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lunedì 28 settembre 2009

Costituzione, articolo 1

La Costituzione della Repubblica Italiana (http://www.senato.it/istituzione/29375/articolato.htm) è il sole per chi crede nei valori della democrazia, della libertà, dell'uguaglianza, della solidarietà. Nata a metà del secolo scorso è sintesi mirabile ed equilibrata di diverse esigenze e dei valori fondanti del nostro vivere civile. E' la legge fondamentale e fondativa dello Stato italiano. Chi ne auspica talora un aggiornamento può aver ragione se con esso intende un perfezionamento di alcuni punti che inevitabilmente più di altri sentono il peso del tempo trascorso; chi la svillaneggia, ne propone radicali cambiamenti, la calpesta e ne offende origine e significato, vaneggiando di secessioni e di modifiche ai muri portanti della Carta, chi la bistratta con le parole e con i fatti, è un nemico della patria e dei valori che ho elencato sopra, è un pericolo per la democrazia.

L'articolo 1, sul quale oggi mi soffermo, è stato di recente oggetto di un'interessante analisi da parte di Lorenza Carlassare, professore emerito di diritto costituzionale nell'Università di Padova.

Art. 1
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.


Due sono le cose che ho apprezzato di quella puntuale analisi e che vorrei sottolineare oggi.

Innanzitutto la sovranità "appartiene al popolo" e non "emana dal popolo" come vi era in una prima bozza. La differenza è notevole: il popolo non si spoglia della sovranità con il voto, ma la mantiene sempre.
"Il contenuto della democrazia -diceva Carlo Esposito, costituzionalista illustre - non è che il popolo costituisca la fonte storica o ideale del potere, ma che abbia il potere ; non che abbia la nuda sovranità (che praticamente non è niente), ma l’esercizio della sovranità (che praticamente è tutto). E che possa esercitarla mediante il diritto di associarsi , di iscriversi ai partiti per influire sulla linea politica, di riunirsi e discutere gli atti dei governanti, di manifestare il dissenso in ogni forma."
"I cittadini sono il popolo, non è popolo solo il corpo elettorale e ciascuno di essi esercita la propria sovranità mediante i diritti". "Le libertà (in particolare la manifestazione del pensiero) sono infatti presupposti indispensabili per una cosciente partecipazione politica e, consentendo ai cittadini la pubblica critica e il controllo, evitano che gli istituti rappresentativi si riducano a una mera finzione."
Negli ultimi tempi si vorrebbe invece far passare per buona la tesi secondo cui i cittadini esprimono la loro preferenza al momento del voto dopo di che perdono la sovranità (che hanno trasferito col voto) e la possibilità di esercitarla, fino alle elezioni successive, in occasione delle quali magari sono chiamati a esprimere un voto su una lista di candidati fra i quali non hanno in realtà il potere di scegliere.
Questi sono i chiari frutti di una lettura disrtorta dell'articolo 1.

Si ritiene inoltre sempre più, da alcune parti, che "chi governa per mandato del popolo abbia ricevuto un’investitura di tale potenza da non sopportare limiti o condizionamenti da parte di altre istituzioni neutrali prive della stessa legittimazione (come la Magistratura) che non possono contrastare il sovrano. Un sovrano che in quest’ottica non è più il popolo, ma chi, in forza di un’elezione che gli trasferisce il potere, pretende di parlare in suo nome, rivendicando un’autonoma posizione di sovranità."
E' evidente come anche questa sia una visione volutamente distorta del dettato costituzionale e come negli ultimi anni abbia prodotto in concreto parecchi effetti deleteri quale per esempio il tentativo sempre più spiccato da parte del governo di esautorare il Parlamento, visto come un impaccio, con un selvaggio ricorso ai decreti-legge.
E' questo, secondo Lorenza Carlassare "l’approdo di una concezione autoritaria e acritica della sovranità popolare che conduce a risultati -la concentrazione del potere e la forza attribuita al capo –che rappresentano la negazione delle ragioni profonde della democrazia."
"I limiti al potere della maggioranza costituiscono l’essenza di questa forma di stato [lo stato moderno, liberale e democratico]. Limiti interni: il potere diviso fra più organi e controllabile. Limiti esterni: diritti e libertà. (...)
La democrazia non solo presuppone un’opposizione, ma riconosce e protegge la minoranza con i diritti e le libertà fondamentali. Non c’è democrazia senza pluralismo (...), o meglio: c’è il totalitarismo democratico.

(grazie a Lorenza Carlassare, Il Fatto quotidiano, 24.09.2009)

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

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