Paolo Bonolis reagisce così al polverone sollevato dalla notizia del suo compenso (un milione di euro per un anno di direzione artistica del Festival): c'è "la volontà di delegittimare quella che può essere, e altro non è, che un'occasione di serenità, disimpegno, meraviglia per molti". "...si crea sempre, ma quest'anno noto con una particolare acrimonia, da parte di non so quali persone che portano dentro delle infelicità, la volontà di delegittimare un'occasione di serenità. C'è la voglia di veder tutto intristito, brutto e si usa allora qualsiasi stratagemma, anche questo mio ultimo del compenso."
No, Bonolis, non andiamo troppo lontano: il fatto è che un milione di euro di denaro della TV pubblica per il Festival di Sanremo e per la direzione artistica di un anno era e resta uno sproposito assurdo. Forse chi guadagna abitualmente cifre superiori non avverte tanto la dimensione della cosa, ma ti assicuro che gli altri ci riescono ancora.
Aggiunge Bonolis: "E' un'offerta che mi è stata fatta - sottolinea - e ho accettato."
Ok, difatti non si sta dicendo che hai violato qualche regola, o che non avresti dovuto accettarla, proprio no, e nemmeno vogliamo metterla sul piano della presunta immoralità di certi compensi; diciamo solo che è una cifra spropositata in assoluto e addirittura vergognosa se rapportata alla realtà del paese. Ce l'abbiamo con chi ti ha fatto quell'offerta, usando i nostri soldi, non con te che l'hai accettata (chi di noi non avrebbe accettato?), l'importante è che non esageri nel giustificarla ("questo è il mercato", "è uguale a quella degli anni passati"), perché è e resta spropositata per la realtà in cui viviamo, anche se può risultare giustificata nell'ottica distorta del mercato dello spettacolo, che però, lo sappiamo, è fuori dalla realtà.
E infine: "Niente di trascendentale, anche perché e la medesima degli anni precedenti. Solo che quest'anno torna utile sviluppare il discorso, come se il problema fosse questo e non altri".
A parte il fatto che è "trascendentale", allora siccome i vertici Rai, non contenti di utilizzare canone e sponsor per fornirci un'informazione che disinforma e una programmazione complessivamente di scarso livello, buttano via ogni anno una barcata di soldi per conduttore e ospiti della città dei fiori, noi dovremo stare zitti sempre perché il conduttore di turno quell'anno può eccepire che gli altri anni si è stati zitti o che non è giusto rovinare la festa a lui quando potremo rovinarla a qualcun altro l'anno dopo? Via, siamo seri. La cifra è assurda e merita il polverone che si è tirata dietro, anche se, lo sappiamo bene sia noi che te, Bonolis, solo di polvere si tratta: siamo in Italia, ancora qualche giorno e staremo già parlando d'altro, magari delle boiate musicate di Povia e delle manifestazioni "gaie" già previste.
Che poi ci sia qualcuno che ne approfitta per regolare qualche conto personale con te, come si evince da quel che dichiari, può essere, e che qualcuno ci metta acrimonia personale laddove ci vorrebbe solo fredda analisi di una vergognosa distorsione è probabile, ma che ci vuoi fare, coi tuoi nemici personali te la devi vedere tu, chi non ne ha?, tanto più che ti avrebbero attaccato su qualsiasi cosa, appunto perché te l'hanno giurata a priori: gli sciacalli ci sono ovunque (anche ad Annozero, a sentire Gasparri...), a noi questo non interessa. A noi interessa che la Rai butta via i nostri soldi ricompensando il lavoro di un direttore artistico e di alcuni ospiti con cifre pazzesche. Chi prende queste decisioni dovrebbe vergognarsi e rendere pubblico conto di quel che fa, dato che amministra la Rai e non la sua azienda privata (nel qual caso potremmo parlare di cifra immorale ma dovremmo fermarci lì).
E poi, a dirla tutta, io sono convinto che tu non possa essere così ingenuo da aver risposto sovrappensiero alla domanda di quella ragazza: sapevi bene che si sarebbe scatenato un putiferio, ma le polemiche giovano al Festival e all'audience (Povia, per es.), un Festival senza le polemiche sulle esclusioni, sulle rivalità tra cantanti, sul verdetto delle giurie, sull'abito di questa o di quella, sul testo di questo o di quello, sui compensi al conduttore o al super-ospite non è un Festival. Avresti potuto rispondere, sorridendo: "te lo dico dopo la premiazione"; in questo modo avresti preservato la serenità a cui tieni tanto, invece hai buttato là quel milione che ha fatto da miccia: per alcuni onestà, per altri calcolo, di certo non si poteva non immaginare cosa ne sarebbe seguito.
E infine respingiamo i prevedibili discorsi di chi presto dirà che alla fine saranno più i soldi entrati in cassa che quelli usciti e che quindi l'operazione nel suo complesso ha un senso perché si chiude con un saldo positivo. Potrà avere un senso economico ma è tutto: mi spiegate cosa importa a me che la Rai ci guadagni bene con questo Festival (ma siamo sicuri che ci guadagni, a proposito?) quando poi i proventi vengono spesi durante l'anno per distribuire milioni su milioni ad impreparati concorrenti di idioti giochi a premi, per allestire spettacoli di livello culturale prossimo allo zero, per produrre fiction tutte uguali, con trame prevedibili come le tabelline, recitate da attori che tranne qualche eccezione recitano in modo tale da far venire il sospetto di essere stati segnalati pure loro dal potente di turno e che sembrano progettate apposta per raccogliere sponsor, telegiornali che manipolano i fatti e li confondono artatamente con le opinioni, palinsesti che ripetono sempre gli stessi film di facile presa ma di impalpabile spessore, ignorando il vero cinema, il teatro, la musica classica, la divulgazione scientifica, gli approfondimenti tematici, in una parola tradendo quella che dovrebbe essere la missione di una televisione pubblica non più schiava dei dati di ascolto? Senza contare che i soldi potranno anche metterli gli sponsor ma alla fine a pagare siamo sempre noi: sia perché quel denaro viene usato in un modo discutibile anziché in modi socialmente più produttivi, sia perché il costo della pubblicità lo subiamo sempre noi e in termini di sovrapprezzo sul costo dei prodotti che andiamo a comprare e in termini di invasione di spot imbecilli e disturbanti nella nostra vita. Secondo voi hanno invitato la De Filippi a Sanremo per motivi puramente artistici o perché con lei si sposta a Sanremo anche tutto il target di Amici che può così essere bersagliato da spot chirurgici cesellati con astuzia dai famelici guru della pubblicità? Finiamola di cadere nei tranelli, che poi sono sempre quelli: prima o poi dovremo imparare a riconoscerli e ad evitarli....
Il milione resterà dov'e', nelle tasche del direttore artistico; Povia ci insegnerà come evitare che nostro figlio giochi con le bambole anziché coi soldatini e più tardi se la faccia coi ragazzi anziché con le ragazze o che nostra figlia si fissi sull'amica del cuore anziché sul bulletto della classe; al Dopofestival sarà tutto uno scannarsi e un insultarsi a vicenda; il verdetto della gara disgusterà i palati fini e indignerà i fanatici fan di questo o quel cantante, commuovendo nel contempo i più deboli di cuore; per una settimana questo nostro disastrato paese sembrerà non avere problemi di sorta mentre invece è sull'orlo di un baratro senza fondo e i politici potranno rifiatare magari approfittandone per progettare qualche altra prova tecnica di golpe; il mitico Festival della canzonetta che tutto il mondo ci invidia sarà ancora una volta un enorme successo e tutti i peccati saranno lavati nell'acqua santa di questa irrinunciabile orgia nazionalpopolare che ci unisce e ci fa sentire italiani come davanti alla tivi' quando gioca l'Italì.
In ultimo vorrei far notare due cose interessanti.
La prima è che ormai (Berlusconi docet) chiunque venga accusato di aver fatto qualcosa di irregolare o di sconveniente o anche solamente di non opportuno non risponde quasi mai sul merito della questione con argomentazioni fondate ma preferisce affermare, subito o molto presto, che qualcuno ha interesse a gettare fango contro di lui: in pratica sposta l'attenzione dal fatto contestato al presunto interesse che una o più persone avrebbero a contestarlo; poco dopo nessuno si ricorda più se Bonolis prende un milione o se Berlusconi si è tirato fuori dal processo Mills, ma tutti (giornali, tv, opinione pubblica che dai primi due è plasmata) ragionano solo sul fatto se vi sia o no un complotto. Sono passati i tempi in cui se mi accusano di qualcosa io rispondo per giustificarmi od eventualmente per dimostrare di non averla commessa senza tirare in ballo presunti nemici che agiscono nell'ombra o la stampa al servizio di qualche potente ostile: chi è celebre sa bene che come contropartita deve sopportare di essere sempre sotto la luce dei riflettori o discusso; se volevi fare il solitario prendevi i voti e comunque non salivi su un palco.
Il secondo aspetto è che in ogni caso, per quanto possa essere grande e apparentemente insopportabile lo scandalo che può scoppiare (dal milione di euro a Bonolis a fatti ben più gravi e nemmeno paragonabili come gli stupri a catena, il tentativo del governo di cancellare sentenze definitive della magistratura, casi di corruzione che colpiscono intere giunte di grandi città, ecc.) dopo un'iniziale levata di scudi e il solito immancabile polverone politico-mediatico che cortocircuita facendo scintille capaci di illuminare una notte senza luna, piano piano tutto torna a placarsi, del fatto non si parla più, forse si farà un processo e fra dieci anni, al terzo grado, i colpevoli, già riabilitati del resto agli occhi del pubblico dopo appena qualche mese, generalmente se la caveranno con poco.
domenica 15 febbraio 2009
Paolo e il milione
Etichette:
società-attualità-costume,
tv
Nessun commento:
Posta un commento