempre presente anche se distante Michael, avrà voglia e modo di impadronirsi della parola scritta, delle sue infinite peculiarità e delle sue sorprendenti potenzialità e un nuovo mondo le si aprirà piano piano davanti. Nel film viene dunque esaltata l'importanza del linguaggio, di questo complesso ed elaborato insieme di suoni e di simboli che ci distingue da tutti gli altri esseri viventi in natura e che ci permette di tradurre e rappresentare oggetti, concetti, idee, pensieri, sentimenti, che ci rende in definitiva uomini, consentendoci di descrivere il mondo e di progettare un'esistenza che non sia puro istinto e mera ricerca di soddisfazione di bisogni materiali, che ci apre la mente e ci fa alzare gli occhi al cielo, che ci spinge ad interrogarci e a cercare continuamente di migliorare le nostre condizioni. E' la conoscenza a cambiare Hanna e a gettare nel suo animo perduto un barlume, fioco ma incoraggiante, di reale pentimento per le atrocità commesse e, con questo, anche il chiaro sentimento di non poterne sopportare il peso, ora finalmente avvertito nella sua insostenibile interezza.
"The reader" è anche l'ennesimo film sulle atrocità commesse dai nazisti e sulla difficoltà per le nuove generazioni di accettare ciò che è stato, di capire come sia stato possibile per i loro padri compiere simili nefandezze, di convivere con un passato troppo ingombrante e troppo opprimente per poter essere facilmente accantonato in un angolo della memoria.
Ed e' anche una storia d'amore appassionata ambientata nella Germania dell'immediato dopoguerra fra un giovane liceale e una donna più matura che si conoscono per caso e, attratti l'uno dall'altro, danno vita a una relazione segreta e rovente che segnerà per sempre le loro vite e in cui si intrecciano magicamente il giovane e furioso desiderio di Michael, che viene iniziato ai misteri del sesso da Hanna, con la vorace fame di cultura letteraria della donna che dal giovane amante si fa leggere, nelle ore che precedono o che seguono l'amore, i capolavori della letteratura mondiale.
Si tratta di un film di altissima qualità (diverse nomination, Kate Winslet Premio Oscar 2008, Ralph Fiennes e David Kross superlativi, Bruno Ganz impeccabile come d'abitudine, una regia sicura che si snoda tra piani temporali diversi sapientemente alternati, una solida sceneggiatura, un'intensità a tratti toccante ma mai superficialmente commovente) che ha ricevuto immeritate critiche negative da parte di chi, forte di un cieco dogmatismo, forse ritiene che qualunque film che parli del nazismo cercando di vedere le cose da un punto di vista diverso da quello di una acritica, recisa e totalizzante denuncia delle atrocità commesse sia per ciò stesso da tacciare di revisionismo o di banalizzazione della storia. Non è un viaggio nell'anima di una nazista, come ho letto in qualche recensione superficiale, ma un viaggio nell'anima di una donna che, come tantissime altre donne e altri uomini normali, uguali a noi, si sono macchiati di crimini orrendi, a causa di un inspiegabile cortocircuito morale che ha sospeso tutti i valori condivisi del vivere civile dando libero sfogo alle pulsioni più bestiali del loro animo; un viaggio che non pone il nazismo al di fuori della dimensione umana, come se fosse stato il parto di poche menti folli capaci di soggiogarne altre migliaia, ma lo tratta come fenomeno umano qual è, senza per questo però rendere meno carnefici e meno colpevoli ai nostri occhi coloro che ne hanno applicato le orrende follie: cercare di capire come sia potuto succedere quel che è successo non vuol dire perdonare o giustificare, né tanto meno minimizzare i fatti o attribuirne le cause a pochi e devianti soggetti, significa invece voler scoprire cosa ci ha spinto, come uomini, così in basso, in modo da non precipitare mai più in simili abissi, significa sapere che chi ha commesso simili malefatte non era folle o malato, ma uomo come noi: in questo senso The Reader ha il pregio di tutte quelle opere che non ci presentano il nazismo e i suoi orrori come altro da noi, come una dimensione lontana ed estranea a quella umana, ma come parte integrante della nostra natura, peccato imperdonabile di cui ci siamo macchiati e di cui siamo stati capaci in quanto uomini e in cui, proprio perchè uomini, potremmo sempre ricadere.
Un film che merita assolutamente una serata al cinema. Triste, a tratti molto intenso, affronta diverse tematiche senza perdere mai la bussola e la misura, forse è banale nella descrizione del processo di trasformazione di Hanna durante la detenzione (ma sta alla fantasia dello spettatore immaginare che Hanna, durante quei lunghi anni, si faccia una cultura grazie alla lettura e all'aiuto di MIchael ma non solo), ma comunque nel complesso è davvero mirabile. E' un film che non condanna e non assolve ma non stravolge; semplicemente racconta una storia in cui il dramma personale e quello collettivo si intrecciano magistralmente e pongono parecchi quesiti allo spettatore.
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
lunedì 9 marzo 2009
The Reader - A voce alta (di Stephen Daldry)
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