Aggiornato il 16 marzo 2010
C'e' gente in giro per internet che magari nemmeno sapeva cos'era un pc dieci anni fa. Niente di male: io l'ho scoperto a inizio anni novanta, e ci ho messo pure un po'. Ma il punto non è sapere cosa è una cpu o
un driver, il fatto è che questi qui pensano che il web sia poter dire quel che vuoi senza accettare il fatto che qualcuno ti può contraddire o può svelare le tue porcate: non appena accade strillano, battono i piedi, smanettano come invasati, urlano al comunista illiberale e mangia bambini, vaneggiano dei cento milioni di morti provocati da un'ideologia che ha segnato le loro ossessioni infantili e puberali o, peggio, ti disprezzano e ti censurano.
Negli ultimi anni mi sono imbattuto in un certo numero di esemplari di questa specie, li attiro come il miele le mosche, sarà perchè avverto a diecimila km di distanza certe insalubri paludi. Hanno scoperto che cliccando su un certo tastino puoi far sparire un'opinione sgradita e lo fanno, contenti come pasque. Hanno in mano il gioco del piccolo premier e si divertono: hanno il loro piccolo tg1 in cameretta e ancora non ci credono. Non sanno che così facendo si macchiano di una delle peggiori azioni di cui ci ci può macchiare nel campo delle idee: la censura, che viene ancor prima della sua collega disonestà intellettuale. Hanno un blog che è il loro vanto e lo trattano come l'italiano medio tratta la sua auto: un sacrario, e guai se porti un po' di terra sul tappetino. Non hanno mai saputo cosa vuol dire confronto, democrazia, libertà di pensiero, sono chiusi e autoreferenziali, limitati e circolari, generalmente illiberali e razzisti, ma non hanno capito che il loro giochetto, che nella realtà poteva anche dargli un finto spessore per anni, su internet dura due giorni: da un blog che censura si fugge, da un blog che ti disprezza se osi contraddire si scappa, da un blog che nega i fatti o li inventa si gira al largo, il tempo è prezioso per buttarlo al vento. Blog così resteranno per sempre quel che sono: diari adolescenziali pieni di amenità buone per strizzacervelli da magazine, bacheche aperte ai quattro amici del baretto che fra un quartino e un aperitivo spacca stomaco ti danno una pacca sulla spalla e sparano qualche sconcezza, vani soliloqui di arroganti illiberali che si arrampicano su pareti di fatti fasulli per trarne con ampio respiro conclusioni sballate come equazioni sviluppate da un somaro. E se glielo fai notare, ti dicono che hanno tot visitatori e comunque più di te e che sei tu a non capire niente: contano le pecore e pensano che basti un contatore sull'home page per guadagnarsi il paradiso. Un posto dove venire a sapere le cose, comunicarne altre, confrontarsi, è un'altra cosa. Ma non ditelo a loro: pensano di essere blogger solo perchè postano. Un blogger è chi si sta facendo vent'anni di galera solo per aver espresso un'idea, come sta accadendo a uno sfortunato ragazzo in Birmania. Un blogger è una persona che dice fatti ed esprime opinioni, distinguendo gli uni dalle altre; che non manipola o falsifica; che non censura un'idea (al massimo una bestemmia, ma non un'idea). Che parla, discute, al limite si appassiona, si accalora, ma rispetta sempre chi porta rispetto e spesso anche chi non lo porta e obbedisce sempre a un codice di comportamento che certi primitivi della rete nemmeno conoscono per sentito dire.
Sono abusivi del web, pesci fuor d'acqua, casi curiosi, macchiette. Diffondono stereotipi, replicano i tg di regime, difendono ladri e corruttori, calpestano diritto e costituzione, demonizzano il ragionatore non potendo controbattere con argomentazioni solide e fondate i suoi ragionamenti. Ti chiedi come facciano a non accorgersi di come vanno le cose al di fuori del loro orticello, poi smetti di chiedertelo perchè ti viene in mente di come va il mondo e te ne fai una ragione. E il web ne è pieno, trabocca. Sono gli svantaggi della democrazia: votano tutti, anche quelli che scrivono viva juve sulla scheda o che danno la preferenza ai ladroni conclamati. Ma sono rischi che corriamo volentieri, se quel che abbiamo in cambio è comunque la libertà, bene primario e irrinunciabile. Loro non lo sanno, ma la realtà li sbugiarda non appena sorge il sole sull'oscurità dei loro vani arzigogoli, la storia li sbertuccerà senza difficoltà, la loro gloria momentanea sarà compensata da un oblio eterno, perchè si può giocare scorretto per un po', ma non per sempre e il conto alla fine arriva sempre, fossero anche solo la solitudine e l'irrilevanza più estreme. Secondo me risparmiano sullo psicologo e coi prezzi che corrono davvero non gliene si può fare una colpa, dopotutto.
Aggiornamento (16 marzo 2010):
Dimenticavo una interessante sottocategoria della specie di webosauri descritti sopra: quelli che a un certo punto, irritati per le idee che esprimi (diverse dalle loro) e per i fatti che citi e che loro cercano da una vita, col loro misero blog, di insabbiare, cominciano a censurarti adducendo falsamente scuse idiote del tipo sei molesto, sei offensivo ecc. e poi ti insultano nei loro post o commenti censurando anche le tue risposte ai loro insulti. Questi sono più vigliacchi che antidemocratici, a guardar bene.
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
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domenica 14 marzo 2010
Secondo me risparmiano sullo psicologo
Etichette:
informazione,
internet-tecnologia-scienza
1 commento:
il web PULLULA di soggetti di questo tipo, ciechi e sordi di fronte ai fatti, arroganti, vani :-):-):-)
PULLULA
diciamo che è l'effetto collaterale di quella libertà che ci vogliono togliere
cittadini che si danno la zappa sul piede e sorridono contenti
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