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mercoledì 4 febbraio 2009

Eluana: stop

Se non vogliamo smettere di fare demagogia e di strumentalizzare la vicenda di Eluana Englaro, se non vogliamo dare finalmente aria al nostro cervello liberandolo dalle gabbie in cui lo costringono religioni e ideologie varie, se non vogliamo nemmeno rispettare la privacy di una famiglia coinvolta in una vicenda tristissima da diciassette anni, se non intendiamo appellarci, infine, neppure al semplice buon senso che dovrebbe bastare per convincerci che è ora di spegnere le luci di questo vergognoso e immotivato baraccone mediatico messo su dai soliti avvoltoi dello share, beh, cerchiamo almeno di ricordarci che c'è una sentenza e che le sentenze vanno rispettate. Lo so, ricordarlo in un paese che viaggia sulle autostrade dell'illegalità e che è guidato da classi dirigenti in rotta di collisione col codice penale è esercizio inutile ai fini pratici, ma noi dobbiamo farlo.

Accompagniamo in silenzio Eluana in questa ultima fase del suo viaggio.
Diamo requie a una vita che non è più vita.
Non parliamo di religione, di Dio, di indisponibilità della vita. Pensiamo a Eluana, alla famiglia, diamo corso alla loro volontà, che è loro come loro è stato e sarà il dolore.
Anche se il ministro Sacconi ha affermato che Eluana è in condizioni non dissimili da quelle di molti disabili, (ha idea delle reali condizioni di Eluana?), anche se il Papa vaneggia di indisponibilità della vita umana, anche se molti sbraitano parlando di omicidio e di mano assassina, riempiendosi la bocca con paroloni più grossi dei pensieri che li hanno partoriti, rispettiamo la volontà di Eluana e rispettiamo il percorso seguito in tutti questo tempo dal padre di Eluana, che per anni ha cercato di far valere le sue ragioni (quelle di sua figlia) in maniera legale e che adesso ha ottenuto quel che chiedeva.

Eluana, in seguito ad un incidente avvenuto nel 1992, ha subito danni irreversibili al cervello. Da allora deve essere alimentata e idratata artificialmente. Da più di quindici anni vegeta, non vive. Manifestò precise volontà al padre, al riguardo. Questa non è vita, se la parola vita ha ancora un senso umano oltre che medico.
Lascio alla scienza definire cosa è vita e cosa no, lascio agli stregoni fare pressioni e lanciare anatemi. Io so cosa è vita e so cosa non lo è e sento che solo io posso decidere se per me è ancora vita o no, non altri, non il Dio di papa Ratzinger.
E, ripeto, una sentenza ha chiuso il caso, se mai una decisione di questo tipo doveva dire l'ultima parola su una questione come questa.

Mi piace ricordare le parole che scrisse Pino Corrias sul suo blog poche settimane fa:
"E’ la millesima interferenza alla sua volontà, quella di “morire in pace”, che il padre a suo tempo testimoniò a nome della figlia, dopo tutte le terapie possibili, dopo tutto il dolore possibile. E che difende da 6 mila giorni, anno dopo anno, tribunale dopo tribunale, verdetto dopo verdetto.
(...) Perpetuando lo scandalo che ha trasformato il dolore privato di una vicenda familiare in una contesa pubblica. Dove la politica pretende di regnare sugli interi perimetri orizzontali della vita. E la Chiesa su quelli verticali della morte. Entrambi ignorando tutto di Eluana - chi era davvero quando viveva - ma ugualmente afferrandole il corpo inerme. Per tenerlo in ostaggio, sacrificarlo all’arbitrio dei divieti. Celebrarlo come misura (e infine preda) del proprio potere illimitato."

Forse, adesso, è giunta l'ora di smontare la baracca mediatica e di chiudere la bocca: possiamo sempre tornare al plastico della villetta di Cogne, no? Invece Sacconi, la Chiesa & C. insistono, lanciano anatemi, accuse, ordinano verifiche, agitano spettri, non si rassegnano a questo "crimine spaventoso". Forse perchè non li riguarda, chissà, o forse perchè hanno idee davvero strane su chi debba decidere della vita e della morte di una sfortunata ragazza ormai non più ragazza.

Il padre ha chiesto silenzio. Sappiamo già che non sarà accontentato.
Davvero, non vorremmo più sentirne parlare. E vorremmo che chiunque sapesse di poter disporre del proprio corpo, che non appartiene a entità superiori. Aspettiamo una legge sensata sul testamento biologico. Aspettiamo troppe cose e da troppo tempo, in questo sciagurato paese. Moriremo aspettando, continueranno ad aspettare i nostri figli.

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)


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