Saper perdere e correttezza sono da decenni alcuni dei marchi distintivi di casa Samp, sul prato e sugli spalti. D'altra parte solo chi sa perdere sa vincere e questa società sportiva, che dal 1982 ad oggi ha vinto un numero di trofei notevole, e addirittura incredibile se rapportato alle risorse di cui ha potuto disporre, ha sempre fatto vedere di saper perdere quando ha perso e di saper vincere quando ha vinto: questo fatto è indubitabile, la storia fa testo. Per gli atipici sostenitori blucerchiati questi principi sono più importanti della vittoria stessa, peraltro ambitissima: sembrerà strano, ma è così, e senza scomodare De Coubertin. Chi non vuol crederci o chi al contrario pone la vittoria al di sopra di tutto, anche di certi irrinunciabili valori e regole di comportamento nella vita e nello sport, è libero di farlo, ma non ha molto a che fare con l'ambiente blucerchiato, questo è poco ma sicuro.
Anche stasera grande fair play, misura e sportività nel dopopartita: la Coppa sarebbe stato il massimo, ma se il tuo avversario (che non è mai un nemico, per chi respira Samp) riesce, sia pure all'ultimo secondo, a strappartela di mano, vi si può rinunciare e farsene una ragione, consci di aver dato tutto e quindi con la coscienza a posto; i comportamenti di cui dicevamo prima, invece, sono irrinunciabili. Quindi peccato per la Coppa, sfumata per un soffio dopo due ore di gioco e 14 rigori, e complimenti alla Lazio: a quel punto serviva soprattutto tenacia e fortuna e la Lazio l'ha avuta, portandosi a casa una vittoria meritata dato l'elevato equilibrio che c'è stato per tutto il match. Un gol sbagliato o realizzato, dopo 120 minuti e 14 interminabili rigori, non può cambiare il giudizio su una stagione, una competizione o una partita, chi la pensa diversamente si rende fatalmente ridicolo da solo: può solo cambiare l'umore, ma non è che se va dentro un tiro in 9 mesi sei un dio e se va fuori sei all'inferno: sei deluso, ma la delusione poi passa e resta quel che comunque di buono hai fatto; se invece ti va dritta oltre a quel che di buono hai fatto hai pure, è ovvio, la gioia per aver vinto e la coppa in bacheca.
Riflettete su questa verità: vincere sarebbe davvero poco appetibile se chi gioca non rischiasse sempre, in ogni istante, anche di perdere; è la possibilità di perdere, sempre concretissima, che rende la vittoria magica, è il rischio che fa brillare la vittoria e sono la maturità e la sportività che rendono accettabile la sconfitta in quanto parte integrante del gioco stesso, del quale è, in fin dei conti, uno dei due esiti possibili. Chi gioca lo sa, quindi spera di vincere, è deluso se perde, ma se perde, specie se perde all'ultimo secondo di un'epopea, francamente non può alla fine ammazzarsi per il dispiacere, sarebbe stupido. E gli stupidi a noi stanno antipatici.
Chi pensa che sia la sconfitta di stasera a farmi scivolare in filosofismi spericolati non mi conosce e/o non ha capito un bel niente, per il resto è ok.
Dato che un rigore tirato dentro o fuori non può cambiare un giudizio (come potrebbe?) ma, semmai, l'umore, e dato che non posso occuparmi sempre di politica e di quel che si inventa il noto premier che dall'alto ci governa a lume spento, esprimiamo il nostro giudizio sulla serata appena trascorsa così come era prima della "lotteria" dei rigori: l'avremmo pubblicato comunque, per onestà. Primo tempo giocato meglio dalla Samp, tutta tesa a recuperare l'iniziale svantaggio e con la Lazio a contenere, se si esclude il doppio miracolo di Castellazzi; secondo tempo con la Lazio più attiva e la Samp costretta a lungo sulla difensiva, dall'80' al 120' molto meglio la Samp. Arbitraggio infarcito di errori incredibili, davvero troppi: Rosetti sarà pure il migliore, ma Collina stava su un altro pianeta, se devo giudicare dalla prestazione di stasera. Quindi Samp 7.5 (ha avuto più occasioni, dopotutto), Lazio 7 (sale a 7.5 se aggiungiamo il merito non irrilevante di aver trasformato un rigore in più), Rosetti 4, pubblico 10, telecronaca dell'evento 5, regia televisiva 2.
Sul 4 all'arbitro c'è poco da spiegare: non ha visto un rigore solare (pro Samp), un rigore possibile (pro Lazio), due espulsioni possibili (una per parte), una punizione dal limite e un calcio d'angolo apparsi incredibili per quanto erano chiarissimi (entrambi pro Samp), ha distribuito i gialli senza alcuna uniformità di giudizio (leggi: a casaccio) e inoltre ha, di fatto, diretto nei primi 30 minuti con interpretazioni un po' a senso unico pro squadra "di casa" (è una mia opinione, non parlo di malafede, che ne so io? parlo di quel che ha fatto secondo quel che ho visto). Ho letto sui giornali, a volte, frasi del tipo "non ha feeling con la Samp": ma che vuol dire? deve arbitrare, mica avere feeling. Nel complesso, brutta prestazione. Già alla fine del primo tempo, sull'1-1, Rosetti stava sul 5 scarso.
Sulla Rai, che dire... 18-20 mila sampdoriani arrivati a Roma, una dimostrazione d’amore memorabile (l’ennesima), un esodo pazzesco se si pensa che Genova non ha due milioni di abitanti ma 700 mila e divisi pure fra due fedi, un'intera curva dell'Olimpico strapiena, una tifoseria colorata, corretta e felice che "nonostante la netta inferiorità numerica, tiene botta. Il suo settore è diviso con precisione millimetrica in spicchi con i colori della squadra: bianco, azzurro, rosso e nero. significa che i quasi 20 mila doriani si sono distribuiti equamente le maglie con le varie tonalità" (Gazzetta dello Sport). L'effetto cromatico è stupefacente, le voci si fanno sentire anche contro i 50mila laziali di casa, e la nostra cara vecchia rimbecillita Rai che fa? Non inquadra MAI la curva blucerchiata in campo largo, ma solo (e pochissime volte) in campo stretto o strettissimo: a chi vede il match in TV sembra che tutto lo stadio sia biancazzurro. La prima fuggevole inquadratura seria avviene dopo due ore... Una scelta di regia non casuale e davvero stupida, prima ancora che indegna di un servizio pubblico; stupida perchè stupidamente partigiana. Sulla cronaca che dire... ne ho sentite tante di cronache così, negli anni... bè, di parte, moderatamente, ma di parte. Mi chiedo: perché non giocare la finale in un campo neutro per davvero (Bologna, Firenze) e affidare la cronaca a un bolognese o a un fiorentino? A chi ti pare insomma ma non a uno staff romano (come non sarebbe andato bene uno staff genovese, ca va sans dire). "Le formule poi sono cervellotiche, chissà perché le semifinali sono in gare di andata e ritorno e i quarti su gara secca: e anche la sede della finale, fissata per sempre all'Olimpico, diventa infelice quando c'è una squadra romana, l'appoggio del pubblico e l'ambiente diventano un'arma troppo pesante nel bilancio della partita" (repubblica.it, mica lo dico solo io...). Al di là della scelta della sede, e tornando alla poca obiettività di chi dovrebbe essere telecronista o commentatore di mestiere e non per hobby, non è la prima volta che devo far notare certe cose, Civoli (interista) e Collovati (ex genoano) con Inter-Samp furono a tratti pazzeschi: sembrava di essere su Inter Channel con due commentatori moderati e invece si era sulla Rai... Sono particolari che amareggiano, è l'Italia che non ci piace. Anche a Genova e in Liguria pagano il canone, e lo pagano anche le migliaia di supporter doriani sparsi per l'Italia. Rai sonoramente bocciata, quanto ad equanimità, e non è la prima volta: sono piccoli dettagli che sommati ti lasciano un'amarezza nettamente più forte di quella della sconfitta. A farci una figura pessima è la Rai, che, lo ricordiamo, vive con i NOSTRI soldi e poi fa informazione al servizio dei politici e telecronache sportive davvero poco professionali: io sono una persona equilibrata, sarei scocciatissimo se dovessi sentire una cronaca pro Samp sulla Rai.. e dico che la cronaca di ieri, come quella di tante altre sere, era poco obiettiva: per un giornalista è già un giudizio abbastanza duro, non devo aggiungere altro.
Ultima nota: quando Pazzini al 4', pur non subendo tecnicamente fallo, riceve comunque un duro colpo da un laziale e finisce a terra dolorante, tutti (o molti) si aspettano che la Lazio butti palla fuori per permettere l'arrivo dei soccorsi: il regolamento non lo impone, anzi... ma è uso farlo fra gentiluomini, specie se si è sulla trequarti defilati e non sul dischetto, se poi si è appena al 4' e non si sta perdendo non ci sono nemmeno scuse... Invece non è stato fatto, l'azione è proseguita e cinque secondi dopo ecco il gol laziale. Brutto episodio, a nostro giudizio. Una piccola macchia nera. Ricordo quando anni fa, a Parma, Mancini, lanciato in contropiede, si fermò volontariamente per soccorrere un avversario ferito: masochista, forse, ma tanto tanto sportivo: si poteva far gol, non mi arrabbiai.
Complessivamente bella partita, brave le squadre, banalotte le parole di Napolitano (sui cori razzisti approva una misura che colpisce nel mucchio ferendo l'incivile e il civile), delicatamente servizievoli i telecronisti, nettamente laziale la regia, non in giornata l'arbitro (diciamo: capita...), splendidi i tifosi. Complimenti alla Lazio (per aver vinto), alla Samp (per come ha perso), a De Silvestri (Lazio) e Palombo, Marotta, Mazzarri (Samp) per la sportività. Poteva andar meglio (prendersi la coppa, per esempio...), ma va bene così: si gioca, si vince, si perde.
Altri, invece (avete capito con chi ce l'ho) perdono sempre pure quando vincono!
Au revoir.
(PS: oggi 16 maggio "Il Secolo XIX" pubblica il ringraziamento ufficiale che le Ferrovie dello Stato hanno inviato alla Federclubs -federazione dei clubs blucerchiati- per complimentarsi per il comportamento tenuto dai sostenitori blucerchiati durante la trasferta, "sia durante il viaggio che sul campo di gioco: correttezza, spirito sportivo, civiltà di comportamento sono valori che vanno ben oltre il risultato dell'incontro e che fanno ben sperare per quel patrimonio di civiltà che vogliamo passare anche alle prossime generazioni di cittadini e di tifosi", firmato Pasquale Cammisa, responsabile della Divisione Passeggeri Nazionale e Internazionale delle Ferrovie dello Stato)
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
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