Clandestino è sempre stata per me una parola senza senso, non può essere illegale una condizione umana. Se lo dice la legge, la legge sbaglia: anche quelle razziali degli anni trenta erano leggi, e leggi erano quelle che sancivano la schiavitù nei secoli scorsi. L'uguaglianza tra gli uomini è la prima legge. Tutti noi siamo clandestini su questo pianeta, la Terra esisteva ben prima della nostra comparsa. E tralasciamo il fatto che, da ospiti, ci comportiamo su questo pianeta in modo pessimo, facendo i nostri comodi e seminando distruzione in ogni dove. Siamo tutti uguali, neri e bianchi, gialli e rossi, cristiani e musulmani, eterosessuali ed omosessuali: a distinguerci è solo il grado di stupidità o quello di umanità. Se ad essere razzista è un uomo, provo disgusto ma non stupore: ciascuno di noi è fallibile. Ma quando si fanno addirittura leggi, si esaltano i respingimenti, si ostacolano i ricongiungimenti, si perpetuano disguglianze sociali, si fomentano odi e paure e intere culture esprimono disvalori così vergognosi, la cosa è più grave: vuol dire che il livello di guardia è superato e abbiamo perso di vista la luce della ragione e della verità. Molti di noi covano dentro di sè idee ripugnanti e abituarci ad esse è il primo passo verso un delirio senza ritorno.
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
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mercoledì 24 marzo 2010
Verso un delirio senza ritorno
Etichette:
società-attualità-costume
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