Oggi, a Genova, si terrà il Gay Pride 2009. Al corteo, che ha ricevuto il patrocinio del Comune, della Provincia di Genova e della Regione Liguria, hanno aderito oltre 200 associazioni tra gruppi, circoli, sindacati e reti sociali; sono attesi tra i 100 e i 150 mila partecipanti (per avere in anticipo i dati di affluenza della questura togliere un 75% buono). Sarà un Pride all'insegna dell'uguaglianza, quell'uguaglianza di diritti che milioni di cittadini chiedono da sempre e invano che sia riconosciuta a tutti gli individui indipendentemente dall'orientamento sessuale.
"Questo di Genova - ha affermato Aurelio Mancuso, presidente nazionale di Arcigay - dovrà essere un Pride di svolta, dal quale lanceremo un messaggio di unità a tutte le associazioni, i movimenti, gli enti che si occupano di solidarietà civile. Dobbiamo diventare un soggetto politico che si occupa dei diritti di tutti, aperto al dialogo tra differenti culture, orientamenti sessuali, identità di genere, provenienze etniche, politiche, religiose".
Una ventina di carri allegorici sfileranno per le vie del centro cittadino, fino ad arrivare al palco allestito in Piazza De Ferrari sul quale interverranno il sindaco di Genova Marta Vincenzi e le due madrine dell'evento Vladimir Luxuria e Lella Costa.
Il silenzio della Chiesa e anzi il suo sottile ostracismo testimoniano una volta di più la latente e mai sopita omofobia che in essa serpeggia; il rifiuto del cardinale Bagnasco di incontrare i responsabili della manifestazione stride con il clima festoso che oggi accompagnerà la marcia di migliaia di persone in lotta per i loro diritti. Le dichiarazioni e l'operato del ministro delle pari opportunità Carfagna testimoniano invece la sua evidente inadeguatezza al compito che sarebbe chiamata a svolgere: combattere ogni tipo di discriminazione.
Molti, non sapendo a cosa appigliarsi per giustificare il loro razzismo, anche oggi criticheranno il corteo e lo deiniranno una oscena carnevalata, come già avvenuto decine di volte in passato, e ancora una volta preferiranno dunque porre l'accento sull'aspetto festoso, gioioso, trasgressivo e carnascialesco della manifestazione piuttosto che sulle ragioni fondamentali che la animano.
A chi fa simili affermazioni sul Gay Pride voglio semplicemente ricordare che ciascun individuo può liberamente scegliere il modo in cui rivendicare un sacrosanto diritto che gli è negato; c'è chi preferisce farlo scendendo in piazza mascherato o in abiti succinti, chi (la maggior parte) lo farà sfilando compostamente per le vie del centro; chi (milioni di persone che non saranno a Genova) lo farà essendo presente col cuore. Tutto questo non deve mai far dimenticare che l'aspetto centrale della questione è la discriminazione di cui ancora oggi gli omosessuali sono vittime per effetto non solo dell'ignoranza delle persone ma della vergognosa formulazione di leggi vigenti che ci pongono ai margini del mondo civile.
Più che indignarsi se oggi qualche persona esuberante mostrerà dissacrante le chiappe al mondo (in tivù si vede di peggio a qualsiasi ora e solo per biechi fini commerciali), i benpensanti dovrebbero vergognarsi per la puzzolente omofobia che inquina la società in cui viviamo.
Dopotutto quando a tutti gli uomini saranno riconosciuti gli stessi diritti non ci sarà più bisogno di un Gay Pride.
Il mio invito, rivolto a chi si ama, è sempre valido.
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
sabato 27 giugno 2009
Oggi Genova ha i colori dell'arcobaleno
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