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sabato 15 agosto 2009

Un matrimonio all'inglese (di Stephan Elliott)

"Un matrimonio all'inglese", complice anche un titolo italiano sbarazzino, si presenta subito ai nostri occhi, abituati ad etichettare in fretta le novità per non perdere il filo degli eventi in questa società così frenetica e così ricca di impulsi culturali sempre nuovi, sempre appena usciti, sempre cool, come la classica commedia brillante, non volgare ma divertente e ricca di equivoci e di spassosi fraintendimenti, tutta giocata sullo "scontro di civiltà" tra una famiglia inglese tradizionalista e una spregiudicata donna americana che ha sposato d'improvviso il rampollo di casa e con lui vi torna seminando scompiglio, facendo scandalo, generando imbarazzi, equivoci e risate intelligenti. Invece non è così.
O meglio: si fronteggiano certamente due civiltà, due modi di vivere e di vedere le cose differenti e c'è l'inevitabile frizione che ci aspetteremmo tra la mogliettina americana moderna, tutta pepe ed entusiasmo e oltremodo disinibita e sessualmente esuberante, per giunta campionessa di automobilismo e con qualche scheletro nell'armadio, e la suocera fedele custode dei valori tradizionali, arcigna e sulle sue, tutta gelo e battute al veleno, abile tessitrice di trappole, tipica icona di un ceto nobile decadente e obsoleto che resta abbarbicato in maniera parossistica alla forma avendo quasi perso del tutto ormai la sostanza. Ma il quadro generale del film è totalmente diverso e lo si coglie appieno solo dopo una mezz'oretta, dopo un inizio un po' difficoltoso e dopo essersi ambientati un po' nella singolare atmosfera di questa pellicola che è più di quel che sembra a prima vista, ma tale si rivela solo a chi ha la pazienza di portarla sino in fondo e, naturalmente, a chi possiede l'intelligenza e la capacità di saperne cogliere toni e umori, davvero particolari. Alla fine ti accorgi che hai assisitito a una commedia di rango teatrale, con dialoghi di alto livello, raffinati e stimolanti e con una trama leggera sì ma capace di improvvisi squarci di profondità. Non è una commedia brillante che ci fornisce l'ennesima variazione di un tema abusato, insomma, ma è molto di più: un gioco raffinato sempre condotto sulle punte, come per una esibizione di talento che però non appare tale e quindi non stucca nè irrita, ma esalta e coinvolge, mirando molto più alla testa che alla pancia ma non per questo risultando meno godibile, anzi. Ecco perchè alla fine sei soddisfatto, perchè pensavi di aver noleggiato un panino speziato, un veloce e stuzzicante riempitivo, e hai invece cenato con un piatto sostanzioso ma oltremodo raffinato, che ha spento la fame estasiando il palato. Non vogliamo dire che si tratta di un capolavoro, proprio no: difetti ne ha parecchi e poi si può sempre fare meglio, io trovo sbavature persino in Kubrick; ma è un film valido e che mantiene cose apprezzabili e diverse da quelle che sembra banalmente promettere a chi vaga, la domenica pomeriggio, nei saloni di una videoteca in cerca del noleggio che risolva la serata. Assolutamente memorabili i personaggi del capofamiglia e soprattutto del maggiordomo (Kris Marshall): per interpretazione, per dialoghi e per la riuscitissima miscela tra dissacrante aplomb e devastante ironia sottotraccia.

Un matrimonio all'inglese (Easy Virtue), Regno Unito 2008, di Stephan Elliott, con Jessica Biel, Colin Firth, Kristin Scott Thomas, Ben Barnes, Kimberley Nixon, Katherine Parkinson, Kris Marshall, Christian Brassington, Charlotte Riley, Jim McManus.
Trama (grazie a filmup): Inghilterra, inizio anni '30. Il giovane inglese John Whittaker s'innamora perdutamente di Larita, una ragazza americana sexy ed affascinante, e i due si sposano immediatamente. Quando la coppia torna a casa, la madre di John, Mrs Whittaker, ha un'immediata reazione allergica nei confronti della neomoglie del figlio...

autore: mauroarcobaleno (blog.mauroarcobaleno.it)

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