Una volta tanto la foto che vedete a fianco non proviene dalla rete ma dalla mia cucina: stasera paste e spumante. Vi verrà subito un dubbio: è diventato laziale, genoano o cosa? Nienta paura, sono solo me stesso, chi si stupisce è perchè non mi conosce (sì, anche tu che credevi di aver capito tutto di me; mi spiace, devi applicarti di più). Per colpa di un rigore, all'ultimo secondo di una maratona estenuante, non stringo la coppa: era la dodicesima finale di rilievo per la Samp, sarebbe stato l'ottavo trofeo come prima squadra, non ce l'abbiamo fatta per un soffio. Ok, giusto così, e non può che esserci delusione, rammarico, dispiacere. La meritavamo e non ce l'abbiamo; ce l'hanno altri che la meritavano pure loro, ma insomma il punto è che noi non l'abbiamo. Il rammarico è comprensibile, ma un rigore in più o in meno non può cancellare tutto quello che fino a quell'istante fatidico hai costruito di buono, se l'hai costruito: e noi sappiamo di averlo fatto.
Una competizione ben condotta dall'inizio alla fine, avversari illustri eliminati, una finale giocata davvero bene; una squadra che oltre ad aver sviluppato un bel gioco e ad aver saputo reagire ad un gol a freddo si è comportata in maniera corretta e ci ha fatto sentire orgogliosi, un gruppo di giocatori che hanno difeso i nostri colori con onore e con lealtà, mettendo in campo il cuore e dando tutto quel che potevano dare; una tifoseria encomiabile per passione e civiltà, ventimila persone felici a priori che hanno invaso Roma, non un capello torto a nessuno, una coreografia memorabile (che la Rai, filoromana e filostupida, non ha inquadrato quasi mai se non per pochi istanti), una dimostrazione d'amore pazzesca. Tutto questo resta, non può essere cancellato da un rigore, come potrebbe? Un rigore ti nega la coppa, ma il resto rimane. Ti nega la gioia del trofeo, non può toglierti la felicità di esserci arrivati, fin lì, a un soffio, e con merito e onore. E chi crede in certi valori e da sempre li considera più importanti della pur ambitissima vittoria sa che una coppa è meglio vincerla, ma sa anche che se la si perde dopo aver giocato la cosa è accettabile; quei valori, invece, sono irrinunciabili e non sarebbe accettabile per noi blucerchiati farne a meno. Non siamo santi in terra, anche noi a volte sbagliamo, ma quando capita sappiamo di averlo fatto e ci scusiamo.
Il rammarico dunque c'e', ma non appanna la soddisfazione per quanto di buono società, giocatori e tifosi, quindi anch'io, hanno saputo costruire, per il modo onorevole ed encomiabile col quale abbiamo tifato, hanno giocato e abbiamo perso.
Quindi via con spumante e paste: sono venti, se avessimo vinto la coppa magari ne avrei preso trenta, toh! Questo rammarico, se permettete, lo lascio al pasticcere, ora brindo un po' triste ma immensamente felice (e credetemi, non è una contraddizione).
Per finire, aggiungo oggi 16 maggio quel che voi, abbonati Rai laziali, sampdoriani o comunque italiani, non avete potuto vedere a causa della censura effettuata dalla Rai (clicca sulla foto per ingrandirla; fonte: www.sampdoria.it):
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
1 commento:
ciao mauro, complimenti per il look del blog, davvero d'effetto
paste e spumante... quasi quasi...
grazie per aver linkato il mio blog, ho ricambiato molto volentieri... a presto!
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