Aggiornato alle 12.00 del 21/09/2009
Daniela Santanchè, già nota per aver mostrato il dito medio agli studenti che manifestavano per i loro diritti e per aver cercato di gettare un po' di fango su Veronica Lario appena caduta in disgrazia sparando una bella boiata sui suoi presunti amanti, oggi ha deciso che era il caso di andare davanti alla Fabbrica del Vapore, a Milano, e di inscenare una manifestazione contro le donne musulmane che portano il burqa e che si stavano recando a festeggiare la fine del Ramadan. Protetta da una scorta sovrumana, nei tafferugli che sono seguiti al suo insensato tentativo di strappare il velo ad alcune donne (così riferiscono i testimoni) si sarebbe lievemente ferita (contusioni lievi, 20 gg.).
Come è prassi in questa burletta di nazione, viva indignazione ha provocato questo fatto nel mondo politico: ed ecco in bella fila la Gelmini ed il Frattini che esprimono solidarietà alla ex parlamentare, stigmatizzano, parlano di episodio grave e inaccettabile, etc. La parlamentare del PDL Souad Sbai definisce la battaglia della Santanchè sacrosanta.
Potete dire quel che volete sull'usanza del burqa, sulla condizione sottomessa della donna nella cultura islamica e balle varie: sono il primo a venirvi dietro. Ma siamo sicuri di avere le carte in regola per fare le pulci agli altri? In Italia fino al 1945 le donne non avevano il diritto di voto. Tutt'oggi sono discriminate sul lavoro e pagate meno degli uomini. Inoltre il loro corpo è sistematicamente usato alla stregua di merce da giornali, tv, ecc. Senza parlare del percorso degradante che spesso conduce certe donne a posti di responsabilità. Non faremmo una figura migliore a stare zitti e a rispettare le usanze degli altri o, perlomeno, a porle in discussione senza cercare atti di forza e stupide provocazioni?
Strappare il velo o cercare di strappare il velo a una donna musulmana è un atto gravissimo, ammesso che la Santanchè lo abbia fatto o ci abbia provato: questo è quel che è avvenuto secondo il racconto dei presenti, naturalmente da verificare. Può accadere, anche se non è auspicabile, di venire malmenati un po', se ti butti con un bel po' di "squadristi" (cito sempre i testimoni presenti) e cerchi di strappare il velo ad alcune donne musulmane irrompendo in quello che per loro è un giorno di festa.
Provate un po' ad immaginare cosa sarebbe successo se, per protestare contro la mercificazione della donna messa in atto dalla cultura occidentale, un esponente della società civile, di religione musulmana, si fosse presentato all'ingresso di Palazzo Grazioli cercando di fermare l'auto dai vetro oscurati con la quale il Tarantini ("imprenditore pugliese", ora in galera) stava portando manipoli di ragazze facili a casa di Berlusconi (all'insaputa di questi) per uno dei soliti festini: la reazione sarebbe stata la stessa?
Se fai una provocazione così irrispettosa, forse puoi aspettarti di non essere accolta a rose e fiori; puoi davvero stupirti se vola qualche insulto e qualche spintone?
Aggiornamento del 21/09/2009, ore 12.00:
Un post per sua natura non può essere omnicomprensivo o esaustivo come un trattato. A volte quando leggendolo si ha un dubbio su come la pensa l'autore su certi temi o su cosa intendeva dire di preciso in questo o quel punto, può aiutare il fatto di aver letto altre volte il blog e di conoscere quindi un po' chi lo pubblica. Con questo voglio dire che, con riferimento al tema del burqa e della manifestazione della Santanchè, è evidente che, a parere di chi scrive:
1) le leggi vanno rispettate da tutti e dunque va rispettata anche quella degli anni settanta che vieta di girare col volto coperto (di certo non rispetterei una legge razziale, però, questo è meglio che lo dica subito);
2) il modo per chiedere il rispetto di una legge non è irrompere con scorta e volantini nel corso di una manifestazione religiosa autorizzata, creando confusione, inasprendo gli animi e provocando la reazione di qualche esagitato;
3) la Santanchè non è nuova a episodi poco simpatici e non mi pare brilli per spirito di accettazione di culture diverse;
4) tutti siamo tenuti al rispetto delle leggi ma chi queste leggi le fa dovrebbe operare affinchè siano rispettate anche quelle più importanti, lo siano da tutti (parlamentari inclusi) e non vi siano invece strumentali e continui attacchi alla magistratura da parte di chi, potente, viene beccato col naso nel vasetto della marmellata;
5) chi arriva nel nostro paese deve rispettarne leggi e usanze senza eccezioni, ma non deve essere costretto a cancellare la sua identità.
Su burqa, condizione sottomessa della donna nella religione musulmana, integrazione ecc. si può dire molto, ma non è questo post la sede.
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
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domenica 20 settembre 2009
Battaglie sacrosante
Etichette:
religione,
società-attualità-costume
5 commenti:
L'ignorante
Ciao Mauro,tutto bello e al limite anche vero quello che dici però hai omesso di dire(non credo che non lo sappia)che quasi tutte le donne che vanno in giro con il burqa ci vanno per volere dei mariti e non certo per libera scelta,oltre che per nascondere le violenze subite dai medesimi tra le mura domestiche.Cosa più importante però è che esiste l'articolo 5 della legge n 152/75 che vieta di coprirsi il viso in luoghi pubblici.A presto............
certo, pero' non e' quello il modo di chiedere l'applicazione di una legge, irrompere con megascorta a una festa religiosa autorizzata cercando la provocazione e cercando visibilità, no?
senza contare che in questo paese di leggi applicate se ne vedno pochine:-)
ciao
Il suo intento era ottenere un po di visibilità: ci è riuscita.
Ottenere visibilità? Obiettivo raggiunto...
by g.
Concordo con l'anonimo (il primo commento) poi se noi fossimo nel loro paese dovremmo stare alle loro leggi, quindi coprirci, ricordo che a Tunisi ci chiesero di andare in giro evitando gonne corte o magliette troppo scollate, per non offendere! Vivono da noi è giusto che si adeguino!
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