Filippo Facci scrive su "Il Giornale". Quel che scrive, e quel che dice, generalmente non mi piace per niente: non condivido le sue idee e il suo modo di esporle. Ma fin qui niente di male, mi preoccuperei del contrario. Il 15 aprile scrive un articolo di cui vengo a conoscenza per vie traverse ("Col marchio di Grillo vendono sesso e pannolini"); lo leggo e lo rileggo e capisco meno di altre volte perché lo abbia scritto. Parte da un assunto: i siti marcotravaglio.tv e beppegrillo.tv, che sembra pubblicizzino sesso e pannolini (io non lo so, non li ho mai visitati, lui però lo sa), sono di Beppe Grillo e di Marco Travaglio o sono comunque ad essi collegati o attirano lo stesso pubblico che in genere frequenta i loro siti ufficiali e si uniformano alla stessa logica: sparare boiate al solo scopo di vendere prodotti. E questo nonostante Beppe Grillo abbia già negato mesi fa di aver nulla a che fare con un tal sito; Travaglio forse non ha mai smentito e fossimo in lui continueremo a non farlo, perché non è che si può smentire sempre tutto quel che di stupido e falso si dice in giro su di te, altrimenti diventi schiavo dei tuoi persecutori. Sulla base di questo assunto ridicolo Facci costruisce la sua critica, giocando apertamente sul fatto che molti in Italia, specie fra i non più giovanissimi, non sanno che in realtà chiunque può registrare un sito con il nome di un altro nel dominio e riempirlo di cazzatelle varie. Ecco perché lo considero un articolo scorretto, prima ancora che fondato sul nulla: quest'ultima particolarità poteva pure passare, la prima invece è bene che sia segnalata e offerta al pubblico ludibrio.
Decido pertanto di scrivere a Facci per esprimere la mia opinione e per rispondere a una domanda che lui stesso rivolge ai lettori nell'articolo successivo, quello del giorno 16: domandare è lecito, rispondere è cortesia... Mi imbatto però in una selva di formalismi inutili (dovrei iscrivermi alla Community del Giornale, ecc.) quando mi sarebbe bastato trovare un suo recapito di posta elettronica. Allora decido di scrivere al direttore (Mario Giordano): il link che porta a lui è bene in vista.
Sino ad oggi, non uno straccio di risposta, né da parte di Giordano (al quale comunque non ponevo una vera domanda, ma più che altro esponevo una lamentela) né di Facci. Non mi offendo, forse nemmeno io risponderei a tutti se a scrivermi fossero in duecento al giorno. Solo un dubbio: come fanno a scrivergli in duecento se non compare in nessun posto il suo indirizzo?
Chi volesse leggersi gli articoli di Facci a cui mi riferisco può cliccare qui e qui, sino a quando saranno disponibili sul server de Il Giornale. Ecco invece quel che ho scritto io il 16 aprile 2009:
"Gentile Direttore, la presente per porre un quesito:
perché se voglio inviare un commento a un giornalista de Il Giornale o scrivergli direttamente in posta elettronica devo iscrivermi alla "Community", accettando una montagna di regolette e scegliendo username, password, ecc? Non sarebbe più trasparente indicare un recapito email per chiunque scriva sul quotidiano? Mettiamo che io voglia scrivergli due righe ora e mai più... tutti i giornali o quasi lo fanno. Chi va sul mio blog può scrivermi facilmente, senza passaggi superflui.
Il giornalista a cui volevo rispondere (pone una domanda, quindi si aspetterà una risposta) è Facci, le sarei grato se volesse girargli il mio commento:
Egregio Facci, secondo la mia opinione lei non dovrebbe querelare nessuno perché il suo accostamento tra un sito ufficiale di una persona e un sito che ne usurpa il nome senza avere (fino a prova contraria) nessun collegamento con quella persona è infondato, pretestuoso, offensivo: un ragionamento siffatto può far presa solo su chi non conosce il web e per questo motivo è scorretto oltre che inutile. Se domani Piero Rossi di Vigevano acquista il dominio www.filippofacci.it oppure www.filippofacci.eu (attualmente liberi), li registra a nome di Carlo Marx, li riempie con contenuti illegali e un giornalista suo collega il giorno dopo la attacca avvicinandola a detto sito, lei si arrabbia o fa spallucce? Superfluo precisare che non sono Grillo, non sono Travaglio, non sono sul loro libro paga: sono un lettore e non mi e' andato giù l'articolo "Col marchio di Grillo vendono sesso e pannolini": avrebbe potuto benissimo criticare comme d'habitude le loro opinioni senza fare accostamenti scorretti e tendenziosi, oppure criticare chi vende quei pannolini e quel sesso."
Come detto non ho ricevuto risposta, ma forse nemmeno Grillo...
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
martedì 21 aprile 2009
Ho scritto a Facci
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