Ieri sera ho assistito con Moi a "Decameron", il monologo di Luttazzi, a Cascina (Città del Teatro). Due mesi per trovare i biglietti (telefonate ogni 5-7 giorni sempre vane, poi finalmente sono stati messi in vendita dall'organizzazione solo 7 giorni prima della data prevista per lo spettacolo), sala di 700 posti gremita. Andata con i R.E.M. di Monster a deliziarmi mentre guidavo (album di parecchi anni fa, ma certa musica non passa mai di moda), ritorno a cavallo di due giorni con una raccolta dei Clash (vedi parentesi precedente) acquistata il pomeriggio a Cascina in un negozietto che vende libri e audiovisivi usati oltre a noleggiare film. Moi preferiva il melodico, ma i Clash ieri sera ci stavano a misura. Giretto per Cascina, Corso Matteotti suggestiva con le luci della sera a illuminare i portici, monumento ai caduti imponente: prima volta a Cascina, piccola ma non male, centro storico off-limits per le auto, che rombano nel circuito esterno che circonda il corso principale, parcheggio non difficile da trovare. Pizza dal "Re della pizza", e poi lo spettacolo: eccezionale. Dunque, giornata perfetta.
Lo seguo da moltissimi anni ed è la quinta volta che assisto a un suo spettacolo dal vivo (Carrara, La Spezia, Genova, La Spezia, Cascina), quindi so bene quel che mi attende, ma ieri sera è stato, se possibile, più bravo di sempre. Due ore e rotti di verità assolute presentate in maniera che definire spassosissima non rende l'idea. E' stato incontenibile, esilarante, devastante. Preciso come un bisturi, distruttivo come uno tsunami. Un'orgia di comicità che fa riflettere mentre ti costringe a piegarti dalle risate. Un fiume in piena, un treno lanciato a velocità warp contro le ipocrisie del mondo moderno, contro questo governo che ci sta lobotomizzando col nostro entusiastico consenso, contro tutte le religioni e quella della Chiesa cattolica di Roma in particolare. Ora capiamo perché hanno censurato Decameron, anche se hanno voluto farci credere che fosse per l'innocua battuta su Ferrara: il Papa, in Italia, è intoccabile.
Luttazzi è la satira, Luttazzi è un uomo libero. Censurato più volte, cacciato più volte, osteggiato ed evitato da tutte le tv, non si piange addosso: va avanti per la sua strada, grazie al suo immenso talento di autore, di scrittore, di comico satirico, di cantante e di musicista, riempie i teatri, fa quel che sente e che deve, segue il suo cammino.
Sul suo sito così lo stesso Luttazzi definisce il suo "Decameron" (censurato da La7 per ragioni assurde dopo poche puntate, il processo è in corso): "Il monologo SATIRICO più FEROCE E divertente che abbiate mai visto! DUE ORE di risate efferate al cui confronto tutto il resto è comicità televisiva BLEAH. Liberate la vostra libido! Diffondete la buona novella! SPARGETE il seme!" E ha ragione!
Eravamo in 700 e senza timore di peccare di superbia possiamo dire di essere speciali. Perché assistere a uno show di Daniele Luttazzi senza sentirsi offesi o disgustati, e anzi divertendosi come matti, significa essere privi di pregiudizi, di condizionamenti, di lacci e lacciuoli quali possono essere ad esempio un fanatismo politico, una religione, un perbenismo bigotto travestito da buone maniere. Significa avere convinzioni precise, magari anche più incrollabili di quelle di un estremista, ma non aver chiuso ancora il cervello in una gabbia; essere dunque aperti al confronto e voler sapere la verità, tutta la verità, anche quella scomoda, anche quella che riguarda i nostri miti. Significa saper ancora ragionare con la propria testa, non accontentarsi di questa realtà disgustosa e desiderare ardentemente di vederla cambiare, di aiutare a cambiarla. Questo non vuol dire che coloro i quali erano fuori da quella sala (tutto il mondo meno 700, a occhio) siano idioti o schiavi di idee immutabili; vuol dire che chi c'era è diverso, come lo è chi lo segue altrove, chi lo legge, chi lo guarda in tv, chi lo studia sul blog, chi lo apprezza senza cadere nel trito giochetto di definirlo volgare solo perché non ha limiti come la fantasia.
Resistere è difficile, "mentre tutti intorno fanno rumore". Oggi, poi, resistere a questa decadenza morale e culturale tanto progressiva quanto inavvertibile ai più è quasi eroico. Rischi di passare per matto (o per comunista; ma non è la stessa cosa?), rischi di fare il noioso, ma la vera noia sarebbe osservare la cavità cranica di chi ti trova noioso solo perché ripeti sempre le solite... verità. Daniele Luttazzi è uno di quelli che ci aiuta a non mollare, a non consegnare le chiavi del nostro cervello a un esistente deprimente e senza speranza.
-"Ho 47 anni e ho capito una cosa: se la risposta é Cristo, la domanda é sbagliata!"
-"Veltroni arriva sempre un po' dopo, è come l'acqua calda quando apri il rubinetto, che non viene giù subito..."
-"Come va?? Bene? Per caso sapete qualcosa che io non so????"
-(mostrando una foto di Papa Ratzinger sorridente) "Riderei anch'io se la mia ditta non pagasse le tasse..."
autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)
domenica 18 gennaio 2009
Decameron di Luttazzi a Cascina (PI)
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